Sunday, January 31, 2010

Tremembè e il Turismo Responsabile




Cara Presidente dell' Associazione Tremembè,

son certo che saprai onorare da par tuo la carica di Presidente che hai assunto da qualche settimana succedendo ad Armando, figura storica dell' associazionismo trentino, ideatore delle cene etniche nonchè fondatore del Progetto Pousada Tremembè. Va da sè che l'incarico è di prestigio. Ti faccio i miei migliori auguri.

Ho appena trascorso alcune belle e solari giornate nella Pousada medesima ed intendo, con la presente missiva, farti partecipe di alcune mie considerazioni a caldo formulate in questo aeroporto dal quale nella notte decollerò per rientrare finalmente in Europa. Perfavore armati di pazienza e di una caraffa di buon tea perchè ho alcune ore disponibili e la riflessione è necessariamente lunga.

Con grande piacere ho reincontrato Padre Lopes, lume dell' associazione Caiçara e figura eminente della Teologia della Liberazione Brasiliana: trovandomi ancora a diverse centinaia di chilometri da Icapui, avevo peraltro già potuto di nuovo constatare quanto sia estesa la sua fama.

Molte cose sono cambiate a Tremembè e dintorni rispetto alla mia prima visita, diverse in meglio.

Roberto, quatto quatto, ha sfoderato alcuni colpi di alta ingegneria e realizzato a tempo di record una casa elegante e ben integrata nell'ambiente, una delle più belle che io abbia visto negli anni lungo l'intera costa del Nord-Est, da Recife a Sao Luis. Egli sta ora dimostrando che il mini eolico può essere, in quel contesto, un'opzione conveniente per usi casalinghi.

La Pousada non è più isolata come un tempo ed ora è connessa mediante strada sterrata alla viabilità principale. Certo era bello raggiungere la Pousada lungo la battigia aspettando che l' oceano si ritirasse per poter transitare col buggy, era bello doversi adattare di giorno in giorno al mutevole gioco delle maree, frutto della composizione di due moti: quello della luna attorno alla terra e quello della terra attorno a sè stessa. Era bello tutto ciò ma è anche vero che quel simpatico buggy ha un motore tremendamente energivoro e inquinante. L'apertura della strada sterrata permetterebbe di farlo finalmente rottamare.

La Pousada non è più isolata anche perchè nei suoi pressi si sono stabilmente insediati Fernando e Orietta (FeO), due autentici perni dell'Associazione, che ho ritrovato in forma smagliante. La loro casa è in rapporto d'osmosi con la Pousada e le due proprietà sono separate da un muro che, ho saputo, ha suscitato parecchie discussioni. Si tratta a mio parere di un'opera intrigante ed esteticamente assai interessante della quale temo, ahimè, che i più non abbiano colto il senso profondo. Cercherò qui, da questa postazione wireless dell'aeroporto, di sviscerare il significato del muro FeO.


Si tratta di un muro perimetrale alto circa un metro e realizzato in splendidi mattoni forati lasciati a vista. Potrebbe trasmettere una sensazione di incompiuto e farmi tornare in mente i tanti manufatti in mattoni forati che purtroppo deturpano molte zone d'Italia, soprattutto nel Sud. La mia mente sarebbe però ingiusta e incauta se stabilisse una connessione tra il muro FeO e la storia dell'abusivismo italiano della quale l'orrendo e inefficiente mattoncino forato è simbolo inequivocabile.

Quel muro è giusto che rimanga così come è ora perchè i cunicoli dei mattoni, nonchè gli interstizi tra mattone e mattone, possono albergare tanti rotolini di carta in cui gli abitanti di Tremembè e i turisti della Pousada depongono pensieri e speranze. Sì, Orietta aveva in mente il Muro del Pianto di Gerusalemme, quando ha ideato quel muro di recinzione. Io la conosco e son certo che ella non pensava soltanto a tener lontani i serpentelli o a delimitare la sua proprietà. No, ella aveva uno scopo più alto, quello di far esprimere il popolo di Tremembè (seppur nella forma di un messaggio su rotolino) e interpretarne le istanze. Ella è grande maieuta e Stratega del Rapporto di Coppia. Ha già ampiamente dimostrato di saper mettere in relazione i turisti italiani con la popolazione locale, un'impresa che è poi l'ispirazione di base del progetto di turismo responsabile sostenuto dall'Associazione Tremembè.

