Thursday, February 18, 2010

L' Energia da Fonte Nucleare è Amica dell' Ambiente?

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E' davvero sorprendente e raro incontrare qualcuno in Italia che ammette i propri errori. Ho letto dunque con piacere lo sfogo di un redattore di area ambientalista il quale, sentitosi tradito dal Presidente USA, ammetteva di essersi sbagliato nel ritenere che Mr. Obama fosse il nuovo eroe della causa ecologista. Quel redattore peraltro rifletteva una delusione diffusa in certo ambientalismo italiano poco istruito e poco efficace: dunque destinato a rimanere marginale se proseguirà così.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, inducendo molti ambientalisti a divorziare da Obama, è stata la recentissima decisione dell' Amministrazione USA di procedere alla costruzione di due nuove centrali nucleari...un vero colpo basso per chi solo qualche mese fa invocava prestazioni atletiche da parte del Presidente e per chi invitava all'ottimismo in vista di Copenhagen !

Poi abbiamo visto come sono naufragate tutte queste ingenue speranze....Per capire come vanno le cose al mondo bisognerebbe che questi bravi/e ragazzi/e si sprovincializzasero un pò e si dotassero di strumenti culturali un pò più solidi. Se non altro per contrastare gli avversari che sono assai astuti. Peraltro sarebbe bastato far attenzione e saper leggere per rendersi conto che, appena un mese dopo la sua entrata in servizio, il Presidente USA concluse un accordo con gli Emirati Arabi Uniti per la fornitura di tecnologie nucleari. La nuova strategia USA era chiara fin dall'inizio: giocare a 360° e aprire tutti i possibili cantieri che potessero in un qualche modo contribuire al PIL, inclusi quelli nucleari.

Tale strategia viene proposta all'opinione pubblica dicendo che la produzione di energia elettrica da fonte nucleare è amica dell'ambiente. Si tratta di un argomento certamente non nuovo ma sempre sottile perchè tende a far breccia e spaccare il campo avverso, quello degli ambientalisti. Ed in effetti ci sono stati anche alcuni grandi nomi dell'ambientalismo che hanno fatto proprio il suddetto argomento: tra essi, un ex-consulente della NASA il quale sul finire degli anni '60 ebbe l'idea vincente di battezzare Gaia il sistema vivente costituito dal nostro Pianeta o meglio, dalla sua biosfera. Un'idea fortunata, peraltro suggeritagli dallo scrittore William Golding, che ha reso popolare l'ex-consulente Lovelock ma che non mi è mai sembrata così eccezionale nè originale. Ben altri scienziati prima di lui, da Vernadskij ai fratelli Odum a Schroedinger, avevano posto le basi scientifiche del concetto di biosfera. Temo però che questi ultimi siano molto meno famosi per il grande pubblico del Dr. Lovelock del quale sono comunque ignote le competenze in materia di energia da fonte nucleare. Succede spesso così: persone che hanno dato contributi fondamentali all'umanità non arrivano in TV, altre più furbacchione invece sì. E magari, giunte ad una certa età, utilizzando la fama acquisita cominciano a parlare a vanvera.

Ma veniamo al sodo. La tesi di fondo, proposta anche dal Presidente Obama, è che la produzione di energia elettrica da fonte nucleare non genera CO_2 dunque è auspicabile dal punto di vista ambientale. Ora, questa tesi è vera se si considera solamente la fase in cui il reattore nucleare è in funzione (produce elettricità) e al contempo si ignorano tutte le altre fasi della filiera nucleare. Che però esistono e senza di esse fasi il reattore non funziona.

Un' automobile o una centrale a carbone producono gas serra mentre sono in fase di combustione, mentre operano. Per una centrale nucleare le cose sono diverse: essa non produce direttamente CO_2 in fase operativa ma, per poter operare, essa ha bisogno di un carburante la cui preparazione induce produzione di CO_2. Oltre ad avere devastanti impatti ambientali in tutti i siti minerari, nessuno escluso. Ma tralasciamo pure le falde acquifere avvelenate in prossimità dei siti estrattivi più cosucce del genere (che nessuno bonifica e paga) e concentriamoci sul solo CO_2.

