Saturday, January 12, 2008

1. Petrolio e Rifiuti

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=16179

Nei giorni scorsi il petrolio ha raggiunto la soglia dei “100 dollari al barile” e la notizia ha suscitato una valanga di preoccupati commenti in Italia e nel mondo. Una gran massa di politici di tutte le risme, ambientalisti e giornalisti per lo più disinformati ha voluto dire la sua. Negli ultimi anni ho verificato più volte nel corso di incontri pubblici e privati che la stragrande maggioranza degli italiani (e limitiamoci a questi) non sa cosa sia un “barile”. In tali condizioni è difficile stabilire se il prezzo del petrolio è alto o basso. Vorrei qui informare coloro i quali ancora lo ignorino che “1 barile =159 litri” ergo, un litro di petrolio costa oggi circa 0.44 Euro: nessuna bibita gassata credo sia tanto economica. Quand’anche il petrolio dovesse raggiungere i “200 dollari al barile”, il suo costo per litro rimarrebbe comunque inferiore a quello del succo di frutta, della birra o del Tavernello. Ma il valore reale di questo straordinario liquido (formatosi 150 milioni di anni fa e disponibile solo in alcune zone della Terra ad una profondità che oscilla dai due ai cinque kms circa) può essere stimato oggettivamente solo sulla base della quantità di energia in esso contenuta. Va detto allora che un litro di petrolio contiene circa 11KWh di energia e ciò corrisponde grosso modo a “diecimila chilo calorie”…è l’energia sufficiente ad alimentare un robusto essere umano per oltre tre giorni! Dunque, se il petrolio fosse commestibile, con 44 centesimi di euro ognuno di noi potrebbe vivere più di tre giorni. Il paradosso prova in modo inconfutabile che il petrolio è ancora terribilmente economico con buona pace della massa di agitati strilloni incapaci di contare.

E’ evidente che il vero problema non sta nel “petrolio in sé” bensì nell’incapacità delle società umane di gestire con parsimonia il loro rapporto con questo (ed anche con gli altri) combustibile di origine fossile, rapporto iniziato nel 1859 con la trivellazione in Pennsylvania del primo pozzo. Da allora vari e complessi fattori hanno concorso a determinare il prezzo del duttile liquido diventato sempre più indispensabile alle economie mondiali nel corso del ‘900 anche in virtù dello sviluppo dell’industria automobilistica. Ed infatti la storia di quest’ultima si intrecciò ben presto con quella delle compagnie petrolifere: già negli anni ’20, General Motors cominciò a minare il sistema di trasporto pubblico elettrico a New York. La medesima politica di distruzione proseguì poi nei due decenni successivi in tutte le più grandi città degli USA in collaborazione con Standard Oil, la madre (o nonna) di Exxon, Amoco e Chevron-Texaco. Si doveva passare all’automobile alimentata da petrolio!

