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I risultati più evidenti delle elezioni europee sono tre:
1) Crescono l'astensionismo e il disinteresse per i temi della politica europea e per l'idea stessa di Europa.
2) Quasi ovunque, dall' Olanda all' Ungheria, in Austria, Danimarca e Finlandia, diventano forti le squadre razziste e di estrema destra che, nel contesto della crisi economica, cavalcano le paure del popolino e individuano nell'immigrazione un tema vincente. Il popolino in crisi tende sempre a vedere nell'immigrato un possibile competitore, dunque un nemico. E' emblematico il caso ungherese dove la formazione razzista e antisemita Jobbik prende quasi il 15% dei voti mescolando sentimenti nazionalisti, ricette protezionistiche e parole d'ordine anti-globalizzazione. Dopo anni di boom economico, nei quali moltissimi ungheresi hanno investito contraendo prestiti in valute occidentali, è arrivato il crollo. E l'Ungheria ha evitato il fallimento totale solo grazie ad un maxi prestito della Banca Mondiale, dell'Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale. Questo è il contesto in cui prosperano i razzisti di Jobbik.
3) Crescono quasi ovunque i partiti ambientalisti, dalla Danimarca al BeNeLux, dalla Lettonia alla Grecia. I Verdi Europei mettono insieme 50 eurodeputati, 9 in più di prima, l'incremento più rilevante per un singolo gruppo parlamentare. Grande è il contributo dei Gruenen di Germania (14 Europarlamentari) e di Europe Ecologie di Francia (14 Europarlamentari) guidata da Cohn-Bendit. A riprova del fatto che anche le persone e i leaders contano, Europe Ecologie diventa il secondo partito di Francia alla pari con i socialisti.
In Europa fa eccezione l'Italia in cui la cultura ambientalista è notoriamente marginale. Il Paese appare generalmente inebetito e stanco, rassegnato ad una dimensione politica generalmente squallida. Anche se, qua e là, diversi fringuelli e fringuelle lavorano localmente con molto profitto e prospettive.
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