Questo blog nasce con l'intento di dare un contributo alla diffusione di una cultura ambientalista sia teorico-scientifica che operativa. E libera da intrallazzi. Strada facendo qualche divagazione si fa necessaria. ******* Motivation which inspires this blog is helping to spread an environmental culture with both scientific and practical sound basis. Above all, a Frauds Free culture. Some contributions on other issues are published according to latest news and needs.
Thursday, December 9, 2010
Cambiamenti Climatici: Comportamenti Nazionali
*
Qualsiasi persona di buon senso ed alfabetizzata sa che la questione del Cambiamento Climatico è la più importante tra tutte quelle che gli umani si trovano ad affrontare.
In concomitanza con la Conferenza di Cancun, una delle tante inutili conferenze, il German Watch e Climate Action Network pubblicano l'invece utile Climate Change Performance Index 2011. Questo studio valuta e confronta le prestazioni dei 57 Paesi del mondo maggiormente responsabili delle emissioni di gas-serra. Mentre i tentativi di coordinare internazionalmente una politica per il clima falliscono ripetutamente, si registrano a livello nazionale alcune buone prestazioni. Secondo i criteri adottati dagli analisti è il Brasile a comportarsi meglio di tutti mentre l'Arabia Saudita fa peggio di tutti. L' Italia sta verso il fondo della classifica.
Nessuna nazione risulta eccellente e, in particolare, nessuna nazione riesce a ridurre le emissioni di CO_2 pro capite. Insomma andiamo male. Buona lettura.
Qualsiasi persona di buon senso ed alfabetizzata sa che la questione del Cambiamento Climatico è la più importante tra tutte quelle che gli umani si trovano ad affrontare.
In concomitanza con la Conferenza di Cancun, una delle tante inutili conferenze, il German Watch e Climate Action Network pubblicano l'invece utile Climate Change Performance Index 2011. Questo studio valuta e confronta le prestazioni dei 57 Paesi del mondo maggiormente responsabili delle emissioni di gas-serra. Mentre i tentativi di coordinare internazionalmente una politica per il clima falliscono ripetutamente, si registrano a livello nazionale alcune buone prestazioni. Secondo i criteri adottati dagli analisti è il Brasile a comportarsi meglio di tutti mentre l'Arabia Saudita fa peggio di tutti. L' Italia sta verso il fondo della classifica.
Nessuna nazione risulta eccellente e, in particolare, nessuna nazione riesce a ridurre le emissioni di CO_2 pro capite. Insomma andiamo male. Buona lettura.
Tuesday, December 7, 2010
Sull' Efficienza delle Reti Elettriche
*
La critica più sensata che viene generalmente avanzata ad alcune fonti di energia rinnovabile (solare, eolica) è che esse sono intermittenti, dunque esse non sarebbero in grado di far fronte con continuità alla domanda degli utenti. Questa è una critica seria con implicazioni importanti, mentre altre critiche di impronta pseudo-estetica...." i pannelli solari sono brutti ".... risultano semplicemente ridicole e dunque non meritevoli di attenzione.
In realtà, tutte le fonti di energia elettrica sono, per ragioni diverse e in condizioni diverse, inaffidabili tant'è che tutte le reti elettriche del mondo sono soggette a cadute nelle prestazioni o a blackouts. Gli stessi impianti convenzionali di generazione si bloccano e, ad esempio, un impianto a combustibili fossili degli USA rimane fuori servizio per circa l' 8% del tempo.
La rete elettrica, nata solo 128 anni fa vicino al ponte di Brooklyn grazie a Edison, è senz'altro una delle opere più complesse e vulnerabili realizzate dagli umani. Fondamentale in questo processo fu il contributo di Nikola Tesla, grande esperto di elettromagnetismo, il quale intui l'importanza di creare una rete elettrica alimentata da corrente alternata. A differenza della corrente continua (sostenuta da Edison), la corrente alternata può essere trasportata per grandi distanze e, in tal modo, il luogo della produzione energetica può essere disaccoppiato dal luogo del consumo dell'elettricità. Tesla fu anche molto generoso e rinunciò alle royalties su i suoi brevetti venduti a Westinghouse. Questi, salvato dalla bancarotta, iniziò a plasmare la rete elettrica che noi oggi conosciamo...l'energia prodotta dalle cascate del Niagara poteva essere convogliata ad oltre 600kms di distanza sino a New York.
Il 9 Novembre 1965, trenta milioni di persone abitanti di nove Stati USA del Nord-Est e di una provincia Canadese rimangono al buio. E' il primo disastro su grande scala a rivelare la vulnerabilità della rete elettrica: venne poi appurato che fu un relais di controllo (impostato su di un valore troppo basso) in una centrale idroelettrica di Queenstown, Ontario, a scatenare onde anomale di corrente che mandarono in tilt tutta la Eastern Interconnection. Un piccolo errore-perturbazione scatena un blackout gigantesco. E' un pò come aggiungere un granello di sabbia ad un mucchio di sabbia già grande fatto di tanti granelli...prima o poi il mucchio crolla. Il sistema complesso, fatto di tante parti interagenti, ha le sue criticalità.
Quel 9 Novembre, assieme a tanti altri eventi più recenti, qualcosa dovrebbe insegnare almeno a chi ha testa per capire. Le macro-reti alimentate da mega-centrali sono vulnerabili e inefficienti. I fattori di costo dovuti alla trasmissione, trasformazione, distribuzione della corrente rischiano di essere maggiori dei costi produttivi medesimi. Non basta dunque cambiare i modi in cui si vende l'elettricità e scalfire (magari solo in apparenza) qualche monopolio. E' necessario ripensare la rete ed alimentarla con centrali piccole e diffuse, capaci di produrre elettricità laddove essa viene consumata.
Non ha senso costruire centrali da 1 Gigawatt per soddisfare bisogni umani che sono essenzialmente dell'ordine di qualche Kilowatt. Il gap di potenza è colossale. Quei bisogni, che peraltro vanno razionalizzati, possono essere soddisfatti localmente mediante micro-reti alimentate da un sistema integrato di fonti rinnovabili adatto alle esigenze dei vari luoghi. In questo contesto, il solare termico e fotovoltaico, risultano fondamentali in quasi tutto il mondo proprio perchè si installano in modo diffuso abbattendo così i costi di trasmissione. Le stesse intermittenze produttive di alcune fonti rinnovabili non sembrano poi così problematiche come attestano diverse esperienze di integrazione nelle reti elettriche dell'energia eolica. Anzi, in Inghilterra, i picchi di produzione di elettricità dal vento si hanno proprio nelle ore di massima domanda elettrica. E per l'energia solare, sia nella forma termica che elettrica, sono possibili diverse metodologie di accumulo, alcune peraltro già praticate, capaci di rilasciare l'energia quando il sole non splende.
Naturalmente le micro-reti dovranno essere integrate in modo che eventuali deficienze locali dell'una possano essere sopperite da un'altra. Mi sembra che la strada sia obbligata. In questo contesto la produzione di energia elettrica da centrali nucleari risulta anacronistica, un dinosauro produttivo centralistico e inefficiente che non si concilia con reti elettriche decentrate e flessibili.
Dietro alle scelte di politica energetica ci sono dunque diverse visioni del mondo e del modo in cui dobbiamo abitare il Pianeta.
La critica più sensata che viene generalmente avanzata ad alcune fonti di energia rinnovabile (solare, eolica) è che esse sono intermittenti, dunque esse non sarebbero in grado di far fronte con continuità alla domanda degli utenti. Questa è una critica seria con implicazioni importanti, mentre altre critiche di impronta pseudo-estetica...." i pannelli solari sono brutti ".... risultano semplicemente ridicole e dunque non meritevoli di attenzione.
In realtà, tutte le fonti di energia elettrica sono, per ragioni diverse e in condizioni diverse, inaffidabili tant'è che tutte le reti elettriche del mondo sono soggette a cadute nelle prestazioni o a blackouts. Gli stessi impianti convenzionali di generazione si bloccano e, ad esempio, un impianto a combustibili fossili degli USA rimane fuori servizio per circa l' 8% del tempo.
La rete elettrica, nata solo 128 anni fa vicino al ponte di Brooklyn grazie a Edison, è senz'altro una delle opere più complesse e vulnerabili realizzate dagli umani. Fondamentale in questo processo fu il contributo di Nikola Tesla, grande esperto di elettromagnetismo, il quale intui l'importanza di creare una rete elettrica alimentata da corrente alternata. A differenza della corrente continua (sostenuta da Edison), la corrente alternata può essere trasportata per grandi distanze e, in tal modo, il luogo della produzione energetica può essere disaccoppiato dal luogo del consumo dell'elettricità. Tesla fu anche molto generoso e rinunciò alle royalties su i suoi brevetti venduti a Westinghouse. Questi, salvato dalla bancarotta, iniziò a plasmare la rete elettrica che noi oggi conosciamo...l'energia prodotta dalle cascate del Niagara poteva essere convogliata ad oltre 600kms di distanza sino a New York.
Il 9 Novembre 1965, trenta milioni di persone abitanti di nove Stati USA del Nord-Est e di una provincia Canadese rimangono al buio. E' il primo disastro su grande scala a rivelare la vulnerabilità della rete elettrica: venne poi appurato che fu un relais di controllo (impostato su di un valore troppo basso) in una centrale idroelettrica di Queenstown, Ontario, a scatenare onde anomale di corrente che mandarono in tilt tutta la Eastern Interconnection. Un piccolo errore-perturbazione scatena un blackout gigantesco. E' un pò come aggiungere un granello di sabbia ad un mucchio di sabbia già grande fatto di tanti granelli...prima o poi il mucchio crolla. Il sistema complesso, fatto di tante parti interagenti, ha le sue criticalità.
Quel 9 Novembre, assieme a tanti altri eventi più recenti, qualcosa dovrebbe insegnare almeno a chi ha testa per capire. Le macro-reti alimentate da mega-centrali sono vulnerabili e inefficienti. I fattori di costo dovuti alla trasmissione, trasformazione, distribuzione della corrente rischiano di essere maggiori dei costi produttivi medesimi. Non basta dunque cambiare i modi in cui si vende l'elettricità e scalfire (magari solo in apparenza) qualche monopolio. E' necessario ripensare la rete ed alimentarla con centrali piccole e diffuse, capaci di produrre elettricità laddove essa viene consumata.
