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Il mio precedente Post ha avuto un buon successo. La cosa mi fa piacere perchè il tema era davvero importante ma anche perchè il Post era dedicato ad un amico vero, un uomo speciale. Ed infatti diverse amiche si sono interessate a lui, molte vorrebbero conoscerlo perchè dicono che sprizza sensualità da tutti i pori. Le ho assicurate che la foto con cui egli si presenta corrisponde paro paro alla realtà: è un soggetto interessante a prima vista e simpatico a pelle. E' uno che si gode la vita. C'è stato anche chi ha proposto di fondare un fan club su Facebook...con Luciano Misìci saremmo tutte felici....sono euforiche, mi tocca trattenerle.
Veniamo a temi seri. Ho proposto il caso di un Professore Ordinario che ha pubblicato in tutto (e in gruppo) 8 lavori scientifici (7 secondo il database internazionale delle pubblicazioni scientifiche). Stando al suo curriculum, egli è diventato Ricercatore quando aveva nr. 0 (zero) pubblicazioni e, successivamente, Professore Associato quando aveva nr. 0 (zero) pubblicazioni. Se non ha fatto qualche errore scrivendo il suo CV, risulta che egli abbia pubblicato il primo lavoro nel 1997 (all'età di 47 anni !!) e sia diventato Professore Ordinario quando aveva 5 pubblicazioni scientifiche. Naturalmente fatte in gruppo. L'unico lavoro che, stando al suo CV, egli avrebbe fatto da solo nel 1998 è, manco a farlo apposta, quello che non appare nel database internazionale. Lui si è giustificato dicendo che è nella media del suo Settore Scientifico Disciplinare ma si tratta di una balla palese. I matematici di valore pubblicano eccome, sia in quantità che in qualità. Ho anche una breve, piccola esperienza personale in materia.
Siamo dunque di fronte ad un caso scandaloso, non unico e nemmeno raro. Ci si domanda: come ha fatto a fare carriera? A rigore egli non sarebbe nemmeno dovuto entrare nell'Università!
La risposta è nel suo stesso CV. Egli ha fatto tutta la carriera nella cittadina universitaria dell'Italia centrale in cui è nato. Non si è mai mosso da lì, fatta eccezione per una escursione nella lontanissima Perugia subito dopo la laurea. Pur non avendo alcun merito scientifico egli ha dunque tessuto rapporti sociali nel contesto locale. Organizza e partecipa a riunioni che non servono a un fico secco se non a stabilire rapporti di "amicizia". Egli assicura la sua presenza in sede anche se non fa niente. Il suo look noioso non è dunque casuale ma è consistente con il suo stile di vita, il suo viso è espressione diretta del suo gretto provincialismo. Trasmette noia anche quando fa lezione. Egli non può avere un' idea effervescente e originale semplicemente perchè non ha mai goduto.
Abbiamo dunque individuato l'origine del carcinoma che colpisce l'Università e tanti settori della società italiana...è il Localismo. Se Tizio nasce nella città X, dovrebbe poi da lì andarsene nel mondo per aprirsi gli orizzonti e magari poter anche tornare in futuro dove è nato...ma dopo degli anni! Se rimane tutta la vita lì, è ovvio che si rimbecillisce e diventa repellente. Il Localismo si intreccia poi in Italia con la dimensione gruppal-familistica. Il cocktail è perverso e micidiale. Ci vorrebbero dunque qui norme precise che obblighino Tizio ad emigrare da dove è nato e cresciuto. Ci vuole aria fresca.
In conclusione, propongo un bel lavoro sulla questione (generale) della meritocrazia apparso qualche tempo fa su Harward Law Review, la rivista della Harward Law School.
2 comments:
Tutto giusto. Pero' lo stipendio da ricecatore universitario entrante e' 1170 Euro (dopo circa dieci anni di precariato). Chi si sposta con quella cifra ? Ci vogliono i giusti incentivi alla mobilita'
Verissimo. I quattrini sono un punto chiave. La mobilità deve però iniziare ben prima di diventare ricercatori...a quell'età è troppo tardi comunque per sprovincializzarsi.
Prego solo ancora una volta di non lasciare commenti anonimi. In genere non li pubblico, questa volta ho fatto eccezione perchè l'osservazione era precisa e importante.
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