Cara Presidente, credo che Orietta deva poter continuare a lavorare per lo sviluppo di tale progetto. Ella è donna intellettualmente curiosa nonchè pragmatica. Mi piace moltissimo parlare con lei perchè è frizzante e sensibile. Anima la conversazione tra gli ospiti della Pousada e ponendo domande dirette a questo o a quella finisce col definirne status economico e sfera sessual-sentimentale. Insomma le cose che contano! Non sarebbe giusto nè gentile ignorare le sue domande: si priverebbero anche gli altri ospiti di quegli essenziali argomenti di conversazione che formano l'humus dei rapporti interpersonali tra i turisti i quali, soggiornando anche a lungo in Pousada, finiscono spesso col riproporre lì logiche da condominio italico. O brasiliano, più o meno credo sia lo stesso. Meglio dunque confidarsi o deporre i propri pensieri in rotolini di carta da infilare nei forati.


Nella Pousada regna comunque sovrana la Vice-Presidente Gabriella, vero e insostituibile elemento di continuità. La sua longa manus arriva lungo tutto il litorale del Cearà e ovunque ella tesse inesauribile e silenziosa la sua rete di progetti sociali e comunitari. In seguito a misteriosa caduta, ella si presentava con un braccio al collo che le conferiva un look ancor più autorevole del solito. Mi ha anticipato di qualche giorno sulla via del ritorno riducendo notevolmente quest'anno il tempo del suo soggiorno brasiliano. Ciò è dovuto in parte all'azione del Ministro Brunetta e in parte al fatto che Monica ha preso saldamente in mano la direzione dei progetti della rete Tucum.

Monica è affidabile, preparata e astuta. Ha colto al volo il mio interesse per gli ambienti naturali proponendomi così di visitare la località di Batoque che si trova in una Reserva Extrativista istituita dal Governo Federale nel 2003 per preservare almeno un pezzo della preziosa zona costiera da progetti di speculazione immobiliare (che comunque vengono realizzati poco più in là). La popolazione locale ha il diritto di estrarre dalla terra ciò che le serve per vivere ma la terra rimane di proprietà federale. Per inciso io non ho visto lì neanche un orto (sono rari ovunque in questa parte di mondo) dunque non so bene cosa estraggano. Probabilmente però non ho visitato bene tutta la Riserva. Molti abitanti sono invece pescatori ma quella Riserva non ingloba la zona di mare. Inoltre, mi informa il capo della comunità, anche la Prefetta di Fortaleza si è costruita una casa abusiva all'interno della Reserva. Alcuni abitanti costruiscono e vendono case che non hanno alcun diritto di esistere: i fessi che le comprano corrono il rischio di vedersele demolire. E' difficile orientarsi in questo contesto ove peraltro non esiste un catasto. Anche in Brasile tutto è possibile.

Comunque sia, nella Pousada comunitaria di Batoque, vicina alle lagune interne, ho lottato per tre notti contro le zanzare più micidiali che io abbia incontrato in Sudamerica. Dopo aver attraversato indenne due dei più grandi bacini fluviali del mondo, dopo essermi liberato di uno scorpione che nella jungla amazonica aveva iniziato a pungermi, sono crollato a Batoque laddove Monica con nonchalance mi aveva depositato. Ho altresì capito come mai la finanziaria immobiliare abbia rinunciato a costruire i suoi resorts turistici in quel di Batoque. Si può tuttavia accedere alla bellissima spiaggia della Riserva, lunga una decina di kms, anche da Barro Preto ove si può dormire in pace e mangiare dei Caranguejos da favola.


Fatte queste premesse vorrei ora, cara Presidente, porre una questione generale.

La Pousada Tremembè si propone dalla nascita come luogo in cui si pratica un turismo responsabile. Ma che cosa s'intende di preciso con tale dizione? Riconosciamo pure da subito che in Pousada non si pratica turismo sessuale ed è cosa non da poco, visto il contesto geografico in cui essa si trova. Riconosciamo anche l'opzione a-naturista della Pousada in virtù della quale è escluso incontrare turisti in costume adamitico scorazzare lungo la bellissima battigia (costoro peraltro rischierebbero l'evirazione vista la rigidità delle usanze locali). Ma basta ciò per definire responsabili i turisti che generalmente ivi soggiornano? Nel corso delle mie visite ho conosciuto tanta brava gente ma, in tutta sincerità e in media, non mi pare che i turisti di Tremembè abbiano qualcosa di fondamentalmente diverso dai tanti che ho incontrato in altri luoghi da me visitati. So bene che una Pousada non può richiedere il pedigree ai suoi clienti, semplicemente metto per iscritto una domanda che mi sono fatto.