Oggi il mondo brucia circa 85 milioni di barili di petrolio al giorno (mbpg) e la tendenza è al rialzo, almeno fin quando ci sarà oro nero da estrarre e bruciare. Il geologo Marion King Hubbert aveva previsto già nel 1956 che gli USA avrebbero raggiunto il loro picco di produzione di petrolio nel 1971. Non fu ascoltato, anzi fu osteggiato in vari modi. Tale picco, arrivato poi puntualmente, ha influenzato la storia politica e militare mondiale di questi ultimi 35 anni. Oggi gli USA producono 8.3 mbpg ma ne consumano 20.6. Per fortuna ci sono ancora l’Arabia Saudita e la Russia che producono rispettivamente 10.7 e 9.7 mbpg mentre il Canada è in ascesa, per quanto i costi di estrazione del suo petrolio non convenzionale saranno via via più elevati.
Gli sceicchi d’Arabia hanno avuto storicamente un ruolo calmieratrice sul prezzo del petrolio ma la loro funzione dovrà prima o poi esaurirsi con il raggiungimento del picco di Hubbert in Arabia. Si consideri che metà del petrolio saudita proviene da un unico mega-giacimento, quello di Ghawar scoperto nel lontano 1948. Nulla dura in eterno, tanto meno il petrolio, dunque aspettiamoci ben altri rincari rispetto a quelli che oggi angosciano gli strilloni. Non mi sembra però che siano in molti oggi a prendere il toro per le corna e a scegliere l’unica via possibile: quella della modificazione/riduzione drastica dei consumi individuali accompagnata da misure di efficienza energetica. Al contrario, aumenta il numero di auto di grossa cilindrata in circolazione e c’è ancora chi pensa che lo sviluppo di un Paese sia quantificabile attraverso l’indice del PIL al quale, anche in Italia, contribuisce in modo chiave l’industria dell’auto. E’ chiaro che siamo in un circolo vizioso. Non se ne esce se non puntando su produzioni industriali a basso consumo energetico e ad alta tecnologia. Oltre che sulla bicicletta la quale deve diventare il perno del trasporto urbano: ma so che si tratta ancora di un sogno. Peccato perché, tra l’altro, pedalando ci si mantiene fringuelli.

In questi giorni ho visto tornare a galla in settori ambientalisti-pacifisti la notizia secondo la quale l’Iraq è, o era al tempo di Saddam Hussein, il “più importante produttore di oro nero” e per questo motivo è stato invaso dagli USA. Si tratta di una eco-balla. L’Iraq è oggi il quindicesimo produttore mondiale con 2 mbpg mentre nell’anno 2000 era al decimo posto con 2.58 mbpg dunque il suo contributo petrolifero era discreto ma non tale da giustificare di per sé l’invasione USA. In essa hanno giocato e giocano motivi geostrategici ben più complessi, il petrolio iracheno era solo uno dei tasselli. Peraltro la sua produzione è calata come era facile prevedere e chissà se e quando tornerà a salire. Come al solito bisogna conoscere i numeri precisi per fare valutazioni azzeccate e, a tal fine, bisogna saper contare e leggere. Per le questioni energetiche e ambientali, piaccia o non piaccia, le informazioni che contano sono veicolate quasi esclusivamente in inglese e in tedesco. Purtroppo in Italia impera l’analfabetismo di massa, anche nei settori ambientalisti altamente ideologizzati e non sempre disinteressati.

Di petrolio sono intrise le merci che arrivano nei supermercati del mondo, che entrano nelle case della gente e che da queste escono nella forma di rifiuti. In questi giorni, i titoli di testa della BBC sono occupati dalle strade di Napoli strapiene di montagne di spazzatura, spesso fumante. Pezzi di alto giornalismo accostano quelle immagini al ritorno in ufficio del sorridente Presidente Prodi dopo le vacanze. Egli dice che l’Italia non declina ma, a prescindere dal PIL, molti segnali indicano il contrario. Eppure il caso di Napoli e del suo hinterland è forse solo la punta di un iceberg, rappresenta una situazione estrema, resa insopportabile dalla presenza di interessi criminali e dalla incapacità dei politici locali di trovare soluzioni decenti, oltre che dalla troppo alta densità di popolazione. Ma quel dramma, palese a Napoli, è latente altrove. Anzi, la produzione di rifiuti pro-capite sembra essere in Campania addirittura inferiore sia alla media nazionale che a quella delle regioni meridionali sempre che tutto venga conteggiato esattamente. Ma questi son “dettagli”. Il problema è che si tratta di valori medi troppo alti, oscillanti da 1.3 a 1.7 kg al giorno per abitante, valori per me assurdi visto che arrivo a produrre quelle quantità in quasi due mesi.