Non ha senso costruire centrali da 1 Gigawatt per soddisfare bisogni umani che sono essenzialmente dell'ordine di qualche Kilowatt. Il gap di potenza è colossale. Quei bisogni, che peraltro vanno razionalizzati, possono essere soddisfatti localmente mediante micro-reti alimentate da un sistema integrato di fonti rinnovabili adatto alle esigenze dei vari luoghi. In questo contesto, il solare termico e fotovoltaico, risultano fondamentali in quasi tutto il mondo proprio perchè si installano in modo diffuso abbattendo così i costi di trasmissione. Le stesse intermittenze produttive di alcune fonti rinnovabili non sembrano poi così problematiche come attestano diverse esperienze di integrazione nelle reti elettriche dell'energia eolica. Anzi, in Inghilterra, i picchi di produzione di elettricità dal vento si hanno proprio nelle ore di massima domanda elettrica. E per l'energia solare, sia nella forma termica che elettrica, sono possibili diverse metodologie di accumulo, alcune peraltro già praticate, capaci di rilasciare l'energia quando il sole non splende.
Naturalmente le micro-reti dovranno essere integrate in modo che eventuali deficienze locali dell'una possano essere sopperite da un'altra. Mi sembra che la strada sia obbligata. In questo contesto la produzione di energia elettrica da centrali nucleari risulta anacronistica, un dinosauro produttivo centralistico e inefficiente che non si concilia con reti elettriche decentrate e flessibili.
Dietro alle scelte di politica energetica ci sono dunque diverse visioni del mondo e del modo in cui dobbiamo abitare il Pianeta.
Thursday, December 2, 2010
Biocarburanti Efficienti: Panicum Virgatum
*
La discussione sulla reale efficacia e utilità dei bio-carburanti è sempre più ampia e le opinioni spesso divergono.
Le caratteristiche di un buon bio-carburante, sia esso bio-etanolo o bio-diesel, sono essenzialmente tre:
a) deve avere un buon bilancio energetico, nel senso che l'energia necessaria a produrre un litro di bio-carburante deve essere molto inferiore all'energia che da esso litro si può estrarre;
b) deve, qualora prodotto da coltura, richiedere poca acqua per l'irrigazione;
c) non deve interferire con colture ad uso alimentare onde evitare turbolenze e speculazioni sui mercati dei cereali fondamentali per il sostentamento di buona parte degli umani.
La produzione di bio-etanolo lignocellulosico sembra tra le più promettenti. In particolare sono promettenti le ricerche sul Panicum Virgatum, pianta molto diffusa nel Nord America, proprio perchè soddisfa a tutti e tre i requisiti elencati. Scopo della ricerca tecnologica è principalmente quello di sviluppare trattamenti enzimatici a basso costo capaci di convertire la cellulosa in zuccheri e dunque in etanolo.
Uno studio, appena pubblicato su Biomacromolecules da alcuni ricercatori del Oak Ridge National Laboratory e Georgia Institute of Technology, mi sembra a tal proposito molto interessante.
Generalmente la biomassa lignocellulosica è costituita da tre polimeri: 1) cellulosa, polimero formato da catene di glucosio assemblate in strutture fibrose e cristalline, 2) Hemicellulosa, un polimero contenente diversi zuccheri, 3) Lignina, polimero pesante che riveste le fibre di cellulosa.
Al fine di estrarre glucosio è necessario decomporre le fibre di cellulosa mediante idrolisi enzimatica ma gli enzimi possono attaccare le fibre solo dopo che gli strati di hemicellulosa e lignina sono stati rimossi. Ecco perchè è necessario trattare la biomassa meccanicamente e chimicamente. Questi trattamenti naturalmente incidono sul prezzo finale del bio-etanolo dunque devono essere efficienti.
Lo studio citato analizza, mediante tecniche di diffusione di neutroni, i cambiamenti strutturali nella lignocellulosa del Panicum Virgatum indotti da un pre-trattamento della biomassa in acido solforico caldo.
Questo trattamento risulta efficace nel redistribuire la lignina, nel dissolvere l'hemicellulosa e nel aumentare il diametro delle fibre di cellulosa. Ciò favorirebbe la digeribilità della cellulosa da parte degli enzimi e aumenterebbe l'efficienza nella produzione di bio-etanolo.
La discussione sulla reale efficacia e utilità dei bio-carburanti è sempre più ampia e le opinioni spesso divergono.
Le caratteristiche di un buon bio-carburante, sia esso bio-etanolo o bio-diesel, sono essenzialmente tre:
a) deve avere un buon bilancio energetico, nel senso che l'energia necessaria a produrre un litro di bio-carburante deve essere molto inferiore all'energia che da esso litro si può estrarre;
b) deve, qualora prodotto da coltura, richiedere poca acqua per l'irrigazione;
c) non deve interferire con colture ad uso alimentare onde evitare turbolenze e speculazioni sui mercati dei cereali fondamentali per il sostentamento di buona parte degli umani.
La produzione di bio-etanolo lignocellulosico sembra tra le più promettenti. In particolare sono promettenti le ricerche sul Panicum Virgatum, pianta molto diffusa nel Nord America, proprio perchè soddisfa a tutti e tre i requisiti elencati. Scopo della ricerca tecnologica è principalmente quello di sviluppare trattamenti enzimatici a basso costo capaci di convertire la cellulosa in zuccheri e dunque in etanolo.
Uno studio, appena pubblicato su Biomacromolecules da alcuni ricercatori del Oak Ridge National Laboratory e Georgia Institute of Technology, mi sembra a tal proposito molto interessante.
Generalmente la biomassa lignocellulosica è costituita da tre polimeri: 1) cellulosa, polimero formato da catene di glucosio assemblate in strutture fibrose e cristalline, 2) Hemicellulosa, un polimero contenente diversi zuccheri, 3) Lignina, polimero pesante che riveste le fibre di cellulosa.
Al fine di estrarre glucosio è necessario decomporre le fibre di cellulosa mediante idrolisi enzimatica ma gli enzimi possono attaccare le fibre solo dopo che gli strati di hemicellulosa e lignina sono stati rimossi. Ecco perchè è necessario trattare la biomassa meccanicamente e chimicamente. Questi trattamenti naturalmente incidono sul prezzo finale del bio-etanolo dunque devono essere efficienti.
Lo studio citato analizza, mediante tecniche di diffusione di neutroni, i cambiamenti strutturali nella lignocellulosa del Panicum Virgatum indotti da un pre-trattamento della biomassa in acido solforico caldo.
Questo trattamento risulta efficace nel redistribuire la lignina, nel dissolvere l'hemicellulosa e nel aumentare il diametro delle fibre di cellulosa. Ciò favorirebbe la digeribilità della cellulosa da parte degli enzimi e aumenterebbe l'efficienza nella produzione di bio-etanolo.
Friday, November 26, 2010
High Quality Tourism in Malta
*
Malta is, in a nutshell, a concentrate of some major contradictions affecting several contemporary societies. The former British colony (independent since 1964) hosts more than 400.000 people on a tiny area of 316 square kms yielding a density above 1300 inhabitants per square km, the seventh highest in the world. Or rather the fourth, after removing from the top list of States, Macau and Hongkong (now belonging to China) plus Gibraltar (belonging to UK).
Greatly located in the heart of the Mediterranean, Malta is a main mass-tourism destination getting roughly 1.5 million visitors per year, many of them from England. Besides, foreign investors attracted by a sound and rewarding banking system, have poured their money into the Maltese archipelago and favored real estate growth. As a result the beautiful island, one time rich in biodiversity and endemic species, has been heavily looted to get room for the building sector expansion. Still the island, a blending of Arabic, Italian and English influences, retains so much character and history to make it worth a travel.
Avoid going there since April till half October and rather visit Malta, together with Gozo, in the late autumn or winter season. In Malta, you will get a glimpse of the fantastic as it had to be landscape if you explore the western coastline: reach Mosta by bus from La Valletta and go on walking westward. Take care of the hunters, a true plague in Malta, and hike from the Golden Bay to Fommir Rih Bay.
Smell the scent of the Mediterranean thyme shrubs, watch the sea squill widespread in the coastal guarigues, pick up wild rocket and carrots, get some almonds and will also find snails on the tree branches as they are fond of the leaves. Thus you've done your healthy meal for free. High quality tourism is fun and cheap also in Malta whereas mass-tourism is expensive and boring. Mass-individuals need "travel" agencies to be packed in standard and horrible hotels. In such resorts, the mass-individual will encounter plenty of kin types to mirror his/her insignificance. The mass tourist needs high densities to display and satisfy its stupidity.
Oddly LonelyPlanet guide book highly praises the Radisson Blu Resort dominating the Golden Bay in North-Western Malta. This huge as much as awful building is an eyesore scarring the Bay as it can be seen from far away. I bet Carolyn Bain had a great, profitable staying at that Hotel but I wonder whether the LonelyPlanet author has a scrap of environmental awareness !
Don't follow LP advice (in this case) and rather stay at Mallia's residence in Mosta. David and Mary promote and practice organic farming in Malta and will be proud to introduce you to the archipelago flora and history.
It is definitely worth spending few days in Gozo which is less densely populated than Malta. Being based in Xlendi , you may easily explore the gorgeous cliffs along the south west coast. Again take care of the hunters, some of them are children, which infest the area shooting the birds. Their stupidity is such that, due to the lack of wildlife, they buy and release pigeons to have some targets to shoot.
Brainless human behavior patterns are widespread throughout the world, some of them are recurrent.
Hike and find fields generously covered by yellow-flowered wild rocket: it is for free and organic, thus take advantage. If you are lucky, you may learn about the rocket virtues from some local beauty who likes harvesting the herb. Also buy a fresh Lampuki from the fisherman at Piazza San Frangisk in the nice island capital Victoria. Freshly milked sheep milk is available at kind shepherds in Munxar. Dinner and breakfast should be tasty, healthy and cheap. The rule of thumb is: the more you avoid restaurants the better you eat. This holds everywhere. Moreover, giving your money directly to the producers you weaken parasitic middlemen in the food distribution chain. From producers to consumers, this is the main recipe to eat well.
From Xlendi, climb up towards north-west and head to Dweira along the coastal paths. Once there you will see, in the Bay, the Fungus Rock islet whose flat top hosts the rare Cynomorium Coccineum well known to the Arabs and later to the Maltese Knights Hospitaller for its medicinal properties. Compare it with the quite similar Cynomorium songaricum widely used in Chinese traditional medicine.