Noto peraltro che i centri di turismo responsabile crescono come i funghi in Sudamerica e nel mondo forse anche in conseguenza del fatto che le condizioni di vita sono generalmente peggiorate per buona parte della popolazione occidentale, molti sono alla ricerca di nuovi stili di vita e, almeno in vacanza, vogliono sperimentare qualcosa di nuovo. Non sanno bene che cosa, magari si portano in viaggio grumi di stress da routine quotidiana e magari si fanno abbindolare da qualche operatore turistico furbacchione che ha capito l'antifona, si è dato un look social-ecologico e propone pacchetti con pernottamento presso comunità indigene. Le quali, indigene o non indigene, hanno spesso la funzione degli animali allo zoo. Ho visto cosine di questo tipo anche in Brasile e ho visto anche bravi nonchè fessi turisti cascarci e sganciare quattrini.

E' chiaro che le vostre intenzioni sono ben più nobili e che la vostra associazione è veterana del turismo di qualità. Proprio per questo mi permetto di avanzare due proposte relative a due aspetti concreti della vita quotidiana in Pousada.

1) La questione della carta igienica (CI) è assai dibattuta tra i turisti anche se falsi pudori impediscono che il tema emerga alla luce del sole. In parte lo avevo già trattato su questo blog a causa delle sue rilevanti implicazioni ambientali. Vediamo di che si tratta. In tante zone tropicali le fosse biologiche e le fogne o non esistono o non sono in grado di smaltire la CI il cui uso è peraltro ignoto a gran parte della popolazione mondiale. I turisti che vanno in vacanza pretendono di portarsi appresso anche le loro consuetudini...e così Orietta si porta da casa il parmigiano reggiano, Laura il caffè e Mario una valigia piena di spaghetti prodotti con grano di qualità e provenienza ignota. Tutti costoro usano la CI dopo aver fatto pipì e popò e ne usano tanta. Troppa. Cosa fanno la Pousada Tremembè e centinaia di altre strutture che ospitano occidentali assieme ad un crescente numero di turisti brasiliani, cileni, venezuelani aventi stili di vita occidentali? Chiedono ai turisti di deporre la CI usata in un sacchetto di plastica che viene poi quotidianamente sostituito dalle governanti. Si tratta di una soluzione di compromesso che a molti turisti non piace (le fossa biologiche vengono comunque spesso intasate) e che finisce col produrre enormi quantità di sacchi di plastica smerdati i quali finiscono poi in discarica o vengono bruciati. La merda genera così diossina. Tale soluzione di compromesso a me sembra francamente irresponsabile e personalmente non ho mai usato CI nè sacchi di plastica durante il mio soggiorno in loco. Mi farebbe schifo. Son certo che i precisi gestori, Valdir e Rita, potrebbero stimare quanta spazzatura genera la Pousada Tremembè mentre Monica potrebbe estendere il computo alla rete Tucum magari stabilendo le percentuali di spazzatura generate separatamente dai turisti e dai locali.

Alcune turiste tendono a non defecare quando si trovano lontano da casa dunque per loro non si pone il problema. Questo comportamento però non è una soluzione accettabile ed anzi, è sintomatico di una condizione di stress.
Io credo invece, cara Presidente, che la soluzione vera stia nell'alimentarsi bene tutto l'anno. Se si mangia bene infatti si defeca anche bene e senza sforzo: l'attrito tra escrementi e condotto anale è quasi nullo, ergo non vi è bisogno di strofinarsi con la CI mentre un paio di decilitri di acqua sciaquano e risolvono il problema. Le signore sono poi grandi consumatrici di CI ogni volta che urinano. E' giusto urinare molto ma è assurdo usare mezzo metro di CI per volta, qui basterà davvero qualche centilitro di acqua. E, a far le cose per bene, dovrebbe trattarsi di acqua piovana di raccolta, non di acqua potabile. Ma non voglio essere troppo esigente! Prendendo il toro per le corna siamo così arrivati alla radice del problema che è comunque sempre quello dell'alimentazione. So bene Presidente che non basteranno un paio di settimane nutrizionalmente corrette a Tremembè per risolvere le questioni intestinali dei turisti spesso peraltro stressati. La Pousada può però avviare un processo virtuoso e dire: "qui siete invitati a non usare la carta igienica, a riflettere su come vi nutrite e sul vostro stile di vita, a partire dal bagno". Qualche turista potrebbe non gradire e andarsene. Son certo però che una proposta netta, ben formulata e non compromissoria diventerebbe alla lunga accattivante e attraente. Tutti ne parlerebbero e, come sempre accade in quasti casi, molti vorrebbero sperimentare. Di sicuro, una soluzione alternativa allo stato di cose esistente va, secondo me, trovata.


