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L'Università italiana ha gli stessi difetti della società in cui è radicata: troppo spesso vengono premiati i servi, i brocchi e gli anziani.
Esce un libro-analisi del Prof. Perotti. La recensione è al link
http://www.corriere.it/cultura/08_settembre_30/universita_malata_25731d20-8ebc-11dd-8a6d-00144f02aabc.shtml
Aggiungo che si accentua il carattere classista anche della ricerca italiana: molti giovani ricercatori sono di famiglia ricca o comunque benestante, dunque possono permettersi di fare ricerca solo perchè vengono mantenuti per anni e anni da papà...mentre mamma lava loro le mutande e prepara gli spaghetti.
Tante giovani ricercatrici e ricercatori sono molto brave/i (soprattutto in Fisica ma anche in altre Scienze). Molti altri sono invece emeriti brocchi che non pubblicano mai un fico secco e passano il tempo a leccare il sedere del loro capo. Il quale, a sua volta e a suo tempo, fece la stessa cosa.
Forse qualcuno comincia a svegliarsi....
http://www.055news.it/notizia.asp?idn=17166
6 comments:
sono d'accordo, ma non ho capito il tuo riferimento ai ricercatori di fisica o, al massimo, di scienze. Non pensi che chiudi le tue idee in un piccolissimo steccato della conoscenza? NOn pensi che non siano bravi ricercatori gli architetti, i letterati, i giuristi, i filosofi, gli storici, ecc.?
Sì, senz'altro tutti i settori della conoscenza sono importanti e senz'altro ci sono bravi ricercatori in tutti i campi del sapere. Ho però la netta sensazione che i percorsi formativi e i meccanismi di selezione non siano tutti uguali e che i livelli di rigore differiscano (anche molto) da Facoltà a Facoltà e spesso anche da Dipartimento a Dipartimento. Naturalmente la durezza degli studi e il grado di rigore varia sia nello spazio che nel tempo. Oltre alla produttività strettamente universitaria mi interessa poi anche la capacità concreta dei singoli di realizzare. Ad esempio, ricordo che alcuni anni fa interpellai 9 architetti su questioni specifiche inerenti alla costruzione di una casa: erano professionisti ma mi resi ben conto che nessuno di loro era in grado di progettare una casa vera nè, tantomeno, di farla in concreto. Infatti, a casa loro, non erano autosufficienti e dipendevano drammaticamente da combustibili fossili. Avevano studiato per nulla.
ti segnalo questo articolo uscito il 29 settembre
http://www.stampa.cnr.it/RassegnaStampa/08-09/080928/JD93F.tif
ciao
Elisa
grazie Elisa, è un articolo ben scritto...visto che sei lettrice attenta di questo blog, mi piacerebbe davvero sapere chi sei. E' possibile?
Avevo inserito un commento nei giorni precedenti, ma poi non è apparso.
Ti chiedo se nel post parli con cognizione di causa. Se ignoranza e servilismo sono diffusi nella tua università. Se hai riscontrato che atteggiamenti di piaggeria alterano da te i meccanismi di reclutamento. Se ritieni che il livello culturale nella tua sede sia adeguato agli standard internazionali.
Io parlo e scrivo sempre con cognizione di causa però non interloquisco con gli anonimi. Ho già detto e scritto diverse volte (anche su liste universitarie) che considero l'anonimato sinonimo di vigliaccheria nonchè presupposto di sottocultura omertosa. Ho riscontrato diverse volte come la rete funga da schermo protettivo, nel web anche i coglioni si sentono leoni. Chi non ha il coraggio di firmarsi, per me, non ha nemmeno diritto di stare al mondo.
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