These are just a few hints to make you curious about these places.
The crowds of tourists looking for the all inclusive hotel with swimming pool infest mainly the eastern coast between Bugibba and Sliema. Not to waste time and energy, keep far from that zone also in winter. If you want to know more about nature in Malta and don't like going solo then contact the environmentalist Ms Annalise Falzon. She is the right person at the right place.
In the following, I'll come back to the population density issue which troubles so much several parts of the Planet.
Malta is, in a nutshell, a concentrate of some major contradictions affecting several contemporary societies. The former British colony (independent since 1964) hosts more than 400.000 people on a tiny area of 316 square kms yielding a density above 1300 inhabitants per square km, the seventh highest in the world. Or rather the fourth, after removing from the top list of States, Macau and Hongkong (now belonging to China) plus Gibraltar (belonging to UK).
Greatly located in the heart of the Mediterranean, Malta is a main mass-tourism destination getting roughly 1.5 million visitors per year, many of them from England. Besides, foreign investors attracted by a sound and rewarding banking system, have poured their money into the Maltese archipelago and favored real estate growth. As a result the beautiful island, one time rich in biodiversity and endemic species, has been heavily looted to get room for the building sector expansion. Still the island, a blending of Arabic, Italian and English influences, retains so much character and history to make it worth a travel.
Avoid going there since April till half October and rather visit Malta, together with Gozo, in the late autumn or winter season. In Malta, you will get a glimpse of the fantastic as it had to be landscape if you explore the western coastline: reach Mosta by bus from La Valletta and go on walking westward. Take care of the hunters, a true plague in Malta, and hike from the Golden Bay to Fommir Rih Bay.
Smell the scent of the Mediterranean thyme shrubs, watch the sea squill widespread in the coastal guarigues, pick up wild rocket and carrots, get some almonds and will also find snails on the tree branches as they are fond of the leaves. Thus you've done your healthy meal for free. High quality tourism is fun and cheap also in Malta whereas mass-tourism is expensive and boring. Mass-individuals need "travel" agencies to be packed in standard and horrible hotels. In such resorts, the mass-individual will encounter plenty of kin types to mirror his/her insignificance. The mass tourist needs high densities to display and satisfy its stupidity.
Between Ghajn Tuffieha- and Gnejna Bay |
Oddly LonelyPlanet guide book highly praises the Radisson Blu Resort dominating the Golden Bay in North-Western Malta. This huge as much as awful building is an eyesore scarring the Bay as it can be seen from far away. I bet Carolyn Bain had a great, profitable staying at that Hotel but I wonder whether the LonelyPlanet author has a scrap of environmental awareness !
"Amazingly beautiful" Radisson Blu Resort in Golden Bay |
Don't follow LP advice (in this case) and rather stay at Mallia's residence in Mosta. David and Mary promote and practice organic farming in Malta and will be proud to introduce you to the archipelago flora and history.
It is definitely worth spending few days in Gozo which is less densely populated than Malta. Being based in Xlendi , you may easily explore the gorgeous cliffs along the south west coast. Again take care of the hunters, some of them are children, which infest the area shooting the birds. Their stupidity is such that, due to the lack of wildlife, they buy and release pigeons to have some targets to shoot.
Brainless human behavior patterns are widespread throughout the world, some of them are recurrent.
Live pigeons on sell for bird addicted Maltese hunters |
Hike and find fields generously covered by yellow-flowered wild rocket: it is for free and organic, thus take advantage. If you are lucky, you may learn about the rocket virtues from some local beauty who likes harvesting the herb. Also buy a fresh Lampuki from the fisherman at Piazza San Frangisk in the nice island capital Victoria. Freshly milked sheep milk is available at kind shepherds in Munxar. Dinner and breakfast should be tasty, healthy and cheap. The rule of thumb is: the more you avoid restaurants the better you eat. This holds everywhere. Moreover, giving your money directly to the producers you weaken parasitic middlemen in the food distribution chain. From producers to consumers, this is the main recipe to eat well.
Maltese wild rocket gatherer |
From Xlendi, climb up towards north-west and head to Dweira along the coastal paths. Once there you will see, in the Bay, the Fungus Rock islet whose flat top hosts the rare Cynomorium Coccineum well known to the Arabs and later to the Maltese Knights Hospitaller for its medicinal properties. Compare it with the quite similar Cynomorium songaricum widely used in Chinese traditional medicine.
These are just a few hints to make you curious about these places.
The crowds of tourists looking for the all inclusive hotel with swimming pool infest mainly the eastern coast between Bugibba and Sliema. Not to waste time and energy, keep far from that zone also in winter. If you want to know more about nature in Malta and don't like going solo then contact the environmentalist Ms Annalise Falzon. She is the right person at the right place.
Fungus Rock |
In the following, I'll come back to the population density issue which troubles so much several parts of the Planet.
Sunday, November 21, 2010
Colazione al bar, Obesi ed Alimentazione di Qualità
*
Un' inchiesta sui bar delle stazioni pubblicata 4 anni fa da Altroconsumo ricordava come fossero oltre 10 milioni gli italiani che fanno "colazione al bar" almeno due volte la settimana. L' espressione è gergale proprio perchè esprime un' abitudine di massa (basta passare davanti al bar di un qualsiasi paese per notare dentro tanti birilli su due piedi con mani facenti presa su cappuccino e cornetto...brios dicono loro!).
Un' altra inchiesta sui cereali per la prima colazione pubblicata 2 anni fa dalla medesima Associazione dei consumatori rivelava come quella roba prodotta dalle multinazionali dell'alimentazione fosse una botta di zuccheri, grassi e sale. Sia che facciano colazione a casa o al bar, gli italiani iniziano la giornata ingurgitando porcherie. Tant'è che i bambini italiani sono i più obesi d'Europa e sia gli adulti che i bambini sono spesso stitici, diabetici ( 3 milioni ), allergici a mille cose...non digeriscono, hanno mal di pancia e quant'altro. E' buffo il popolo lamentoso.
Alla luce dei fatti noti e documentati dall' Organizzazione Mondiale della Sanità, risulta ridicola la credenza diffusa secondo la quale "gli italiani mangerebbero bene". L'assenza di una cultura della colazione è un macro-difetto nazionale che balza agli occhi di qualsiasi viaggiatore colto che venga in Italia.
Basta poi entrare in un qualsiasi supermercato per vedere cosa la massa infila nel carrello e dunque nello stomaco. Crolla dunque anche questo mito della buona cucina italiana. Essa c'è ma si manifesta sporadicamente, non è quotidianità.
I supermercati, dominati dalle grandi catene di distribuzione, sono circa uguali in tutto il mondo e il gusto della massa deve essere quanto più uniformato possibile proprio per soddisfare alle esigenze commerciali dei Padroni del Cibo. L'obesità è una delle grandi piaghe contemporanee tanto più allarmante in quei Paesi delle Americhe in cui la distribuzione del cibo è strettamente monopolizzata.
Tornando a noi, non basteranno poi le decine di migliaia di ricette della tradizione regionale italiana a cambiare lo stato delle cose. Infatti:
a) tali ricette sono in gran parte troppo elaborate proprio perchè le massaie nei secoli, volendo dimostrare a mariti e parenti la propria creatività, cucinavano per ore e più cucinavano (cuocevano) più distruggevano gli ingredienti di partenza....."per fare un buon sugo ci vogliono ore"...dicevano le nonne pazienti...infatti alla fine tutti mangiavano roba pesante, stracotta!
b) Inoltre le massaie, cuoche e cuochi sono spesso ignoranti, ieri come oggi, dunque eccedono nell'uso dei grassi e degli zuccheri. Mescolano persino proteine diverse: molti piatti della tradizione, le lasagne e i pasticci, gli antipasti misti di salumi e formaggi e la fiorentina coi fagioli, sono gustose porcherie da un punto di vista nutrizionale.
Insomma l'appello alla tradizione serve a poco.
E' pacifico che in Italia esista una gamma di prodotti alimentari straordinaria per varietà e qualità. Tale produzione continua però a essere consumata da pochi anche perchè succede che quei prodotti abbiano un certo costo. Spesso non giustificato, ma i fanatici del bio sono attratti da ciò che costa: anche pagare molto fa status.
Aumentano perfortuna i mercati in cui i produttori vendono direttamente i loro prodotti ma intanto continuano a diffondersi luccicanti centri commerciali, nuovi centri di socialità che, insieme agli outlets, costituiscono i veri templi della stupidità di massa.
Sono innumerevoli i prodotti alimentari italiani contrassegnati da un qualche marchio di denominazione sia esso DOC, DOP o quant'altro ma a me queste cose dicono poco....la mozzarella di bufala campana è una DOP di qualità di lunga data. Se però le bufale pascolano nei campi in cui la camorra brucia o sversa i rifiuti le mozzarelle diventano bufale di qualità. E gli esempi potrebbero continuare....la famosa pizza è fatta con formaggio fuso ma il formaggio fuso è prodotto da aziende a volte senza scrupoli.... Anche la qualità può dunque essere velenosa e il veleno spesso non si riconosce al palato. Lo si ingurgita ed agisce quando è dentro.
Come già sottolineato di recente, le produzioni con denominazioni di qualità non sono poi esenti dall'infiltrazione di soya e mais geneticamente modificato oramai praticamente onnipresenti nel cibo industriale.
Di recente mi trovavo a Malta ospite di una coraggiosa famiglia che pratica agricoltura organica di qualità in un contesto difficile. Loro sono molto consapevoli e attenti al rapporto tra alimentazione e ambiente. David e Mary hanno un cavallo e del pollame che vengono nutriti anche con del mangime acquistato nei consorzi locali. Non riescono però a trovare un mangime senza tracce di soya GM...mi hanno dato le etichette degli squisiti prodotti che comprano. E' roba importata da terre vicine a Malta, prodotta chissà dove. Per rispetto del loro cavallo, ho fatto presente che ci sono comunque altre strade per evitare le trappole delle aziende biotech e di commercianti che vendono deliziosi mangimi rispettando peraltro le normative vigenti in materia di etichettatura...speriamo bene.