2) In Pousada, come in tutto il Brasile, si beve molta birra. Alla sera i turisti si siedono attorno ai tavolini disposti nel chiostro e, chiacchierando per ammazzare il tempo, bevono un pò. A casa mia non comprerei mai una birra di produzione industriale ma lì mi è capitato di bere quel che c'è: si tratta di birre pessime contenenti stabilizzanti del gusto e conservanti. La massa però non se ne accorge proprio perchè non ha educazione alimentare ed ha invece un gusto stabilizzato e assuefatto ai dettami della produzione industriale. Di conseguenza la massa è solita ingurgitare i prodotti proposti dalle grandi catene di distribuzione del cibo. Consiglio la lettura del bel libro di Raj Patel, Stuffed and Starved, tradotto anche in italiano ed edito da Feltrinelli.

Se ci si alimenta male è poi ovvio che una passeggiata da Tremembè a Icapui sotto il sole o un giro in bicicletta di un centinaio di kms diventino imprese insostenibili. Sono in tanti a soffrire il caldo o il freddo oppure entrambi, i corpi malnutriti sono incapaci di termoregolarsi e gli sbalzi di temperatura risultano insopportabili. Da qui i lamenti diffusi sulle condizioni climatiche.

Ma torniamo alla birra: in vetro o lattina che sia, il grande consumo produce una grande quantità di spazzatura e dubito fortemente che in quelle zone del Brasile il riciclaggio dei rifiuti sia efficace. Inoltre, le lattine sono di alluminio un metallo assai diffuso su questo Pianeta ma i cui costi energetici di produzione sono assai alti.

Allora, cara Presidente, è utopico pensare che in Pousada possa venir prodotta la birra che si beve? Non è mica difficile ehh e la birra autoprodotta avrebbe tre immediati vantaggi: a) è più buona, b) è più sana, c) non produce spazzatura perchè si usano sempre le stesse bottiglie.

Chi lo dovrebbe fare? Nel villaggio vicino diversi ragazzi e uomini siedono all'ombra per molte ore al giorno...qualcheduno sarà anche pescatore ma a me sembra che tanti abbiano poco da fare e siano essenzialmente improduttivi. Si potrebbe proporre a qualcuno di loro di imparare un mestiere nuovo che non fa mai male. Costoro potrebbero iniziare un'attività piacevole e ci guadagnerebbero anche un pò di soldini vendendo birra ai turisti. Alcuni dei turisti che svernano in Pousada e che si annoiano a stare con le mani in mano per tante settimane potrebbero magari collaborare all'attività produttiva: forse eviterebbero così inutili battibecchi da pollaio e litigi su questioncine insignificanti. Diventerebbero turisti responsabili.

Cara Presidente, spero di aver offerto qualche elemento di riflessione. Ora ti saluto e mi preparo al decollo.

Sunday, January 24, 2010

Waste of Natural Resources in Venezuela


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The taxi driver who takes me to the bus terminal in Ciudad Bolivar is obese. He is a kind and self-critical men, very much
aware that his status follows from awful nutritional habits and wrong lifestyle. No bike can be spotted along the way while huge SUV fill the roads and get stuck at any intersection as much here as anywhere else in Venezuelan towns. Accordingly air pollution is high where humans live although this beautiful and diverse country is (luckily) altogether still scarcely populated.
However birth rate is high and worrying in the long term.

I bet the obeses number is somehow proportional to the number of vehicles around and the populist government policy favors such social tragedy: here you can buy 100 litres gasoline for 7 Bolivar which is currently 1€ at nationwide common black market.
This is certainly one of the cheapest gasoline prices worldwide, the cheapest as far as I know.


As a result 2.5 tons heavy cars are used to carry humans (whose average weight should be about 70 kg) even over a few hundred meters distances.
And the fact that Venezuela is a big oil producer does not justify at all that ridiculous output. Extraction cost of one liter oil is by itself higher than one liter gasoline at the pump, an highly subsidized political decision to draw mass consensus.

As very poorly educated masses welcome the almost for free fuel, Venezuela burns about 750.000 oil barrels per day, a relevant figure for a country with 27 millions people and about 350 billion US$ Gross Domestic Product (GDP). It follows that its energy consumption per GDP is by far the largest in South America and one of the largest in the world: more than twice as much as Chile, nearly three times as much as Brazil, more than three times as much as Italy.

More: electricity and water are for free throughout the country aside from
the major urban areas. A demagogic, catastrophic choice which pushes the citizens to consume with no limits and no environmental awareness.


While socialism is the ideological flag of the Chavismo, it seems to me there is in fact nothing truly socialist in the Venezuelan government action which is rather wasting the national resources, scaring international investors and leading to an overall impoverishment of the country.

