Nella Sicilia meridionale, le straordinarie falesie che sovrastano la spiaggia di Eraclea Minoa contengono giganteschi depositi di cristalli di gesso risalenti a circa 5.5 milioni di anni fa, epoca in cui il Mar Mediterraneo evaporò a causa della chiusura del collegamento con l’Atlantico probabilmente determinata dal sollevamento dell’attuale penisola iberica e dell’Africa settentrionale [1] e dalla loro conseguente collisione. Mi trovavo tre anni fa su quella magnifica spiaggia vicina alle foci del fiume Platani e da lì decisi di proseguire il mio viaggio in bicicletta risalendo la valle del fiume, verso il cuore della Sicilia occidentale. Scoprii così lentamente un pezzo dei Monti Sicani, territorio di rara bellezza e di grande interesse sia storico-archeologico che geologico-ambientale. Il paesaggio agrario e i pascoli lasciano spesso il posto all’ambiente naturale della macchia mediterranea che, perlomeno nelle zone di bassa quota, presenta boscaglie di leccio e corbezzolo arricchite da un sottobosco di pungitopi, biancospini, prugnoli e gustosi asparagi. I popolamenti arborei artificiali sono costituiti principalmente da conifere ma si incontrano spesso anche gli eucalipti i quali però, assorbendo grandi quantità d’acqua, risultano funzionali solo in zone umide e paludose o alle altitudini più elevate. Raggiunsi Sant’Angelo Muxaro, arroccato in posizione strategica su di una collina di gesso cristallino lungo le cui pareti furono ritrovate, già a partire dal ‘700, diverse tombe di forma rotonda (tholos) con preziosi reperti oggi custoditi nei musei archeologici siciliani ed al British Museum di Londra. Le tombe monumentali, rinvenute negli anni trenta del secolo scorso, sono considerate le più importanti di Sicilia. Qui aveva sede Kamikos, la città fortezza del popolo Sicano considerato indigeno, almeno nel senso che esso ha costituito la più antica società strutturata di cui si hanno tracce in Sicilia. Le rocce gessose del colle di Sant’Angelo Muxaro, depositatesi in seguito al prosciugamento del Mediterraneo, hanno subito nel tempo l’azione solvente dell’acqua che ha creato fenomeni e paesaggi carsici di grande rilevanza speleologica. Qui fui introdotto alla speleologia dagli appassionati e competenti fondatori dell’Associazione Val di Kam [2] peraltro impegnata da anni nella promozione di attività economiche e di un turismo qualificato che arrechi vero beneficio alla popolazione locale.
Sono tornato quest’anno nei Monti Sicani ed ho apprezzato ancora una volta il senso dell’ospitalità e il forte legame alle tradizioni che anima le genti di questo territorio, per sua fortuna non colpito dal virus del turismo di massa. A San Biagio Platani ho visto giovani e meno giovani che lavoravano da settimane nella preparazione degli artistici addobbi per la secolare festa degli Archi di Pasqua sotto i quali avviene l’incontro tra Gesù risorto e la Madonna. Più a nord, non distante dalle sorgenti del Platani e a circa 1000 metri di altitudine, ho visitato l’Eremo di santa Rosalia alla Quisquina, costruito verso la fine del 1600 attorno alla grotta in cui la signora, quattro secoli e mezzo prima, aveva vissuto da eremita. E’ un complesso di grande valore architettonico che va visitato possibilmente non d’estate onde evitare le folle vocianti e poter cogliere l’intensa spiritualità del luogo. E’ gestito dalla Cooperativa la Quercia Grande [3], anch’essa sorta per promuovere servizi di un turismo rurale che, oltre ad essere non invasivo, risulta piacevole ed economico. L’Eremo è situato nella Riserva Naturale Orientata « Monte Cammarata », Sito di Importanza Comunitaria che copre circa 2000 ha tra i comuni di Cammarata, San Giovanni Gemini e Santo Stefano Quisquina. Col prezioso accompagnamento del personale dell’ Associazione Oros [4], ho visitato questa Riserva al cui interno si trova il Vivaio Filici [5] gestito dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana e specializzato nella produzione di conifere, latifoglie e varie specie mediterranee tra le quali il carrubo. Cito questa longeva pianta [6], originaria del mediterraneo orientale e sin dai tempi remoti parte integrante del paesaggio siciliano, perché mi sembra oggi ingiustamente trascurata e, in Italia, spesso incredibilmente sconosciuta. Credo che i Vivai forestali abbiano un ruolo fondamentale nel preservare e trasmettere una autentica cultura ambientale che peraltro costituisce premessa per lo sviluppo di attività economiche (e turistiche) di alto valore produttivo. Sarebbe forse opportuno che gli Enti pubblici preposti finanziassero a dovere queste strutture.
