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Molti avranno tratto un bel sospiro di sollievo nel vedere calare nettamente il prezzo del petrolio al barile che si traduce in una riduzione (per forza di cose non altrettanto netta) dei prezzi dei carburanti e di diversi beni di consumo. In realtà la storia del petrolio è una storia di prezzi altalenanti e, attualmente, non c'è dubbio che il calo della domanda internazionale dovuto alla recessione quasi globale ha inciso sul calo del prezzo del petrolio. Questo fatto congiunturale è però un'arma a doppio taglio per due motivi:
1) prezzi troppo bassi scoraggiano e riducono gli investimenti delle compagnie petrolifere nella ricerca di nuovi giacimenti (oramai pochi) e nella ottimizzazione delle tecniche estrattive. Se e quando poi la domanda tornerà a crescere, l'offerta di un bene peraltro in esaurimento difficilmente sarà adeguata e i prezzi torneranno ad esplodere. Si seguano in proposito le dichiarazioni di individui che conoscono l'argomento, ad esempio il Ministro dell'Energia del Qatar.
2) prezzi troppo bassi inducono a pericolose illusioni, portano a far credere che "il petrolio sia ancora conveniente" e che pertanto gli investimenti in fonti rinnovabili siano postponibili e comunque non prioritari. Ho l'impressione che questa idea malsana si sia diffusa in parecchi settori non lungimiranti dell'opinione pubblica e della politica italiana e non solo. In passato la politica dei prezzi del petrolio calmierati fu sostenuta da astuti sceicchi sauditi proprio per non far fuggire governi e consumatori occidentali in altre direzioni energetiche.
Sarebbe invece questo il momento per intensificare gli investimenti nelle energie rinnovabili, in primis il solare termico e fotovoltaico, per garantire una transizione quanto più rapida possibile all'economia del post-petrolio che, piaccia o non piaccia, ha da venire. In proposito consiglio la lettura dell'intervista a Seth Leitman, autore di Build your own electric vehicle, al link
http://www.treehugger.com/files/2008/12/what_does_it_ta.php
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