Meanwhile in the relatively rich town of Puerto Ordaz (the very one with some decent urban planning and pleasant parks) the socialist country masses enjoy the seducing atmosphere of the enormous shopping mall Orinokia with shining SUV and Coca-Cola on display.

Saturday, January 16, 2010

Deforestation in Brazilian Amazon and Lifestyles


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A few weeks ago some Brazil and US based researchers pointed out that deforestation reduction in Brazilian Amazon is a viable possibility as the investment costs would be soon outweighed by multiple benefits associated to environment preservation. This optimistic view is supported by the Brazilian government commitment to defend rainforests announced at the United Nations climate treaty already two years ago. In fact there has been a recent substantial decrease in the deforestation rate with respect to the decade 1996-2005 in which the forest clearing proceeded at a rate of about 20000 square kms per year.

While Brazil is certainly not the worst among the countries which are destroying their forest covers, what happens in Brazil matters everybody worldwide due to the size of the land: thus the above mentioned clearing rate has been estimated to account for above 1 billion tons of carbon dioxide equivalent per year. Stopping such a disaster alone may lead to reduce the world global CO_2 emissions by at least 2%, a remarkable achievement.

Traveling from the Venezualan border down to Manaus, you may spot grey columns due to fires devouring forests far away. Sometimes you may even breathe the smoke. The pattern is the same in Rondonia, Parà and Mato Grosso while the Amazon State in itself is likely doing better as far as land management and extension of natural protected area is concerned. Three are the main causes of deforestation:


1) growing human pressure due to too high birth rate. Locals need some space for main staple crops such as rice and manioc. Moreover, trade of high quality wood ensures good revenues and incentives illegal logging. Then even the clearing of a few hundred square meters may be worth for some families: easy to do and hard to be detected.

2) beef industry needs land to be converted into pastures.

3) soybean industry needs land for farming.

Causes 2) and 3) are intertwined as cattle (Brazilian, US, European) is fed by soybean, quite often genetically modified varieties.

There have been some interesting Brazilian government moves to exclude from the market beef and soy from deforested Amazon areas but it seems to me that environmental awareness on these key issues is still very weak nationwide (and altogether in South American countries). Masses gulp down daily huge quantities of meat wondering very little about the origin of what they are putting in their mouths. They love picanha, roditio, beef based comida por kilo plus whatever is fat and sweet. Incidentally even bread generally contains sugar in Brazil, a simply disgusting result.


Then, fighting mass ignorance seems precondition to preserve natural environments, reduce deforestation rate and also reduce obesity rate. Indeed worldwide spread obesity is a plague closely related to forest clearings but the link between the two phenomena is not always recognized as such.

Thursday, January 14, 2010

Biodiversity in Southern Orinoco Delta



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There is no doubt that growing human pressure is an hazard for biodiversity worldwide. This is very much clear to all those who watch natural events with some care. Recently I came across the case of rainforest amphibians as, in particular, I had the great chance to spot and observe a poison frog which generally lives in eastern Amazon, the Dendrobates tinctorius .


Amphibians skins easily absorb pollutants and are scarcely protected against UV radiation. Moreover, droughts may be lethal for their reproductive cycles as tadpoles are placed by frog males in moist tree holes with some preference for vase bromeliad plants. On the other hand frogs are very much aware that toxins secreted by their skin are a tremendous self-defense tool. Thus they don't need to camouflage so much and rather proudly display their beautiful colors which sound as a warning for potential predators. Indigenous people have recognized since long the power of frog skin poison and use it on the tips of arrows and darts. The biochemicals yielded by skin secretions are under investigation for potential use in medicine.


I am grateful to Mr. Roger Ruffenach who invited me at his Campamento Oridelta situated in Piacoa, a village in the southern part of the Orinoco river Delta (Venezuela). It has been a gorgeous experience as Roger and his wife are exquisite persons. Roger is a true environmentalist whose competence regarding flora and fauna of that region is likely unrivaled. He took me by boat along the amazing Caños which flow eastward and further away encounter the Ocean in an almost unexplored area towards the British Guyana.

I strongly recommend to spend some time at Roger's place in order to learn about tropical ecosystems.

The whole Orinoco delta, which extends over about 28000 square kms, is a peculiar biosystem in itself and, on its southern fringes, it leaves room to the rainforest environment characterized by much taller canopy trees. Precisely in this interesting border zone between Delta and rainforest I could spot the poison frogs. A few months ago UNESCO declared about one third of the Orinoco Delta to be a Biosphere World Reserve.