Il piatto nazionale maltese è il Fenek, un coniglio cucinato in vari modi. Tutti lo mangiano in ogni festa e raduno. Ogni ristorante lo propone e piace anche al turismo di massa che infesta l'isola. Anche i conigli sono allevati in massa e stanno in gabbie in cui vengono nutriti con spazzatura GM.
Il Fenek è una prelibatezza come la pizza e la mozzarella.
Un' inchiesta sui bar delle stazioni pubblicata 4 anni fa da Altroconsumo ricordava come fossero oltre 10 milioni gli italiani che fanno "colazione al bar" almeno due volte la settimana. L' espressione è gergale proprio perchè esprime un' abitudine di massa (basta passare davanti al bar di un qualsiasi paese per notare dentro tanti birilli su due piedi con mani facenti presa su cappuccino e cornetto...brios dicono loro!).
Un' altra inchiesta sui cereali per la prima colazione pubblicata 2 anni fa dalla medesima Associazione dei consumatori rivelava come quella roba prodotta dalle multinazionali dell'alimentazione fosse una botta di zuccheri, grassi e sale. Sia che facciano colazione a casa o al bar, gli italiani iniziano la giornata ingurgitando porcherie. Tant'è che i bambini italiani sono i più obesi d'Europa e sia gli adulti che i bambini sono spesso stitici, diabetici ( 3 milioni ), allergici a mille cose...non digeriscono, hanno mal di pancia e quant'altro. E' buffo il popolo lamentoso.
Alla luce dei fatti noti e documentati dall' Organizzazione Mondiale della Sanità, risulta ridicola la credenza diffusa secondo la quale "gli italiani mangerebbero bene". L'assenza di una cultura della colazione è un macro-difetto nazionale che balza agli occhi di qualsiasi viaggiatore colto che venga in Italia.
Basta poi entrare in un qualsiasi supermercato per vedere cosa la massa infila nel carrello e dunque nello stomaco. Crolla dunque anche questo mito della buona cucina italiana. Essa c'è ma si manifesta sporadicamente, non è quotidianità.
I supermercati, dominati dalle grandi catene di distribuzione, sono circa uguali in tutto il mondo e il gusto della massa deve essere quanto più uniformato possibile proprio per soddisfare alle esigenze commerciali dei Padroni del Cibo. L'obesità è una delle grandi piaghe contemporanee tanto più allarmante in quei Paesi delle Americhe in cui la distribuzione del cibo è strettamente monopolizzata.
Tornando a noi, non basteranno poi le decine di migliaia di ricette della tradizione regionale italiana a cambiare lo stato delle cose. Infatti:
a) tali ricette sono in gran parte troppo elaborate proprio perchè le massaie nei secoli, volendo dimostrare a mariti e parenti la propria creatività, cucinavano per ore e più cucinavano (cuocevano) più distruggevano gli ingredienti di partenza....."per fare un buon sugo ci vogliono ore"...dicevano le nonne pazienti...infatti alla fine tutti mangiavano roba pesante, stracotta!
b) Inoltre le massaie, cuoche e cuochi sono spesso ignoranti, ieri come oggi, dunque eccedono nell'uso dei grassi e degli zuccheri. Mescolano persino proteine diverse: molti piatti della tradizione, le lasagne e i pasticci, gli antipasti misti di salumi e formaggi e la fiorentina coi fagioli, sono gustose porcherie da un punto di vista nutrizionale.
Insomma l'appello alla tradizione serve a poco.
E' pacifico che in Italia esista una gamma di prodotti alimentari straordinaria per varietà e qualità. Tale produzione continua però a essere consumata da pochi anche perchè succede che quei prodotti abbiano un certo costo. Spesso non giustificato, ma i fanatici del bio sono attratti da ciò che costa: anche pagare molto fa status.
Aumentano perfortuna i mercati in cui i produttori vendono direttamente i loro prodotti ma intanto continuano a diffondersi luccicanti centri commerciali, nuovi centri di socialità che, insieme agli outlets, costituiscono i veri templi della stupidità di massa.
Sono innumerevoli i prodotti alimentari italiani contrassegnati da un qualche marchio di denominazione sia esso DOC, DOP o quant'altro ma a me queste cose dicono poco....la mozzarella di bufala campana è una DOP di qualità di lunga data. Se però le bufale pascolano nei campi in cui la camorra brucia o sversa i rifiuti le mozzarelle diventano bufale di qualità. E gli esempi potrebbero continuare....la famosa pizza è fatta con formaggio fuso ma il formaggio fuso è prodotto da aziende a volte senza scrupoli.... Anche la qualità può dunque essere velenosa e il veleno spesso non si riconosce al palato. Lo si ingurgita ed agisce quando è dentro.
Come già sottolineato di recente, le produzioni con denominazioni di qualità non sono poi esenti dall'infiltrazione di soya e mais geneticamente modificato oramai praticamente onnipresenti nel cibo industriale.
Di recente mi trovavo a Malta ospite di una coraggiosa famiglia che pratica agricoltura organica di qualità in un contesto difficile. Loro sono molto consapevoli e attenti al rapporto tra alimentazione e ambiente. David e Mary hanno un cavallo e del pollame che vengono nutriti anche con del mangime acquistato nei consorzi locali. Non riescono però a trovare un mangime senza tracce di soya GM...mi hanno dato le etichette degli squisiti prodotti che comprano. E' roba importata da terre vicine a Malta, prodotta chissà dove. Per rispetto del loro cavallo, ho fatto presente che ci sono comunque altre strade per evitare le trappole delle aziende biotech e di commercianti che vendono deliziosi mangimi rispettando peraltro le normative vigenti in materia di etichettatura...speriamo bene.
Il piatto nazionale maltese è il Fenek, un coniglio cucinato in vari modi. Tutti lo mangiano in ogni festa e raduno. Ogni ristorante lo propone e piace anche al turismo di massa che infesta l'isola. Anche i conigli sono allevati in massa e stanno in gabbie in cui vengono nutriti con spazzatura GM.
Il Fenek è una prelibatezza come la pizza e la mozzarella.
Friday, November 19, 2010
Tartufo, Burro, Parmigiano e Soya GM
*
E' in corso a San Giovanni d'Asso la consueta manifestazione di Novembre che celebra il prezioso tubero della zona, il tartufo, soprattutto quello bianco. Sabato scorso ho partecipato ad un interessante incontro-conferenza che aveva per oratori il colto Direttore del museo del tartufo, il dinamico tartufaio e giudice sensoriale Pinarello ed il famoso eno-gastronomo Angelini, esperto di analisi sensoriale.
Premetto che non spenderei mai 1€ per comprare 1grammo di tartufo il cui potere nutrizionale è pressochè nullo. Preferisco la rucola selvatica e il timo ma il tubero mi risulta affascinante da un punto di vista botanico. Per questo ho partecipato. Attorno al suo aroma si è creato un bel business e, se costa uno sproposito, è anche perchè ci son tanti fessacchiotti contenti di pagare tanto anche solo per qualche decina di grammi con cui condire un crostino o un uovo. Poi, dopo aver toccato il cielo con un dito, tornano a mangiarsi le patatine fritte e alla consueta alimentazione basata su pasta e carne.
Ho ascoltato con attenzione il simpatico e affabile enogastronomo. Provo ammirazione per questi signori che riescono a sentire il profumo di carciofo nell'olio e quello di mirtillo nel vino. Trovo straordinaria la quantità di aggettivi che riescono a sfoderare per descrivere cose in fondo banali. Sabato scorso ho imparato che il tartufo bianco verrebbe esaltato dall'abbinamento col burro o col parmigiano (mentre il nero si accompagna all'olio di oliva). Ho fatto però notare all'enogastronomo che bisognerebbe far attenzione nel consumare burro e parmigiano per due motivi:
a) il burro industriale contiene generalmente significative quantità di PCB e la cosa è particolarmente preoccupante in Italia.
b) il parmigiano è generalmente prodotto (fanno eccezione alcuni, pochi produttori) con latte di mucche alimentate con soya proveniente dal SudAmerica, dunque geneticamente manipolata (GM). La cosa è arcinota.
Il gentile enogastronomo,
a) non sapeva cosa fossero i PCB,
b) mi ha chiesto se la soya GM finisse nel latte !
E' impressionante il livello di ignoranza scientifica di massa ed anche di coloro dotati di olfatto straordinario.
Mentre crescono le prove scientifiche della presenza di DNA proveniente da soya GM nei tessuti di animali che la mangiano, è evidente che su questioni tanto delicate andrebbero perlomeno adottati principi di precauzione, dunque andrebbe evitato l'acquisto di tutte le porcherie alimentari che possono contenere soya o mais GM. Anche perchè non se ne conosce l'impatto.
Se per gustare bene il tartufo bianco si finisce con l'ingerire del veleno, mi sembra consigliabile rinunciare al tubero e optare per la rucola selvatica. Si risparmia due volte e ci si mantiene fringuelli. Meglio semmai il tartufo nero che costa di meno e si può abbinare ad un sano olio.
A proposito di soya GM, invito lettrici, lettori e l'enogastronomo a guardarsi, qui di seguito, il bellissimo documentario sulla storia della Monsanto. Chi non fosse già al corrente impara anche cosa sono i PCB. Buona visione.
E' in corso a San Giovanni d'Asso la consueta manifestazione di Novembre che celebra il prezioso tubero della zona, il tartufo, soprattutto quello bianco. Sabato scorso ho partecipato ad un interessante incontro-conferenza che aveva per oratori il colto Direttore del museo del tartufo, il dinamico tartufaio e giudice sensoriale Pinarello ed il famoso eno-gastronomo Angelini, esperto di analisi sensoriale.
Premetto che non spenderei mai 1€ per comprare 1grammo di tartufo il cui potere nutrizionale è pressochè nullo. Preferisco la rucola selvatica e il timo ma il tubero mi risulta affascinante da un punto di vista botanico. Per questo ho partecipato. Attorno al suo aroma si è creato un bel business e, se costa uno sproposito, è anche perchè ci son tanti fessacchiotti contenti di pagare tanto anche solo per qualche decina di grammi con cui condire un crostino o un uovo. Poi, dopo aver toccato il cielo con un dito, tornano a mangiarsi le patatine fritte e alla consueta alimentazione basata su pasta e carne.