E’ evidente allora che la vera, radicale soluzione del problema, a Napoli o altrove, non può essere quella della “raccolta differenziata” né tantomeno quella dell’ “incenerimento” : la prima è senz’altro una cosina che può aiutare ed appartiene alla sfera della buona educazione ma non la enfatizzerei troppo perché poi comunque si rimane con materiali sì differenziati ma difficili da gestire; la seconda soluzione, gentilmente detta “termovalorizzazione” (anche solo della consistente parte non riciclabile) induce una strabiliante produzione di gas serra, dunque ogni associazione ambientalista degna di tal nome dovrebbe rifiutarla a priori. E’ vero che bruciare i rifiuti in strada produce ancor più diossine ma è anche vero che le persone serie tendono “al meglio” e non “al meno peggio”, che poi diventa sempre peggiore. Uscendo dalla sfera dell’eco-demagogia, la vera soluzione è l’uovo di colombo: “la non produzione di rifiuti o perlomeno la loro drastica riduzione”, di almeno un fattore 50 tanto per avvicinarsi al mio standard. Raggiunto questo standard il problema rifiuti sarebbe praticamente inesistente. Come ho detto in altre occasioni, c’è solo una strada per giungere a questo fine: far pagare salatamente i rifiuti per quantità e qualità al cittadino non dotato di senso della responsabilità individuale e dunque iper-produttore di rifiuti. Va quindi abbandonata la consuetudo imbecille della tassa basata sulla superficie dell’abitazione, incredibilmente ancora in voga. Soltanto imponendo questa strategia, anche al prezzo della iniziale impopolarità, gli amministratori potranno innescare un meccanismo virtuoso ed etico. Gli stessi cittadini impareranno a fare la spesa, miglioreranno la qualità della loro alimentazione e, non sprecando, aumenteranno anche la propria ricchezza individuale. A parità di stipendio, chi ha più cultura, riesce ad avere un potere d’acquisto più elevato. Ed anche la dipendenza dal petrolio delle società umane verrebbe drasticamente ridotta. Lasciando disoccupati molti strilloni.

Tuesday, January 8, 2008

2. L'Ambra.....

Negli ultimi tempi mi sono ritrovato per forza di cose a leggere diversi articoli pubblicati dal mensile di Legambiente: ho notato la netta involuzione sul piano della sostanza rispetto alla rivista di diversi anni fa.

Nell’ultimo numero, la signora Domenica Ferri di Milano scrive una lettera indignata relativa ad un precedente articolo della rivista in cui si consigliava la “buona pratica” del non tirar lo sciacquone al fine di promuovere il risparmio idrico. Si ricordava un motto del sindaco di Londra, notoriamente astuto, e si invitava a lasciar galleggiare i liquidi gialli…devo dire che quel tipo di consigli fa un certo schifo anche a me…credo vadano ignorati in quanto esempio di stupido e triviale pseudo-ambientalismo. Il direttore Fratoddi però, non contento della sua precedente gaffe, risponde alla lettera della signora Domenica (anzi, la usa a pretesto) per insistere sulla sua raffinata teoria: non è il caso “di gettare 15 lt di acqua potabile”, quel gesto va semmai “rimandato alla fine della giornata”….sì, avete letto bene! Questo è il direttore della “storica rivista degli ambientalisti”….per dirla con la signora Domenica Ferri. Ancora non è chiaro come egli sia riuscito a fare il giornalista e a diventar direttore…né ho avuto ancora tempo di chiarire se è vero che egli sia davvero docente all’Università di Cassino: sarebbe il colmo! Spero per l’Università che si tratti di un errore…

Ho notato questo scambio di epistole perché sono molto sensibile al tema del risparmio, idrico e non. Al contempo detesto lo sporco e il puzzo. In viaggio, si sa, è bene sapersi abituare anche alle condizioni estreme…l’ho fatto tante volte. A casa però amo l’igiene, nella sporcizia non riesco proprio a starci.

Ora, sono oltre 10 anni che uso la buona acqua potabile che mi arriva dall’Amiata solo per bere e cucinare…per tutte le altre funzioni utilizzo l’acqua piovana di raccolta. Peraltro mi sembra assurdo dover pagare l’acqua…per fortuna viene ancora dal cielo. Quando si costruisce o ristruttura una casa bisogna usare il cervello (se lo si possiede) e predisporre l’impianto idrico in modo adeguato. Anche nei condomini di città ci si può rendere autosufficienti (o quasi) da un punto di vista idrico.