Diciamo subito che la stima corretta di tutto il CO_2 emesso per KWh prodotto da fonte nucleare è oggi pressochè impossibile da farsi: non perchè siano conti concettualmente complicati (tutt'altro) bensì perchè le informazioni e i dati disponibili sono a volte incompleti e spesso non esistono proprio. Le stime saranno comunque sempre per difetto. E' difficile ad esempio che i francesi, che hanno rubacchiato Uranio per decenni in Congo e Niger, si siano preoccupati di calcolare quanto CO_2 emettevano mentre estraevano e poi trasformavano il prezioso minerale. E casi di questo tipo appartengono anche al presente, infatti non ci sono dati per il Niger. Comincia però a emergere nella letteratura delle scienze ambientali qualche informazione quantitativa, soprattutto per merito di alcuni ricercatori australiani. L'Australia, si sa, è una grande miniera in generale ed ha il 23% delle risorse mondiali di Uranio stimate a tutto il 2007. Attualmente è il terzo produttore mondiale con una quota del 19% circa ed ha due delle quattro miniere più grandi del mondo, Ranger nel Nord del Continente (proprietà di una sussidiaria di Rio Tinto) e Olympic Dam nel Sud (proprietà di BHP Billiton). La seconda è una miniera polimetallica, non si estrae solo Uranio bensì anche Rame, Oro e Argento e ciò complica ancora di più le cose perchè i costi economici ed ambientali di estrazione andrebbero addebitati percentualmente sulla base dei diversi elementi estratti. I quali vanno però separati e il grado di efficienza estrattiva varia da elemento a elemento e varia nel tempo. Cito qui Olympic Dam perchè la compagnia mineraria (Western Mining Corporation) che iniziò l'attività di scavo nel 1988 ha avuto per anni la buona abitudine di pubblicare dei resoconti annuali che valutavano anche l'impatto ambientale dell'attività estrattiva. Poi dal 2005, WMC è stata assorbita da BHP Billiton i cui sustainability reports sono molto più vaghi.

I dati fondamentali che qui ci interessano sono due:

1) La percentuale ( ore grade ) di ossidi di uranio (U_3O_8) sul totale di roccia estratta è drasticamente diminuita col passare degli anni di attività estrattiva. Mentre nel 1988, l' ore grade degli ossidi di uranio era 0.145%, oggi esso è 0.05% : bisognerà scavare 10 tonnellate di roccia per estrarre 5 chili di U_3O_8. E la tendenza è ovviamente la stessa in tutto il mondo : più si estrae minerale più si dovrà scavare per trovarne, più si scava più si dovrà spendere per unità di prodotto in termini di energia, di acqua e di reagenti chimici.

2) Dal 1991 al 2007, le emissioni di gas serra per unità di ossidi di uranio estratti sono aumentate di oltre 3 volte, passando da 16 ton CO_2 (e) / ton U_3O_8 a 55 ton CO_2 (e) / ton U_3O_8. Mi riferisco qui alle emissioni in miniera dovute essenzialmente al diesel bruciato dagli escavatori giganti. Sto trascurando tutte le altre emissioni legate alle altre fasi del ciclo dell'Uranio: che sono anch'esse importanti o molto rilevanti nel caso dell' arricchimento alimentato da combustibili fossili.

Se rimanessimo all' ultimo dato citato (55 ton ..) , dovremmo ammettere che le emissioni di gas serra in miniera sono ancora limitate: con due agili conticini troviamo che, in unità di energia, ciò corrisponde a circa 1 kg CO_2(e) per 500 KWh di energia elettrica da fonte nucleare. Il problema sta però nel fatto che tutti gli scenari relativi ad un ampliamento (previsto) del sito di Olympic Dam prevedono un consistente aumento sia degli inputs di energia e acqua che degli outputs di gas serra. Inoltre finora non si è visto alcun aumento di efficienza energetica nel processo estrattivo.

Le considerazioni qui proposte per Olympic Dam sono generali. Altri importanti siti minerari sono in condizioni ancor peggiori, come Rossing in Namibia (terza nel mondo per produzione di Uranio) il cui ore grade è oggi al 0.042%, ma tra qualche tempo si dimezzerà. Fa eccezione il Canada grazie a due giacimenti con altissimo ore grade scoperti negli anni '80, i quali però non dureranno in eterno. McArthur River, il più produttivo del mondo ha 65000 ton di Uranio provate più 62000 ton probabili. Ma già oggi i reattori esistenti usano 68000 ton di Uranio per anno...dunque i numeri parlano da sè. Si potranno invocare le immense riserve di Uranio contenute negli Oceani ma anche in tal caso si dovranno fare i conti con concentrazioni di 3 parti per miliardo, cioè 3 milligrammi per tonnellata, che impongono vincoli precisi sulla convenienza energetica ed economica del ciclo dell'Uranio. In ogni caso, qualsiasi attività finalizzata alla produzione energetica non può prescindere da una corretta valutazione della sostenibilità ambientale.