Ho ascoltato con attenzione il simpatico e affabile enogastronomo. Provo ammirazione per questi signori che riescono a sentire il profumo di carciofo nell'olio e quello di mirtillo nel vino. Trovo straordinaria la quantità di aggettivi che riescono a sfoderare per descrivere cose in fondo banali. Sabato scorso ho imparato che il tartufo bianco verrebbe esaltato dall'abbinamento col burro o col parmigiano (mentre il nero si accompagna all'olio di oliva). Ho fatto però notare all'enogastronomo che bisognerebbe far attenzione nel consumare burro e parmigiano per due motivi:
a) il burro industriale contiene generalmente significative quantità di PCB e la cosa è particolarmente preoccupante in Italia.
b) il parmigiano è generalmente prodotto (fanno eccezione alcuni, pochi produttori) con latte di mucche alimentate con soya proveniente dal SudAmerica, dunque geneticamente manipolata (GM). La cosa è arcinota.
Il gentile enogastronomo,
a) non sapeva cosa fossero i PCB,
b) mi ha chiesto se la soya GM finisse nel latte !
E' impressionante il livello di ignoranza scientifica di massa ed anche di coloro dotati di olfatto straordinario.
Mentre crescono le prove scientifiche della presenza di DNA proveniente da soya GM nei tessuti di animali che la mangiano, è evidente che su questioni tanto delicate andrebbero perlomeno adottati principi di precauzione, dunque andrebbe evitato l'acquisto di tutte le porcherie alimentari che possono contenere soya o mais GM. Anche perchè non se ne conosce l'impatto.
Se per gustare bene il tartufo bianco si finisce con l'ingerire del veleno, mi sembra consigliabile rinunciare al tubero e optare per la rucola selvatica. Si risparmia due volte e ci si mantiene fringuelli. Meglio semmai il tartufo nero che costa di meno e si può abbinare ad un sano olio.
A proposito di soya GM, invito lettrici, lettori e l'enogastronomo a guardarsi, qui di seguito, il bellissimo documentario sulla storia della Monsanto. Chi non fosse già al corrente impara anche cosa sono i PCB. Buona visione.
Thursday, November 18, 2010
Case e Alimentazione...Osservazioni su Stili di Vita Diffusi
*
Questo blog non è stato aggiornato per oltre quattro mesi. Il lungo periodo di pausa è dovuto al fatto che ho avuto molto lavoro da svolgere, l'estate è stata densa di impegni che si sono sommati alle mie usuali attività tant'è che ho persino dovuto rinunciare al mio consueto giro cicloturistico di settembre. Ciò nonostante le mie condizioni di forma sono decisamente buone ed ora, appena uscito da una bella sauna, torno a comporre qualche pensiero. Anche per soddisfare le tante lettrici che, un pò deluse ed un pò preoccupate, in queste settimane mi hanno scritto.
Diversi mesi fa chiesi ad un bravo amico falegname di aiutarmi a fare un lavoretto di ristrutturazione. Non avevo tempo nè voglia di far tutto da me e così, essendo peraltro necessario il contributo di un muratore, il falegname mi presentò il suo amico Nicola. Nicola mi raccontò di aver partecipato al restauro del Duomo di Siena e si mise all'opera coadiuvato dal genero Enzo ma già il primo giorno mi accorsi che si trattava di due brocchi. Non sapevano fare il loro mestiere. Presto Nicola gettò la spugna e chiese al fratello Giuseppe di sostituirlo. Il buon Giuseppe (che mi si presentò come ex capo cantiere del famoso costruttore Impregilo) intervenne aiutato dal simpatico figlio Michele ma, dopo un discreto avvio, i due rimediarono errori clamorosi. A malincuore dovetti liquidarli.
L'imbarazzato falegname mi presentò dunque un suo altro amico muratore, Marco di Collalto (Sinalunga, Siena) che venne in visita: affacciandosi su di una cisterna in giardino ebbe l'accortezza di dire che "vi avrebbe rinchiuso dentro un albanese e lo avrebbe lasciato a marcire lì". Il buon Marco, toscano democratico, fu liquidato all'istante e successivamente affidai il lavoro da fare in cisterna a due bravi ragazzi pugliesi che, ironia della sorte assieme ad un albanese, fecero finalmente bene.
Potrei dilungarmi a raccontare per filo e per segno i fatti che comprovano la generale inettitudine della maggiore parte degli artigiani da me conosciuti nel tempo (e andrebbero aggiunte le varie ditte fornitrici di materiali che brillano per la loro efficienza). Sarebbe però esercizio noioso oltrechè inutile. Si sente dire spesso che "gli italiani sono creativi". Penso ci si riferisca a delle eccezioni.
E' invece utile, in relazione ai temi trattati in questo blog, fare alcune osservazioni basate sull'esperienza diretta accumulata negli anni:
1) le case degli italiani (tanto per limitarci a questa parte di mondo ma le stesse considerazioni valgono anche altrove) fanno generalmente pena perchè coloro che le abitano, che le progettano e che le costruiscono non hanno alcuna cultura dell' abitare. Ci sono eccezioni ma questa è la norma.
2) In case costruite male si vive male. Una buona parte dei problemi sanitari degli italiani deriva dal fatto che essi vivono in case malsane, piene di veleni e prive di luce naturale. Senza luce naturale il cervello non funziona ergo deve esistere una correlazione tra il tasso di stupidità di massa e la qualità dei luoghi dell'abitare di massa. Moltissimi nuovi appartamenti hanno bagni senza finestre. Capisco che farla con vista sul bosco sia privilegio riservato a pochissimi ma non capisco come si possa defecare bene in ambienti privi di luce naturale. E' una limitazione tremenda. In compenso le case standard pullulano di porte che, oltre a rubare diversi metri quadri altrimenti utili, sono sintomo di chiusura mentale.
3) Il settore residenziale assorbe circa il 30% dei consumi nazionali di energia elettrica lorda e circa il 30% dei consumi energetici complessivi. La costruzione e la gestione delle case è settore chiave che richiede drastici interventi onde poter ridurre la spesa energetica complessiva e il carico di emissioni inquinanti in atmosfera.
I vari Nicola, Giuseppe e colleghi credono che il cemento sia ottimo materiale da costruzione e, se non vengono bloccati, lo infilano ovunque possono. Val la pena ricordare che la produzione di cemento è una delle maggiori cause di emissioni antropogeniche di CO_2. Il contributo dell'industria del cemento alla produzione globale di gas serra è stimato nell'ordine del 5%, dunque assai rilevante. Inoltre le case costruite col cemento sono gelide d'inverno e soffocanti d'estate dunque sono pessime e richiedono ulteriori costi energetici. Il giovane Michele mi disse un giorno con orgoglio che "a casa sua aveva l'aria condizionata". Ammetteva dunque di vivere in una casa-colabrodo ma non se ne rendeva conto. Gli spiegai che il condizionatore in realtà scalda anzichè rinfrescare. Non lo aveva mai sentito dire. Il sintomo di un'edilizia fallimentare era per lui sintomo di benessere acquisito. Peraltro anche tante persone presunte colte credono che il condizionatore d'aria serva a far fresco e lo usano in casa e in ufficio. L'ignoranza di massa è talmente sconfinata da risultare persino buffa.
E' poi interessante notare come tutti questi omoni che lì per lì sembrano fortissimi dopo un pò si rivelino debolissimi. Cosa hanno in comune queste persone che formano uno spaccato dell'Italia reale?
a) Sono tutti imbottiti di farmaci, anche i giovanissimi; come minimo sono stati operati all'ulcera o hanno il diabete. Pesano sul sistema sanitario regionale e nazionale e dunque anche su di me. Non vedo perchè io deva pagare contributi fissi e salati a tale sistema di cui peraltro non usufruisco mai visto che il mio ultimo ingresso in una farmacia italiana risale al 1995 e fu per sbaglio.
b) Sono drogati di sigarette, passano una frazione significativa del tempo di lavoro fumando e buttano le cicche per terra; è giusto educarli.
c) Passano diverse ore delle loro giornate, anche non lavorative, seduti in automobili sfavillanti. Spendono per esse diversi quattrini e bruciano fiumi di carburante. Giuseppe venne a trovarmi una domenica mattina verso le 12: si era alzato alle sei ed aveva già fatto 700kms in moto, dal Tirreno all'Atlantico, con un gruppo di amici. Mi disse con un lampo di orgoglio che lui era il capogruppo!
d) Non leggono mai un libro e conducono vite noiose basate sulla routine.
e) Si alimentano in modo orrendo...al mattino non fanno colazione o, se la fanno, ingurgitano biscotti, marmellatine e robaccia dolce. C'è chi mangia fette biscottate e beve latte a lunga conservazione. Il bongiorno si vede dal mattino. A metà mattinata la loro produttività lavorativa crolla...appena fa caldo cominciano a sudare e a lamentarsi...a mezzogiorno smettono di lavorare ed ingurgitano pasta unta, carne e salumi...alle quattro del pomeriggio sono sfiniti. Si dice che "gli Italiani mangiano bene, seguono la dieta mediterranea". Che infatti non esiste.
f) Alla sera si sbattono davanti al televisore. A 50 anni sono finiti.
E' evidente, mi è evidente da anni, che le grandi questioni energetiche del nostro tempo non troveranno soluzioni positive fintantochè non muteranno radicalmente gli stili di vita individuali dominanti in Italia e tante parti del mondo. Le questioni ambientali sono, in questo senso, una conseguenza dell'assenza di cultura di massa. Tornerò presto con esempi concreti su questo nesso.
Questo blog non è stato aggiornato per oltre quattro mesi. Il lungo periodo di pausa è dovuto al fatto che ho avuto molto lavoro da svolgere, l'estate è stata densa di impegni che si sono sommati alle mie usuali attività tant'è che ho persino dovuto rinunciare al mio consueto giro cicloturistico di settembre. Ciò nonostante le mie condizioni di forma sono decisamente buone ed ora, appena uscito da una bella sauna, torno a comporre qualche pensiero. Anche per soddisfare le tante lettrici che, un pò deluse ed un pò preoccupate, in queste settimane mi hanno scritto.
