Negli ultimi tempi mi sono ritrovato per forza di cose a leggere diversi articoli pubblicati dal mensile di Legambiente: ho notato la netta involuzione sul piano della sostanza rispetto alla rivista di diversi anni fa.
Nell’ultimo numero, la signora Domenica Ferri di Milano scrive una lettera indignata relativa ad un precedente articolo della rivista in cui si consigliava la “buona pratica” del non tirar lo sciacquone al fine di promuovere il risparmio idrico. Si ricordava un motto del sindaco di Londra, notoriamente astuto, e si invitava a lasciar galleggiare i liquidi gialli…devo dire che quel tipo di consigli fa un certo schifo anche a me…credo vadano ignorati in quanto esempio di stupido e triviale pseudo-ambientalismo. Il direttore Fratoddi però, non contento della sua precedente gaffe, risponde alla lettera della signora Domenica (anzi, la usa a pretesto) per insistere sulla sua raffinata teoria: non è il caso “di gettare 15 lt di acqua potabile”, quel gesto va semmai “rimandato alla fine della giornata”….sì, avete letto bene! Questo è il direttore della “storica rivista degli ambientalisti”….per dirla con la signora Domenica Ferri. Ancora non è chiaro come egli sia riuscito a fare il giornalista e a diventar direttore…né ho avuto ancora tempo di chiarire se è vero che egli sia davvero docente all’Università di Cassino: sarebbe il colmo! Spero per l’Università che si tratti di un errore…
Ho notato questo scambio di epistole perché sono molto sensibile al tema del risparmio, idrico e non. Al contempo detesto lo sporco e il puzzo. In viaggio, si sa, è bene sapersi abituare anche alle condizioni estreme…l’ho fatto tante volte. A casa però amo l’igiene, nella sporcizia non riesco proprio a starci.
Ora, sono oltre 10 anni che uso la buona acqua potabile che mi arriva dall’Amiata solo per bere e cucinare…per tutte le altre funzioni utilizzo l’acqua piovana di raccolta. Peraltro mi sembra assurdo dover pagare l’acqua…per fortuna viene ancora dal cielo. Quando si costruisce o ristruttura una casa bisogna usare il cervello (se lo si possiede) e predisporre l’impianto idrico in modo adeguato. Anche nei condomini di città ci si può rendere autosufficienti (o quasi) da un punto di vista idrico.
Per questi motivi ho trovato la risposta del Fratoddi alla signora Domenica assolutamente insulsa per quanto coerente con la statura intellettuale del personaggio.
In un’ottica minimalista, un ambientalista serio (ma anche una semplice persona dotata di buon senso) avrebbe risposto informando che:
1) esistono sciacquoni aventi capienza di 5lt e non 15lt
2) pur mantenendo il vecchio sciacquone, alcune pietre possono fare all’uopo
3) l’urina è gialla quando ci si alimenta male e si beve poco e peggio. Se lo stile di vita è invece ottimale, l’urina è chiara e trasparente. E non puzza molto. In ogni caso è bene non lasciarla ristagnare.
Invece il Fratoddi ha scelto la risposta più consistente con la sua esperienza diretta. Mi veniva da ridere nel leggerlo perché io già avevo saputo, prima ancora che scrivesse, che lui prediligeva il giallo intenso, il color dell’ambra…a ben pensarci è solo giusto dunque che egli non tiri lo sciacquone di giorno e rimandi l’atto sacrificale alla sera. Con grande gioia, immagino, di quella povera ragazza che stoicamente ha scelto di condividere l’appartamento con lui.
Ma la cosa diventa seria se si considera che il Fratoddi passa diverse ore alla redazione, in Via Salaria, che se non sbaglio annovera 12 membri tra cui alcune signore oltre al direttore…più diversi collaboratori che passano di lì. Limitiamoci ai primi (residenti) e consideriamo una media di 4 emissioni/giorno pro capite: fa 52 getti/giorno i quali, in conformità del verbo fratoddiano, verranno fatti eventualmente defluire solo a tarda sera: dai coraggiosi lavoratori dell’impresa di pulizie che ha avuto la ventura di vincere l’appalto nel buco nero di Via Salaria. C’è solo da sperare che tra i 12 ci sia qualcuna/o, un Giuda, che riesca ogni tanto a far di solido: in alcuni casi, il Fratoddi ha fatto sapere che ammette delle deroghe e acconsente allo spreco idrico…
so che per un tozzo di pane la gente sviluppa spesso comportamenti ovini ma sarà mai possibile che nessuna di quelle ragazze trovi la dignità di ribellarsi e denunciare imbecillità e truffe?
Non ho potuto non pensare alle condizioni in cui versavano quei quartieri con latrina unica della vecchia Pechino, ancora esistenti 10 anni fa. Son purtroppo la norma in tante parti del mondo.