Per questi motivi ho trovato la risposta del Fratoddi alla signora Domenica assolutamente insulsa per quanto coerente con la statura intellettuale del personaggio.

In un’ottica minimalista, un ambientalista serio (ma anche una semplice persona dotata di buon senso) avrebbe risposto informando che:

1) esistono sciacquoni aventi capienza di 5lt e non 15lt

2) pur mantenendo il vecchio sciacquone, alcune pietre possono fare all’uopo

3) l’urina è gialla quando ci si alimenta male e si beve poco e peggio. Se lo stile di vita è invece ottimale, l’urina è chiara e trasparente. E non puzza molto. In ogni caso è bene non lasciarla ristagnare.

Invece il Fratoddi ha scelto la risposta più consistente con la sua esperienza diretta. Mi veniva da ridere nel leggerlo perché io già avevo saputo, prima ancora che scrivesse, che lui prediligeva il giallo intenso, il color dell’ambra…a ben pensarci è solo giusto dunque che egli non tiri lo sciacquone di giorno e rimandi l’atto sacrificale alla sera. Con grande gioia, immagino, di quella povera ragazza che stoicamente ha scelto di condividere l’appartamento con lui.

Ma la cosa diventa seria se si considera che il Fratoddi passa diverse ore alla redazione, in Via Salaria, che se non sbaglio annovera 12 membri tra cui alcune signore oltre al direttore…più diversi collaboratori che passano di lì. Limitiamoci ai primi (residenti) e consideriamo una media di 4 emissioni/giorno pro capite: fa 52 getti/giorno i quali, in conformità del verbo fratoddiano, verranno fatti eventualmente defluire solo a tarda sera: dai coraggiosi lavoratori dell’impresa di pulizie che ha avuto la ventura di vincere l’appalto nel buco nero di Via Salaria. C’è solo da sperare che tra i 12 ci sia qualcuna/o, un Giuda, che riesca ogni tanto a far di solido: in alcuni casi, il Fratoddi ha fatto sapere che ammette delle deroghe e acconsente allo spreco idrico…

so che per un tozzo di pane la gente sviluppa spesso comportamenti ovini ma sarà mai possibile che nessuna di quelle ragazze trovi la dignità di ribellarsi e denunciare imbecillità e truffe?

Non ho potuto non pensare alle condizioni in cui versavano quei quartieri con latrina unica della vecchia Pechino, ancora esistenti 10 anni fa. Son purtroppo la norma in tante parti del mondo.

E pensare che egli voleva “venire a trovarmi”…sentiva che “potevamo essere amici”…me lo disse mentre mi offriva il secondo posto al concorso-truffa, indetto dalla sua rivista e da Legambiente, e in questo blog ampiamente descritto. Naturalmente mi son ben guardato dall’accettare…avrei corso un bel rischio nel prendermi in casa un tal soggetto! Non avrei nemmeno potuto mandarlo alla concimaia nel campo perché le sue scorie avrebbero contaminato il terriccio che uso per l’orto e sarebbero entrate nel ciclo biologico.

Peraltro, nel suo editoriale, lo scatenato direttore ci informa con un certo vezzo di possedere un motorino elettrico. Accidenti, direbbe qualcuno, questo sì che è un vero ambientalista…scientifico per giunta! Egli però omette di specificare ove ricarichi la batteria. Se il Fratoddi è produttore di energia “pulita” tutto va bene e mi congratulo con lui ma ho dubbi molto seri che questo sia il caso.