Diversi mesi fa chiesi ad un bravo amico falegname di aiutarmi a fare un lavoretto di ristrutturazione. Non avevo tempo nè voglia di far tutto da me e così, essendo peraltro necessario il contributo di un muratore, il falegname mi presentò il suo amico Nicola. Nicola mi raccontò di aver partecipato al restauro del Duomo di Siena e si mise all'opera coadiuvato dal genero Enzo ma già il primo giorno mi accorsi che si trattava di due brocchi. Non sapevano fare il loro mestiere. Presto Nicola gettò la spugna e chiese al fratello Giuseppe di sostituirlo. Il buon Giuseppe (che mi si presentò come ex capo cantiere del famoso costruttore Impregilo) intervenne aiutato dal simpatico figlio Michele ma, dopo un discreto avvio, i due rimediarono errori clamorosi. A malincuore dovetti liquidarli.
L'imbarazzato falegname mi presentò dunque un suo altro amico muratore, Marco di Collalto (Sinalunga, Siena) che venne in visita: affacciandosi su di una cisterna in giardino ebbe l'accortezza di dire che "vi avrebbe rinchiuso dentro un albanese e lo avrebbe lasciato a marcire lì". Il buon Marco, toscano democratico, fu liquidato all'istante e successivamente affidai il lavoro da fare in cisterna a due bravi ragazzi pugliesi che, ironia della sorte assieme ad un albanese, fecero finalmente bene.
Potrei dilungarmi a raccontare per filo e per segno i fatti che comprovano la generale inettitudine della maggiore parte degli artigiani da me conosciuti nel tempo (e andrebbero aggiunte le varie ditte fornitrici di materiali che brillano per la loro efficienza). Sarebbe però esercizio noioso oltrechè inutile. Si sente dire spesso che "gli italiani sono creativi". Penso ci si riferisca a delle eccezioni.
E' invece utile, in relazione ai temi trattati in questo blog, fare alcune osservazioni basate sull'esperienza diretta accumulata negli anni:
1) le case degli italiani (tanto per limitarci a questa parte di mondo ma le stesse considerazioni valgono anche altrove) fanno generalmente pena perchè coloro che le abitano, che le progettano e che le costruiscono non hanno alcuna cultura dell' abitare. Ci sono eccezioni ma questa è la norma.
2) In case costruite male si vive male. Una buona parte dei problemi sanitari degli italiani deriva dal fatto che essi vivono in case malsane, piene di veleni e prive di luce naturale. Senza luce naturale il cervello non funziona ergo deve esistere una correlazione tra il tasso di stupidità di massa e la qualità dei luoghi dell'abitare di massa. Moltissimi nuovi appartamenti hanno bagni senza finestre. Capisco che farla con vista sul bosco sia privilegio riservato a pochissimi ma non capisco come si possa defecare bene in ambienti privi di luce naturale. E' una limitazione tremenda. In compenso le case standard pullulano di porte che, oltre a rubare diversi metri quadri altrimenti utili, sono sintomo di chiusura mentale.
3) Il settore residenziale assorbe circa il 30% dei consumi nazionali di energia elettrica lorda e circa il 30% dei consumi energetici complessivi. La costruzione e la gestione delle case è settore chiave che richiede drastici interventi onde poter ridurre la spesa energetica complessiva e il carico di emissioni inquinanti in atmosfera.
I vari Nicola, Giuseppe e colleghi credono che il cemento sia ottimo materiale da costruzione e, se non vengono bloccati, lo infilano ovunque possono. Val la pena ricordare che la produzione di cemento è una delle maggiori cause di emissioni antropogeniche di CO_2. Il contributo dell'industria del cemento alla produzione globale di gas serra è stimato nell'ordine del 5%, dunque assai rilevante. Inoltre le case costruite col cemento sono gelide d'inverno e soffocanti d'estate dunque sono pessime e richiedono ulteriori costi energetici. Il giovane Michele mi disse un giorno con orgoglio che "a casa sua aveva l'aria condizionata". Ammetteva dunque di vivere in una casa-colabrodo ma non se ne rendeva conto. Gli spiegai che il condizionatore in realtà scalda anzichè rinfrescare. Non lo aveva mai sentito dire. Il sintomo di un'edilizia fallimentare era per lui sintomo di benessere acquisito. Peraltro anche tante persone presunte colte credono che il condizionatore d'aria serva a far fresco e lo usano in casa e in ufficio. L'ignoranza di massa è talmente sconfinata da risultare persino buffa.
E' poi interessante notare come tutti questi omoni che lì per lì sembrano fortissimi dopo un pò si rivelino debolissimi. Cosa hanno in comune queste persone che formano uno spaccato dell'Italia reale?
a) Sono tutti imbottiti di farmaci, anche i giovanissimi; come minimo sono stati operati all'ulcera o hanno il diabete. Pesano sul sistema sanitario regionale e nazionale e dunque anche su di me. Non vedo perchè io deva pagare contributi fissi e salati a tale sistema di cui peraltro non usufruisco mai visto che il mio ultimo ingresso in una farmacia italiana risale al 1995 e fu per sbaglio.
b) Sono drogati di sigarette, passano una frazione significativa del tempo di lavoro fumando e buttano le cicche per terra; è giusto educarli.
c) Passano diverse ore delle loro giornate, anche non lavorative, seduti in automobili sfavillanti. Spendono per esse diversi quattrini e bruciano fiumi di carburante. Giuseppe venne a trovarmi una domenica mattina verso le 12: si era alzato alle sei ed aveva già fatto 700kms in moto, dal Tirreno all'Atlantico, con un gruppo di amici. Mi disse con un lampo di orgoglio che lui era il capogruppo!
d) Non leggono mai un libro e conducono vite noiose basate sulla routine.
e) Si alimentano in modo orrendo...al mattino non fanno colazione o, se la fanno, ingurgitano biscotti, marmellatine e robaccia dolce. C'è chi mangia fette biscottate e beve latte a lunga conservazione. Il bongiorno si vede dal mattino. A metà mattinata la loro produttività lavorativa crolla...appena fa caldo cominciano a sudare e a lamentarsi...a mezzogiorno smettono di lavorare ed ingurgitano pasta unta, carne e salumi...alle quattro del pomeriggio sono sfiniti. Si dice che "gli Italiani mangiano bene, seguono la dieta mediterranea". Che infatti non esiste.
f) Alla sera si sbattono davanti al televisore. A 50 anni sono finiti.
E' evidente, mi è evidente da anni, che le grandi questioni energetiche del nostro tempo non troveranno soluzioni positive fintantochè non muteranno radicalmente gli stili di vita individuali dominanti in Italia e tante parti del mondo. Le questioni ambientali sono, in questo senso, una conseguenza dell'assenza di cultura di massa. Tornerò presto con esempi concreti su questo nesso.
Tuesday, July 13, 2010
Cambiamenti Climatici e Manipolazioni Mediatiche
*
Molti ricorderanno come, durante il freddo Gennaio di quest'anno, i mezzi di informazione diedero grande risalto ad alcuni errori contenuti nel quarto rapporto sui Cambiamenti Climatici redatto dagli scienziati dell' International Panel on Climate Change (IPCC). Quegli errori scatenarono la gioia di quei gruppetti che ancora negano l'evidenza dei cambiamenti nel clima e comunque sostengono che i comportamenti umani non hanno alcun effetto sul clima medesimo. Secondo costoro, ben foraggiati dalle compagnie petrolifere e dalle lobbies del carbone, gli umani possono tranquillamente continuare a bruciare combustibili fossili chè tanto nulla cambierà. Quei pochi errori di valutazione commessi dall'IPCC erano dunque l'occasione giusta per screditare l'intero lavoro dell'IPCC.
E' giusto premettere che l'IPCC non crea nuova letteratura scientifica ma raccoglie i lavori scientifici prodotti da centinaia di gruppi di climatologi di tutto il mondo e cerca di sintetizzarne i risultati onde offrire ai responsabili delle scelte poltiche (policymakers) un quadro quanto più affidabile sul reale stato di salute del Pianeta. L'impresa scientifica è generalmente complessa ed anche la climatologia è materia complessa. Anche gli scienziati possono fare errori ma i meccanismi di controllo e le procedure di valutazione interne alle varie comunità scientifiche fanno sì che tali errori, se commessi, vengano alla luce. Insomma il metodo scientifico funziona e, passo dopo passo, permette di comprendere come stiano le cose in natura.
Nello stesso mese di Gennaio, il Parlamento d'Olanda, nazione particolarmente minacciata dal riscaldamento globale e dall'innalzamento dei livelli degli oceani, incaricò il Ministro per l'Ambiente di approfondire la questione. La Ministra Cramer chiese all'Agenzia Olandese per la Protezione Ambientale (PBL) di riesaminare l'affidabilità del lavoro di sintesi dell'IPCC e la correttezza di alcune affermazioni relative in particolare allo scioglimento dei ghiacciai dell'Hymalaia e alla porzione di territorio olandese che si trova effettivamente sotto il livello del mare.
Ora la valutazione dell'Agenzia Olandese è pronta e può essere letta da tutti. Ci sono state alcune inesattezze nella stesura del rapporto IPCC del 2007 ma non c'è dubbio che il corpo centrale delle analisi dell'IPCC relativo agli incrementi delle temperature medie globali, all'innalzamento dei livelli degli oceani e all'impatto sulle regioni costiere della Terra è corretto. Insomma, a Gennaio si guardava la pagliuzza ignorando il classico trave che sfonda l'occhio...una tempesta in un bicchiere d'acqua.
In questa caldissima estate del 2010 fa senz'altro bene leggere e meditare il rapporto della PBL in attesa del quinto rapporto dell'IPCC. Possiamo continuare a vivere come al solito rimuovendo il fatto che gli stili di vita diffusi in questa parte di mondo sono insostenibili?
Molti ricorderanno come, durante il freddo Gennaio di quest'anno, i mezzi di informazione diedero grande risalto ad alcuni errori contenuti nel quarto rapporto sui Cambiamenti Climatici redatto dagli scienziati dell' International Panel on Climate Change (IPCC). Quegli errori scatenarono la gioia di quei gruppetti che ancora negano l'evidenza dei cambiamenti nel clima e comunque sostengono che i comportamenti umani non hanno alcun effetto sul clima medesimo. Secondo costoro, ben foraggiati dalle compagnie petrolifere e dalle lobbies del carbone, gli umani possono tranquillamente continuare a bruciare combustibili fossili chè tanto nulla cambierà. Quei pochi errori di valutazione commessi dall'IPCC erano dunque l'occasione giusta per screditare l'intero lavoro dell'IPCC.