E pensare che egli voleva “venire a trovarmi”…sentiva che “potevamo essere amici”…me lo disse mentre mi offriva il secondo posto al concorso-truffa, indetto dalla sua rivista e da Legambiente, e in questo blog ampiamente descritto. Naturalmente mi son ben guardato dall’accettare…avrei corso un bel rischio nel prendermi in casa un tal soggetto! Non avrei nemmeno potuto mandarlo alla concimaia nel campo perché le sue scorie avrebbero contaminato il terriccio che uso per l’orto e sarebbero entrate nel ciclo biologico.
Peraltro, nel suo editoriale, lo scatenato direttore ci informa con un certo vezzo di possedere un motorino elettrico. Accidenti, direbbe qualcuno, questo sì che è un vero ambientalista…scientifico per giunta! Egli però omette di specificare ove ricarichi la batteria. Se il Fratoddi è produttore di energia “pulita” tutto va bene e mi congratulo con lui ma ho dubbi molto seri che questo sia il caso.
Ora, per generare elettricità in una centrale tradizionale, circa due terzi dell’energia primaria contenuta nel combustibile fossile vanno persi anzi, scaldano il Pianeta…ciò vuol dire che per 1KWh consumato dal Fratoddi altri due equivalenti se ne vanno in fumo. Poi ci sono le perdite dovute ad effetti dissipativi in fase di trasporto e trasformazione. Esistono anche centrali con turbine più efficienti e sistemi di cogenerazione ma non sono neanche troppo diffusi. E’ molto plausibile dunque che il motorino del Fratoddi contribuisca ad un carico inquinante complessivo paragonabile a quello di un qualsiasi altro motorino. Semplicemente lui sposta l’inquinamento dal centro di Roma al luogo di produzione dell’energia che lui candidamente brucia. L’enfasi mediatica sul mezzo di trasporto elettrico allude però ad un comportamento ineccepibile. Questo è un classico esempio di eco-demagogia diffusa in certi ambienti ignoranti di politicanti e pseudo ambientalisti italioti. Il trasporto elettrico non vuol dire un fico secco se non si spiega in dettaglio come è stata prodotta quell’elettricità…rischia di essere coerente con l’ipocrisia di chi non vuole lo sporco a casa sua ma lo consente qualche chilometro più in là…è la famosa logica del NIMBY.
Nello stesso editoriale egli ci informa poi che gli capita spesso di stare in piedi alla stazione Tuscolana ad aspettare il treno che non passa….tutto ciò per arrivare in via Salaria! Si lamenta e non gli passa per l’anticamera del cervello l’idea di prendere una bicicletta e di pedalare. Non è distante, gli farebbe pure bene e sarebbe l’unica cosa sensata…
Cara signora Domenica, lei però è ancor più ingiusta di me…. Noi non abbiamo capito che ci troviamo di fronte ad un personaggio speciale, un moderno demiurgo. “Ambra” viene dal greco “elektron” e fu proprio a partire da questa straordinaria resina fossile che i greci osservarono le prime forme di elettricità…per l’appunto. L’ambra, Bernstein, mi è sempre piaciuta, è bella e può esser preziosa. Il nostro demiurgo possiede una fontana d’ambra allo stato liquido ed ha dunque avviato un processo virtuoso: la utilizza per alimentare il suo motorino. Ecco perché non tira lo sciacquone! Ha capito signora Domenica? Sappia che l’ambra raggiunge lo stato liquido attorno ai 300 gradi centigradi….è dunque inevitabile che il direttore sia molto sensibile alle grandi questioni del riscaldamento globale. Vive in prima persona la cosiddetta “febbre del Pianeta”. La sente addosso.
Seriamente: non passa mese senza che laNuovaEcologia sfoderi un numero incredibile di Fesserie e Falsità…dalle ecolavatrici ai commenti sui premi Nobel, dalle notizie ambientali ai dati sulle energie rinnovabili! Naturalmente non posso commentare tutto. Ogni iscritto a Legambiente che riceve la rivista ed è dotato di senso critico deciderà se utilizzarla per accendere la stufa, come ho fatto io 5 minuti fa, termovalorizzando il rifiuto.
So che alcuni lo fanno già.
Naturalmente la rivista usa a fini commerciali alcune facce famose dell’ambientalismo internazionale, per esempio Vandana Shiva che appare come “collaboratrice”. Chi traduce i suoi articoli? Mah….intanto altri collaboratori più giovani di Shiva vengono pagati (forse!) con oltre un anno di ritardo. Il Direttore dice che non ha liquidi….e questi giovani giornalisti avrebbero anche la pretesa di essere pagati in ambra! Il Direttore non li sopporta più…lui deve alimentare il motorino elettrico e loro fanno bene a cercare altre strade.
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