I Monti Sicani comprendono anche la valle del fiume Magazzolo e la valle del Sosio con gli interessanti borghi di Palazzo Adriano, sede di un’antico casale abitato da comunità albanesi di rito greco, e Prizzi, nella cui struttura urbanistica e territoriale sono evidenti i segni del prospero periodo di presenza araba in Sicilia.
Ho voluto evidenziare solo alcuni elementi caratteristici di questo territorio che di certo non appartiene ai circuiti del turismo canonico ma che può offrire al viaggiatore indipendente una messe impressionante di stimoli e suggestioni. Non ho accennato alla ricchezza gastronomica della zona e alla genuinità dei sapori che pure costituiranno un’esperienza indimenticabile nonchè parte essenziale di un vero viaggio, a piedi o in bici, nell’entroterra della Sicilia occidentale [7].
[1] Svend Duggen et al. Nature vol. 422, pg. 602 (2003). DOI:10.1038/nature01553
[3] http://www.quisquina.com - http://www.sicilianascosta.it/
[4] http://www.oros-sicilia.it/
[5] Agli amanti della botanica consiglio una chiacchierata col sig. Vincenzo Alongi, Istruttore
tecnico forestale, responsabile del Vivaio.
[6] E’ una pianta a sessi separati la quale però mantiene astutamente un certo numero di fiori
ermafroditi onde garantirsi una possibilità di riproduzione in più. I suoi frutti, noti nel nord
Europa come “pane di San Giovanni”, sono privi di glutine, ricchi di fibre, di vitamine e di
calcio, potassio e manganese. E’ mangiato tradizionalmente durante la festa ebraica di Tu
Bishvat, il Capodanno degli Alberi. I suoi semi, in virtù del loro presunto peso uniforme,
venivano usati come unità di massa (carato) per pesare oro e pietre preziose.
.[7] I Monti Sicani sono facilmente raggiungibili in treno (con trasporto bici). Sulla linea Palermo-
Agrigento, le stazioni di riferimento sono: 1) Acquaviva-Casteltermini, 2) Cammarata-San
Giovanni Gemini.
Quanto ai pernottamenti, oltre alle forme di “albergo diffuso” offerte da Val di Kam e Quercia
Grande, segnalo con piacere Poggio Belvedere (San Giovanni Gemini -
http://www.poggiobelvedere-sicilia.it) in quanto è una struttura accogliente ed autosufficiente
da un punto di vista termico (riscaldamento a biomasse), dunque costruita usando il cervello.
In bellissima posizione si trova poi, nei pressi di Cammarata, l’attraente agriturismo Luci di
Luna.
Purtroppo esistono anche strutture ricettive costruite in stile pacchiano, pompose ed energivore.
Capita che questi assurdi termodinamici siano stati co-finanziati con quattrini pubblici: trattasi
di classici investimenti improduttivi. Il turista intelligente pernotterà in strutture intelligenti e
lascerà vuote quelle energivore.
A Cammarata, in Contrada Gilferraro, consiglio una visita all’Azienda Agricola Barno-Lo
Scrudato (tel 0922 909593), fondata e gestita da persone che amano davvero gli animali. Tra le
altre cose qui viene prodotto il superbo latte d’asina di razza ragusana.
A San Giovanni Gemini c’è una gemma: le creazioni artistiche di zucchero della famosa
Pasticceria Virga - http://www.pasticceriavirga.it
FOTO in:
1) Palazzo Adriano: la piazza resa famosa dal film “Nuovo Cinema Paradiso”
2) Capre Girgentane nell’Azienda Agricola Barno-Lo Scrudato
3) Sant’Angelo Muxaro
4) Al caseificio di Sant’Angelo Muxaro
5) Lo storico panificio di Sant’Angelo Muxaro
6) San Biagio Platani: decorazioni per la festa degli Archi
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