E' giusto premettere che l'IPCC non crea nuova letteratura scientifica ma raccoglie i lavori scientifici prodotti da centinaia di gruppi di climatologi di tutto il mondo e cerca di sintetizzarne i risultati onde offrire ai responsabili delle scelte poltiche (policymakers) un quadro quanto più affidabile sul reale stato di salute del Pianeta. L'impresa scientifica è generalmente complessa ed anche la climatologia è materia complessa. Anche gli scienziati possono fare errori ma i meccanismi di controllo e le procedure di valutazione interne alle varie comunità scientifiche fanno sì che tali errori, se commessi, vengano alla luce. Insomma il metodo scientifico funziona e, passo dopo passo, permette di comprendere come stiano le cose in natura.
Nello stesso mese di Gennaio, il Parlamento d'Olanda, nazione particolarmente minacciata dal riscaldamento globale e dall'innalzamento dei livelli degli oceani, incaricò il Ministro per l'Ambiente di approfondire la questione. La Ministra Cramer chiese all'Agenzia Olandese per la Protezione Ambientale (PBL) di riesaminare l'affidabilità del lavoro di sintesi dell'IPCC e la correttezza di alcune affermazioni relative in particolare allo scioglimento dei ghiacciai dell'Hymalaia e alla porzione di territorio olandese che si trova effettivamente sotto il livello del mare.
Ora la valutazione dell'Agenzia Olandese è pronta e può essere letta da tutti. Ci sono state alcune inesattezze nella stesura del rapporto IPCC del 2007 ma non c'è dubbio che il corpo centrale delle analisi dell'IPCC relativo agli incrementi delle temperature medie globali, all'innalzamento dei livelli degli oceani e all'impatto sulle regioni costiere della Terra è corretto. Insomma, a Gennaio si guardava la pagliuzza ignorando il classico trave che sfonda l'occhio...una tempesta in un bicchiere d'acqua.
In questa caldissima estate del 2010 fa senz'altro bene leggere e meditare il rapporto della PBL in attesa del quinto rapporto dell'IPCC. Possiamo continuare a vivere come al solito rimuovendo il fatto che gli stili di vita diffusi in questa parte di mondo sono insostenibili?
Thursday, July 8, 2010
L'Importanza dell'Orto: un Progetto in Molise
*
Chiunque coltivi un orto sa quanto ciò renda più bella e sana la vita. Produrre a casa la verdura che si consuma non contribuirà certo a far crescere il PIL (anzi!) ma fa certamente bene alle proprie tasche... inoltre il lavoro richiesto per preparare un orto è salutare e non è eccessivo. Essenziale è sapersi organizzare, come in tutte le attività. Talune annate potranno essere meno remunerative di altre ma complessivamente il rapporto tra i frutti ottenuti e il tempo di lavoro dedicato è alto, dunque ne vale la pena. Più volte su questo blog, anche recentemente, ho messo in evidenza come i temi dell'alimentazione e delle pratiche agricole siano capitoli fondamentali della questione ambientale.
Certo, non tutti vivono in campagna e non tutti raccolgono al mattino ciò che mangeranno in giornata. Pensando a coloro i quali non hanno questa fortuna, vorrei dare spazio ad un'iniziativa dell' Azienda Agricola Parco dei Buoi, in Molise, che propone la vendita diretta di ortaggi e ricotte con diverse modalità di abbonamento a partire da metà luglio. Seguendo questo link si può aderire al loro progetto e ricevere i prodotti a casa propria. Ovviamente i corrieri che vi consegnano i pomodori bruceranno, a tal fine, combustibili fossili ma quei pomodori avranno comunque saltato tutti gli anelli dell' intermediazione che usualmente distanziano il produttore dal consumatore. Mi sembra logico che il progetto degli agricoltori molisani possa essere sostenuto soprattutto dai cittadini molisani che vivono nelle zone limitrofe alla loro azienda.
Chiunque coltivi un orto sa quanto ciò renda più bella e sana la vita. Produrre a casa la verdura che si consuma non contribuirà certo a far crescere il PIL (anzi!) ma fa certamente bene alle proprie tasche... inoltre il lavoro richiesto per preparare un orto è salutare e non è eccessivo. Essenziale è sapersi organizzare, come in tutte le attività. Talune annate potranno essere meno remunerative di altre ma complessivamente il rapporto tra i frutti ottenuti e il tempo di lavoro dedicato è alto, dunque ne vale la pena. Più volte su questo blog, anche recentemente, ho messo in evidenza come i temi dell'alimentazione e delle pratiche agricole siano capitoli fondamentali della questione ambientale.
Certo, non tutti vivono in campagna e non tutti raccolgono al mattino ciò che mangeranno in giornata. Pensando a coloro i quali non hanno questa fortuna, vorrei dare spazio ad un'iniziativa dell' Azienda Agricola Parco dei Buoi, in Molise, che propone la vendita diretta di ortaggi e ricotte con diverse modalità di abbonamento a partire da metà luglio. Seguendo questo link si può aderire al loro progetto e ricevere i prodotti a casa propria. Ovviamente i corrieri che vi consegnano i pomodori bruceranno, a tal fine, combustibili fossili ma quei pomodori avranno comunque saltato tutti gli anelli dell' intermediazione che usualmente distanziano il produttore dal consumatore. Mi sembra logico che il progetto degli agricoltori molisani possa essere sostenuto soprattutto dai cittadini molisani che vivono nelle zone limitrofe alla loro azienda.
Thursday, July 1, 2010
Voli alimentati da Energia Solare
*
E' stato rinviato il primo volo di 24 ore dell'aereo a propulsione solare (con pilota) che avrebbe dovuto aver luogo oggi. Il progetto è di SolarImpulse.
Meno di tre mesi fa era stato realizzato il primo volo sperimentale di SolarImpulse con durata di un'ora e mezza.
Seguiamo con interesse e simpatia l'evoluzione di queste ed altre analoghe coraggiose ricerche peraltro iniziate quasi quaranta anni fa.
E' stato rinviato il primo volo di 24 ore dell'aereo a propulsione solare (con pilota) che avrebbe dovuto aver luogo oggi. Il progetto è di SolarImpulse.
Meno di tre mesi fa era stato realizzato il primo volo sperimentale di SolarImpulse con durata di un'ora e mezza.
Seguiamo con interesse e simpatia l'evoluzione di queste ed altre analoghe coraggiose ricerche peraltro iniziate quasi quaranta anni fa.
Wednesday, June 23, 2010
Consumi di Carne e Consumi Energetici
*
Due settimane fa ho partecipato alla giornata pubblica del Forum organizzato dal Global Footprint Network a Colle Val d'Elsa. I ricercatori del Network studiano da anni l' Impronta Ecologica degli Umani sul Pianeta. Essi misurano, Paese per Paese, il rapporto tra la disponibilità di risorse naturali (Biocapacità) e la pressione esercitata dalle attività umane. Le analisi sono molto interessanti e i dati molto allarmanti. In generale, i Paesi industrializzati e molti degli Stati del Middle East (Emirati Arabi Uniti in testa) usano troppe risorse naturali ed hanno un' Impronta Ecologica procapite troppo alta. Ciò è dovuto a stili di vita sbagliati e chiaramente insostenibili.
E' ormai acclarato che la domanda di prodotti alimentari e le connesse pratiche agricole hanno un peso determinante sull'ambiente e pertanto ogni cittadino può, nelle sue scelte alimentari quotidiane, indurre processi virtuosi oppure perversi.
Gli organizzatori del Forum ci hanno generosamente offerto un bel buffet (servito da una ditta di catering) in cui ci si poteva abbuffare anche di carne e salumi. I ricercatori e i partecipanti al Forum non si sono tirati indietro ed hanno mangiato molto nonostante la giornata fosse assai calda. I vassoi di carne venivano rapidamente svuotati nonostante il consumo e la produzione di carne abbiano un costo ambientale elevatissimo. Ritengo dunque che l' Impronta Ecologica del Forum, qualora fosse stata calcolata, sarebbe risultata insostenibile. Si sa, ahimè, che la coerenza non è virtù molto diffusa tra gli umani...
La produzione industriale di carne richiede molta acqua ed energia. Tipicamente, per produrre 1 Caloria di proteina da tacchino servono come input 10 Calorie di energia da combustibili fossili mentre 1 Caloria di proteina da manzo costa circa 35 Calorie. Un chilo di carne di manzo potrà fornire circa 2000 Calorie (dipende anche dal taglio) che corrispondono a circa 2.3 KWh (KiloWatt Ora). Ma per produrre quel chilo di carne servono circa 80 KWh che equivalgono al contenuto energetico di circa sette litri di petrolio.
Anche gli italiani mangiano generalmente troppa carne, oltre 80 chili a testa per anno secondo le statistiche che inglobano i neonati ! Un'esagerazione ..ed anche per questo motivo il popolo digerisce e defeca male. Complessivamente gli italiani vivono in modo insano e già da giovani sono imbottiti di farmaci. Alimentandosi male sono poi anche improduttivi sul lavoro come mi capita purtroppo spesso di notare.
Cambiando il regime alimentare, l'individuo otterrebbe tre benefici: 1) manterrebbe meglio il proprio corpo, 2) spenderebbe meno quattrini, 3) ridurrebbe i consumi energetici. Infatti, rinunciando anche solo a 10 chili di carne bovina e 10 chili di carne suina all'anno, si indurrebbe un risparmio energetico di circa 1200 KWh annui che, per inciso, è la quantità di energia prodotta installando un mini impianto fotovoltaico da 1 KW.
I temi ambientali diventano sempre più centrali ed anche diversi famosi letterati manifestano il proprio impegno ecologico. Installare pannelli solari è di moda (almeno finchè durano gli incentivi) e in Italia il business del fotovoltaico è cresciuto fortemente negli ultimi anni. Mi fa piacere che ci siano sempre più case ed uffici che producono almeno una parte dell'energia elettrica che consumano. Noto solo che il boom di pannelli sui tetti servirà a poco se non cambieranno radicalmente le abitudini e gli stili di vita di coloro che abitano in quelle case. Come sempre il modo migliore per produrre energia è quello di risparmiarla, a partire dal sistema alimentare.