Insomma, da qualsiasi punto di vista si analizzi la faccenda a me pare, dati alla mano, che la produzione di elettricità da fonte nucleare sia già oggi insostenibile per Gaia e non abbia futuro. In altre occasioni ho argomentato su altri aspetti specifici della questione.
Qui ho voluto solamente dimostrare che la produzione di energia elettrica da fonte nucleare non è affatto amica dell'ambiente. Tale produzione genera già oggi notevoli quantità di gas serra per KWh prodotto ed esse quantità sono destinate a crescere negli anni a venire. Inviterei pertanto gli imitatori del Lovelock in salsa italiana a mettersi a studiare e smettere di sproloquiare in interviste e banali blogs.

Friday, February 12, 2010

Meraviglie Naturali in Venezuela: Tepuis della Gran Sabana





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Voglio descrivere brevemente un luogo semplicemente straordinario nel sud-est del Venezuela: è il Monte Roraima che si trova nella Gran Sabana. Questa è un grande altopiano situato a circa 1000 m di altitudine e racchiuso tra i due grandi bacini fluviali del Rio Orinoco (a nord) e del Rio Amazonas (a sud). E’ interno al Parco Nazionale Canaima che appartiene al Patrimonio Naturale dell’Unesco . Geologicamente l’intera area è costituita da rocce metamorfiche granitiche formatesi in epoca Precambriana, dunque antichissime. Circa 150 milioni di anni fa, il continente di Gondwana cominciò a spaccarsi e la grande massa d’acqua dell’attuale Oceano Atlantico separò il blocco africano da quello sudamericano. Le rocce della Gran Sabana vennerò progressivamente ricoperte da depositi di sabbia che, compressi, raggiunsero spessori di alcune migliaia di metri. Questa è l’origine delle rocce arenarie e delle quarziti che formano le caratteristiche montagne con le vette piatte, chiamate tepuis dalla popolazione amerindia Pemon che abita la zona. L’etimo è incerto, il termine potrebbe significare “casa degli dei”. Sono oltre cento i tepuis nella grande regione che comprende il Sud Venezuela, il Nord del Brasile e la Guyana Britannica ma la maggior parte si trova in Gran Sabana.


Gli agenti atmosferici hanno eroso e modellato i tepuis creando formazioni bizzarre. I tepuis sono costantemente umidi, la piovosità va dai 2 ai 4 metri annuali, e molti di essi presentano cascate d’acqua imponenti che lisciano i fianchi verticali: Angel Falls è la più alta del mondo ma, scalando il Monte Roraima, si può ammirare la cascata (anch’essa tra le più alte del mondo ) del vicino tepui Kukenan. Dallo stesso Roraima, che con i suoi 2810m è il tepui più alto della zona, escono flussi d’acqua imponenti nella stagione delle piogge e le cosiddette lacrime rinfrescano gli scalatori. .


Giunti in vetta ci si confronta con un paesaggio lunare e con forme di vita che in gran parte sono endemiche (Bonnetia roraimae) della regione ed alcune si incontrano solo qui (come il rospetto nero Oreophrynella quelchii). Le ripide pareti rocciose alte centinaia di metri impongono infatti una discontinuità rispetto a flora e fauna delle parti basali del tepui e della Gran Sabana. Le stesse condizioni climatiche alla sommità sono ben diverse rispetto alla base e non c’è traccia in vetta di clima tropicale nonostante siamo ai tropici. Il suolo è generalmente roccioso e soggetto a continui fenomeni di dilavamento, dunque povero di nutrienti. Di conseguenza gli endemismi hanno sviluppato tecniche di sopravvivenza straordinarie: l’Heliamphora ad esempio presenta foglie arrotolate, a forma d’anfora, sì da immagazzinare acqua ed attirare gli insetti che verranno poi digeriti. Questo ecosistema isolato, probabilmente ancora in parte inesplorato, è un’autentico paradiso per i ricercatori.