Ora, per generare elettricità in una centrale tradizionale, circa due terzi dell’energia primaria contenuta nel combustibile fossile vanno persi anzi, scaldano il Pianeta…ciò vuol dire che per 1KWh consumato dal Fratoddi altri due equivalenti se ne vanno in fumo. Poi ci sono le perdite dovute ad effetti dissipativi in fase di trasporto e trasformazione. Esistono anche centrali con turbine più efficienti e sistemi di cogenerazione ma non sono neanche troppo diffusi. E’ molto plausibile dunque che il motorino del Fratoddi contribuisca ad un carico inquinante complessivo paragonabile a quello di un qualsiasi altro motorino. Semplicemente lui sposta l’inquinamento dal centro di Roma al luogo di produzione dell’energia che lui candidamente brucia. L’enfasi mediatica sul mezzo di trasporto elettrico allude però ad un comportamento ineccepibile. Questo è un classico esempio di eco-demagogia diffusa in certi ambienti ignoranti di politicanti e pseudo ambientalisti italioti. Il trasporto elettrico non vuol dire un fico secco se non si spiega in dettaglio come è stata prodotta quell’elettricità…rischia di essere coerente con l’ipocrisia di chi non vuole lo sporco a casa sua ma lo consente qualche chilometro più in là…è la famosa logica del NIMBY.

Nello stesso editoriale egli ci informa poi che gli capita spesso di stare in piedi alla stazione Tuscolana ad aspettare il treno che non passa….tutto ciò per arrivare in via Salaria! Si lamenta e non gli passa per l’anticamera del cervello l’idea di prendere una bicicletta e di pedalare. Non è distante, gli farebbe pure bene e sarebbe l’unica cosa sensata…

Cara signora Domenica, lei però è ancor più ingiusta di me…. Noi non abbiamo capito che ci troviamo di fronte ad un personaggio speciale, un moderno demiurgo. “Ambra” viene dal greco “elektron” e fu proprio a partire da questa straordinaria resina fossile che i greci osservarono le prime forme di elettricità…per l’appunto. L’ambra, Bernstein, mi è sempre piaciuta, è bella e può esser preziosa. Il nostro demiurgo possiede una fontana d’ambra allo stato liquido ed ha dunque avviato un processo virtuoso: la utilizza per alimentare il suo motorino. Ecco perché non tira lo sciacquone! Ha capito signora Domenica? Sappia che l’ambra raggiunge lo stato liquido attorno ai 300 gradi centigradi….è dunque inevitabile che il direttore sia molto sensibile alle grandi questioni del riscaldamento globale. Vive in prima persona la cosiddetta “febbre del Pianeta”. La sente addosso.

Seriamente: non passa mese senza che laNuovaEcologia sfoderi un numero incredibile di Fesserie e Falsità…dalle ecolavatrici ai commenti sui premi Nobel, dalle notizie ambientali ai dati sulle energie rinnovabili! Naturalmente non posso commentare tutto. Ogni iscritto a Legambiente che riceve la rivista ed è dotato di senso critico deciderà se utilizzarla per accendere la stufa, come ho fatto io 5 minuti fa, termovalorizzando il rifiuto.

So che alcuni lo fanno già.

Naturalmente la rivista usa a fini commerciali alcune facce famose dell’ambientalismo internazionale, per esempio Vandana Shiva che appare come “collaboratrice”. Chi traduce i suoi articoli? Mah….intanto altri collaboratori più giovani di Shiva vengono pagati (forse!) con oltre un anno di ritardo. Il Direttore dice che non ha liquidi….e questi giovani giornalisti avrebbero anche la pretesa di essere pagati in ambra! Il Direttore non li sopporta più…lui deve alimentare il motorino elettrico e loro fanno bene a cercare altre strade.

