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In questi giorni l' Amazonia peruviana è teatro di scontri molto violenti tra polizia e popolazioni indigene le quali si oppongono alle nuove leggi che implementano precedenti accordi commerciali tra Perù e USA e consentono: a) estrazioni di petrolio e gas, b) attività minerarie, c) disboscamenti ed export di legname pregiato. In sintesi, le popolazioni indigene si oppongono alla distruzione del loro habitat. E' la solita storia, già vista in tanti posti, di conflitto tra interessi di compagnie multinazionali e diritti di popolazioni locali.
Questa volta però gli indigeni dell' Amazonia si sono giustamente ben organizzati e, oltre a compiere da mesi varie azioni di sabotaggio, hanno ora preso in ostaggio alcune decine di poliziotti dando così grande risalto alla loro azione. Ci sono stati già molti morti da entrambe le parti e il Presidente Garcia, impopolare ma sostenuto dalle compagnie che investono in Perù, sembra finalmente in crisi. Anche perchè i sabotaggi agli importanti gasdotti colpiscono la capacità di generazione di energia elettrica e le forniture sono già razionate in molte zone. Quindi cresce il malcontento generale.
Poichè le risorse del Pianeta sono finite, è evidente che non si possono continuare a sfruttare le materie prime all'infinito. Quando la coperta è corta non copre tutto il letto. E i conflitti del tipo peruviano diventeranno sempre più frequenti.
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