Fu l’esploratore britannico Sir Im Thurm che per primo, e solo nel 1884, riuscì a raggiungere la vetta del tepui Roraima. Il percorso è abbastanza duro e, per me, la discesa è stata molto più ardua dell’ascesa. L’escursione parte dal villaggio di Paraitepui e l’intero trekking (andata e ritorno) dura sei giorni e cinque notti ammettendo di trascorrerne due sulla sommità. Questa opzione permette di avere un giorno intero a disposizione per rilassarsi un pochino ed esplorare l’altopiano-vetta. Ed è un tempo minimo davvero: con due giorni di permanenza in vetta si può anche raggiungere il punto triplo che segna il confine tra Venezuela, Brasile e Guyana.

Il trekking indipendente non è permesso: a Santa Elena de Uairem, città di confine tra Venezuela e Brasile, si possono raccogliere tutte le informazioni utili per prendere parte ad una delle spedizioni organizzate dagli operatori locali con guide Pemon.


Le acque di questi tepuis appartengono al bacino idrico del Rio Caroni che qui ha le sue sorgenti e, a Puerto Ordaz, confluisce nel Rio Orinoco. Per chilometri le acque dei due fiumi scorrono separate a causa della diversa densità e composizione chimica. Le acque del Caroni, scure a causa dell’alto contenuto di acidi umici, provengono così da un basamento geologico antico e povero di nutrienti, dunque hanno poco particolato organico in sospensione. Di conseguenza non danneggiano le turbine delle grandi centrali idroelettriche che sono state costruite lungo il corso del fiume e che producono circa il 70% dell’energia elettrica del Venezuela. L’intera regione, situata nello stato Bolivar, è determinante per l’economia venezuelana e subisce peraltro i forti impatti ambientali dovuti alle attività estrattive, di ferro innanzitutto. Attualmente il Paese sta fronteggiando una pesante crisi di approvvigionamento di energia elettrica dovuta sia a forti riduzioni di piovosità che a politiche energetiche insensate . La Represa de Guri è comunque la terza centrale idroelettrica del mondo per potenza. A Puerto Ordaz si può visitare l’Ecomuseo del Caroni gestito dalla compagnia elettrica nazionale EDELCA e situato in una piacevole zona ai margini della città.


Puerto Ordaz è il punto di partenza ideale sia per visitare il Delta dell’Orinoco (del quale ho già scritto ) che per dirigersi in autobus verso la Gran Sabana. Il dinamico Alberto Guaura, ex-ingegnere petrolifero ora convertitosi a promotore del turismo locale, potrà senz’altro essere di aiuto nella visita alla sua città e alla regione circostante.







Monday, February 8, 2010

La Sicurezza Alimentare

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La rivista Altroconsumo pubblica nel numero di Gennaio un aggiornamento relativo alla vicenda dei formaggi avariati che era venuta alla luce nel Novembre 2006 in seguito ad un'indagine della Guardia di Finanza. L'associazione dei consumatori è presente al processo apertosi a Cremona in quanto parte offesa.

Formaggi scaduti e ammuffiti venivano utilizzati, assieme a pezzetti di plastica, per produrre sottilette, formaggi grattugiati e filanti da rimettere in vendita. Aspettando l'esito del processo alcune considerazioni vengono naturali:

1) per una truffa alimentare che viene scoperta (e rendiamo merito alla GdF) quante passano inosservate?

2) come si fa ad andare in un supermercato a comprare formaggio grattugiato o sottilette? Bisogna essere proprio imbecilli....e questi consumi sono consumi di massa ! E allora verrebbe quasi da concludere che masse di consumatori talmente sprovvedute meritino di mangiare muffe miste a peli di roditore e pezzi di plastica. Se la massa avesse un pochino di cultura alimentare verrebbe meno la ragione della truffa medesima. Ovvio.

3) visto che i formaggi filanti hanno comunque un largo impiego nella ristorazione valgono le seguenti regole generali: a) è sempre meglio alimentarsi a casa propria; b) se non si è in casa è meglio alimentarsi con prodotti di cui si può riconoscere, quanto più possibile, l'origine.

Andiamo a mangiare la pizza ! Come è buona la pizza !...prodotto italiano per eccellenza diffuso nel mondo...però può essere buona e velenosa al contempo visto che il sapore degli ingredienti avariati può essere ben mimetizzato. Magari anche la plastica fusa, mista ad inchiostro e cacche di topo, ha un buon sapore. E con un buon pezzo di pizza al taglio le masse si fanno il loro spuntino quotidiano. E' il loro meritato junk food.

Queste considerazioni sono conseguenti a quelle che facevo nel post precedente, sul turismo responsabile.