.....e la Sibilla

Tornerò magari in seguito sull’uso a fini commerciali delle facce altrui fatto dalla rivista…l’epilogo del famoso premio ambientalista è un caso da manuale….ahh! sapete quanti voti aveva poi avuto Raffaele Del Giudice, l’uomo di Qualiano? E’ emersa la notizia che si trattava di 535 (cinquecentotrentacinque)…se la cifra è esatta, considerando che Qualiano ha una densità di circa 3400 abitanti/Kmq, egli controllerebbe circa 15 ettari del territorio comunale…più o meno quelli occupati dalle eco-balle. Un risultato straordinario nella competizione lanciata dalla rivista su scala internazionale (peraltro i 5 candidati non italiani non avevano capito di essere in concorso: nemmeno col dizionario riuscivano a tradurre gli e-mails sconnessi che ricevevano dal presidente di giuria Fiorillo, poi silurato dal suo capo per manifesta incapacità).

E io credevo che costui fosse un’autorità almeno a Napoli! Invece, a ragione, manco lì lo prendono sul serio…bisogna andare negli inferi: in essi impera la Sibilla dell’Underground! E chissà che non ci abbia pensato in extremis San Gennaro a far resuscitare alcuni antenati della Sibilla sì da farli votare, per quanto dopo del 31 Agosto che era la data della scadenza prefissata. Ecco il perché della proroga: si doveva dar tempo a San Gennaro di agire….nell’italietta delle mafie e dei condoni cosa volete che sia una proroga! E’ cosa normale, no?

http://ilcamorrista.blogspot.com/2007/12/il-cimitero-degli-orrori.html

Legambiente esce sputtanata da questa misera vicenda ordita al suo interno da personaggi meschini che non “pensano globalmente” ma “intrallazzano localmente”…siamo di fronte a gente che non vale niente…mi stupisce poi che Realacci e qualche altro dirigente si interroghino sul perché l’ambientalismo rimanga “nano” in Italia…cosa si aspetterebbero con questi soci?

Sulla rivista di Dicembre appariva anche un commento che suona come un panegirico da regime stalinista…si noti che la Sibilla, manco a dirlo, è funzionario di partito già targato DS o come cavolo si chiama ora… in una situazione incredibile come quella del napoletano può essere utile avere un socio da lanciare magari un domani a sindaco con etichetta ambientalista…se il colpetto dovesse riuscire e costui spingesse per far costruire (ad esempio) degli inceneritori, alcune dittarelle potrebbero far arrivare dei bei quattrini.

Capito il perché del concorso ambientalista? Qualche ingenuo pensava che fosse “Il Premio” l’oggetto del contendere….Ora che Rettori e Presidi sono avvisati, spero perlomeno che i furfantelli dipinti di verde (e che mandano su questo blog messaggi anonimi) vengano in futuro tenuti fuori dalle aule magne delle Università.

Chiudo con un punto che è, credo, fondamentale: questi pseudo ambientalisti esistono perché esistono la camorra e le ecoballe. Se non vi fosse la camorra costoro non avrebbero più alcun ruolo, perché come individui non sanno costruire, non valgono alcunché. Nel mondo però la gente che non è direttamente coinvolta, non trova poi così attraenti tutte queste beghe di mafie e camorra. Ecco perché i furfantelli, incapaci di esser fringuelli e agire in positivo, non possono che essere dei perdenti.

Ricevo oggi la lettera del Comitato regionale Toscano di Legambiente con l’invito a rinnovare l’iscrizione per il 2008. Ringrazio ma la cosa mi risulta impossibile. Anche perché mi ritroverei, in virtù della proprietà transitiva, de facto affiliato al partito democratico. Ciò non rientra nelle mie aspirazioni.

Il Montone...

...e Afrodite

Wednesday, January 2, 2008

ITALIAN STATE TV DENIES DARWINISM

Public TV news broadcasts unbelievable statements by top catholic officers regarding Darwin and Darwinism...

http://it.youtube.com/watch?v=6GpWd7nnSko

WARNING: In order to watch it, you've first to copy the URL in your browser and then click on it.

Even those who don't understand italian may get a flavour of the ruling "cultural atmosphere"...

Help.....This Country is sinking !

Needless to say that the catholic church (Vatican) location in the heart of Rome is at the origin of the widespread italian cancer.