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Qualche mese fa il Madagascar è stato devastato da violenti scontri che hanno portato alle dimissioni del suo Presidente. Queste notizie appaiono e scompaiono velocemente dai media, vengono divorate dal susseguirsi di eventi e pochi ne comprendono il significato. Torno ora a citare quell'isola grande e sconosciuta ai più perchè mi interessano in particolare le questioni della produzione del cibo e della organizzazione del sistema alimentare. Infatti dietro a quegli scontri c'era anche la decisione del Governo malgascio di "affittare" enormi estensioni di terra agricola all' azienda Daewoo la quale intendeva coltivarvi grano da esportare in Sud Corea. Naturalmente i contadini malgasci sarebbero stati espropriati delle loro terre e la Daewoo avrebbe impiegato i suoi lavoratori.
Questo caso non è isolato ed anzi riflette il nuovo corso nei rapporti agricolo-alimentari internazionali. Paesi ricchi di capitali ma poveri di terre comprano (o affittano) terre in Paesi poveri. Molti vedono in questa nuova tendenza una forma di nuova politica coloniale, altri sostengono che gli investitori portano tecnologie e infrastrutture in terre desolate che altrimenti rimarrebbero improduttive. Probabilmente entrambe le posizioni hanno molti elementi di verità. Il fatto è che, negli ultimi tre anni, circa 20 milioni di ettari di terre agricole sono state soggette a transazione: i principali acquirenti sono Cina, Sud Corea, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Libia, Bahrain, India; i principali venditori delle proprie terre sono Sudan, Tanzania, Etiopia, Cambogia, Indonesia. Una lista dettagliata degli affari in corso è pubblicata dall' International Food Policy Research Institute.
Le acquisizioni di terre da parte di compagnie di Paesi potenti in Paesi fertili ma poveri hanno luogo da quasi 400 anni e la storia della rivoluzione industriale inglese è intrecciata alla formazione del moderno sistema alimentare mondiale. Il tea e lo zucchero furono essenziali carburanti per alimentare a basso costo la forza lavoro del sistema industriale britannico (per quanto lo zucchero denotasse ancora nell'Inghilterra del Seicento uno status elitario) e così l' Impero Britannico aveva molte ragioni per estendersi dalla Cina e India (tea) ai Caraibi (zucchero) .
Ora cambiano e si moltiplicano gli attori dei nuovi processi di globalizzazione ed è nuovo il fatto che buona parte delle compravendite avvenga direttamente tra i Governi degli Stati e non solo tra privati. Nuova è anche la scala del fenomeno dietro al quale c'è la grande questione della sicurezza alimentare che ossessiona diversi Paesi ricchi con capitali da investire. L' Arabia Saudita ad esempio aveva un grosso deficit alimentare e per colmarlo ha avviato grandi progetti di irrigazione in zone desertiche sfruttando bacini acquiferi che però difficilmente si riformano e comunque molto lentamente. Recentemente sta prevalendo l'opinione che convenga coltivare le terre altrui.
Comprare le terre dei Paesi poveri significa assicurarsi sufficienti derrate alimentari ma anche e soprattutto le sorgenti d' acqua che in quelle terre si trovano.
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