Due settimane fa ho partecipato alla giornata pubblica del Forum organizzato dal Global Footprint Network a Colle Val d'Elsa. I ricercatori del Network studiano da anni l' Impronta Ecologica degli Umani sul Pianeta. Essi misurano, Paese per Paese, il rapporto tra la disponibilità di risorse naturali (Biocapacità) e la pressione esercitata dalle attività umane. Le analisi sono molto interessanti e i dati molto allarmanti. In generale, i Paesi industrializzati e molti degli Stati del Middle East (Emirati Arabi Uniti in testa) usano troppe risorse naturali ed hanno un' Impronta Ecologica procapite troppo alta. Ciò è dovuto a stili di vita sbagliati e chiaramente insostenibili.
E' ormai acclarato che la domanda di prodotti alimentari e le connesse pratiche agricole hanno un peso determinante sull'ambiente e pertanto ogni cittadino può, nelle sue scelte alimentari quotidiane, indurre processi virtuosi oppure perversi.
Gli organizzatori del Forum ci hanno generosamente offerto un bel buffet (servito da una ditta di catering) in cui ci si poteva abbuffare anche di carne e salumi. I ricercatori e i partecipanti al Forum non si sono tirati indietro ed hanno mangiato molto nonostante la giornata fosse assai calda. I vassoi di carne venivano rapidamente svuotati nonostante il consumo e la produzione di carne abbiano un costo ambientale elevatissimo. Ritengo dunque che l' Impronta Ecologica del Forum, qualora fosse stata calcolata, sarebbe risultata insostenibile. Si sa, ahimè, che la coerenza non è virtù molto diffusa tra gli umani...
La produzione industriale di carne richiede molta acqua ed energia. Tipicamente, per produrre 1 Caloria di proteina da tacchino servono come input 10 Calorie di energia da combustibili fossili mentre 1 Caloria di proteina da manzo costa circa 35 Calorie. Un chilo di carne di manzo potrà fornire circa 2000 Calorie (dipende anche dal taglio) che corrispondono a circa 2.3 KWh (KiloWatt Ora). Ma per produrre quel chilo di carne servono circa 80 KWh che equivalgono al contenuto energetico di circa sette litri di petrolio.
Anche gli italiani mangiano generalmente troppa carne, oltre 80 chili a testa per anno secondo le statistiche che inglobano i neonati ! Un'esagerazione ..ed anche per questo motivo il popolo digerisce e defeca male. Complessivamente gli italiani vivono in modo insano e già da giovani sono imbottiti di farmaci. Alimentandosi male sono poi anche improduttivi sul lavoro come mi capita purtroppo spesso di notare.
Cambiando il regime alimentare, l'individuo otterrebbe tre benefici: 1) manterrebbe meglio il proprio corpo, 2) spenderebbe meno quattrini, 3) ridurrebbe i consumi energetici. Infatti, rinunciando anche solo a 10 chili di carne bovina e 10 chili di carne suina all'anno, si indurrebbe un risparmio energetico di circa 1200 KWh annui che, per inciso, è la quantità di energia prodotta installando un mini impianto fotovoltaico da 1 KW.
I temi ambientali diventano sempre più centrali ed anche diversi famosi letterati manifestano il proprio impegno ecologico. Installare pannelli solari è di moda (almeno finchè durano gli incentivi) e in Italia il business del fotovoltaico è cresciuto fortemente negli ultimi anni. Mi fa piacere che ci siano sempre più case ed uffici che producono almeno una parte dell'energia elettrica che consumano. Noto solo che il boom di pannelli sui tetti servirà a poco se non cambieranno radicalmente le abitudini e gli stili di vita di coloro che abitano in quelle case. Come sempre il modo migliore per produrre energia è quello di risparmiarla, a partire dal sistema alimentare.
Friday, June 11, 2010
Illusione della Crescita e Realtà della Biofisica
*
Un bravo ragazzo che lavora in un'azienda della Val di Chiana mi diceva qualche giorno fa che è necessario rilanciare i consumi per far girare l'economia. Il poveretto ripeteva scioccamente e a pappagallo il mantra, diffuso quotidianamente dai media, che bene sintetizza la visione economica dominante: "solo se l'economia cresce ci sarà ricchezza da redistribuire e dunque anche gli individui vedranno aumentare il loro benessere". La crescita economica è dunque un imperativo categorico. Ogni nazione potrà perseguire tale obiettivo specializzandosi nella produzione di beni che potrà esportare a prezzi competitivi mentre importerà quei beni che altre nazioni produrranno a prezzi relativamente minori. In questa concezione Ricardiana del vantaggio comparativo il libero scambio è favorevole per tutti e il commercio internazionale farà crescere la ricchezza delle nazioni.
Purtroppo il pensiero convenzionale fa i conti senza l'oste in quanto considera la sfera dell' economia come separata dall' eco-sfera. Per produrre i beni, la cosiddetta ricchezza, bisogna però prelevare materie prime dall'eco-sfera e così facendo si perturbano gli ecosistemi. Poichè le materie prime (risorse naturali) sono comunque limitate non si vede come la crescita possa durare all'infinito. A questo punto il mantra dominante entra in crisi e, a ben vedere, è già in crisi da un pezzo. La straordinaria pressione esercitata dagli umani sul Pianeta (aumentati di 4 volte in 100 anni) e il nuovo ruolo mondiale delle grandi economie asiatiche hanno solo reso più evidente in questi ultimi anni come le idee della crescita e del commercio globale siano impregnate di illusioni positiviste.
Queste medesime visioni animavano i dirigenti dell' Union Carbide (UC) che, all'inizio degli anni '60 del secolo scorso, pensarono di costruire a Bhopal (India) una fabbrica modello per produrre il Sevin, un pesticida a base di isocianato di metile che avrebbe finalmente risolto i problemi dei contadini indiani. Anche molti politici indiani, locali e nazionali, erano convinti della bontà di quel progetto e i tanti ingegneri indiani assunti dall' UC erano felici di mettere le proprie competenze al servizio della Nazione e di contribuirne alla prosperità. La fabbrica fu inaugurata in pompa magna il 4 Maggio 1980 alla presenza del Presidente UC Warren Anderson.
Da lì a qualche tempo l'assurdità del progetto divenne evidente. Si legga il magnifico libro di Lapierre e Moro per una ricostruzione dettagliata degli eventi. E' tradotto anche in Italiano. Il 26 Ottobre 1984 la produzione terminò e la fabbrica fu progressivamente abbandonata (le stesse operazioni di manutenzione furono sospese) nonostante il micidiale carico di isocianato di metile fosse ancora nelle vasche della fabbrica. Nella notte tra il 2 e il 3 Dicembre 1984 si verificò uno dei più grandi disastri della storia industriale. In questi giorni ne abbiamo visto l'epilogo con le ridicole condanne ad otto dirigenti indiani mentre i caporioni dell'UC (latitanti) l'hanno fatta franca.
Dall'industria chimica all'industria petrolifera l'illusione della crescita insostenibile continua...
Intanto nel Golfo del Messico il pozzo petrolifero è stato (forse) tappato ma la commissione di esperti coordinata dal US Geological Survey stima che, dal 20 Aprile al 3 Giugno, siano fuoriusciti dai 20000 ai 40000 barili di petrolio al giorno....e non "solo" 5000 come diceva inizialmente la compagnia inglese BP. Ciò è paragonabile ad almeno nove disastri del tipo Exxon Valdez.
Caratteristica fondamentale degli umani è però quella di dimenticare in fretta...in fondo è meglio dimenticare i disastri perchè il petrolio è il vero propulsore dell' economia che gira, almeno fino a quando ce ne sarà. Peccato però che questi disastri abbiano oramai dimensioni e conseguenze tali da mangiarsi anche porzioni consistenti di Prodotto Interno Lordo.
Five Past Midnight in Bhopal: The Epic Story of the World's Deadliest Industrial Disaster
Not One Drop: Betrayal and Courage in the Wake of the Exxon Valdez Oil Spill
Un bravo ragazzo che lavora in un'azienda della Val di Chiana mi diceva qualche giorno fa che è necessario rilanciare i consumi per far girare l'economia. Il poveretto ripeteva scioccamente e a pappagallo il mantra, diffuso quotidianamente dai media, che bene sintetizza la visione economica dominante: "solo se l'economia cresce ci sarà ricchezza da redistribuire e dunque anche gli individui vedranno aumentare il loro benessere". La crescita economica è dunque un imperativo categorico. Ogni nazione potrà perseguire tale obiettivo specializzandosi nella produzione di beni che potrà esportare a prezzi competitivi mentre importerà quei beni che altre nazioni produrranno a prezzi relativamente minori. In questa concezione Ricardiana del vantaggio comparativo il libero scambio è favorevole per tutti e il commercio internazionale farà crescere la ricchezza delle nazioni.
Purtroppo il pensiero convenzionale fa i conti senza l'oste in quanto considera la sfera dell' economia come separata dall' eco-sfera. Per produrre i beni, la cosiddetta ricchezza, bisogna però prelevare materie prime dall'eco-sfera e così facendo si perturbano gli ecosistemi. Poichè le materie prime (risorse naturali) sono comunque limitate non si vede come la crescita possa durare all'infinito. A questo punto il mantra dominante entra in crisi e, a ben vedere, è già in crisi da un pezzo. La straordinaria pressione esercitata dagli umani sul Pianeta (aumentati di 4 volte in 100 anni) e il nuovo ruolo mondiale delle grandi economie asiatiche hanno solo reso più evidente in questi ultimi anni come le idee della crescita e del commercio globale siano impregnate di illusioni positiviste.
Queste medesime visioni animavano i dirigenti dell' Union Carbide (UC) che, all'inizio degli anni '60 del secolo scorso, pensarono di costruire a Bhopal (India) una fabbrica modello per produrre il Sevin, un pesticida a base di isocianato di metile che avrebbe finalmente risolto i problemi dei contadini indiani. Anche molti politici indiani, locali e nazionali, erano convinti della bontà di quel progetto e i tanti ingegneri indiani assunti dall' UC erano felici di mettere le proprie competenze al servizio della Nazione e di contribuirne alla prosperità. La fabbrica fu inaugurata in pompa magna il 4 Maggio 1980 alla presenza del Presidente UC Warren Anderson.
Da lì a qualche tempo l'assurdità del progetto divenne evidente. Si legga il magnifico libro di Lapierre e Moro per una ricostruzione dettagliata degli eventi. E' tradotto anche in Italiano. Il 26 Ottobre 1984 la produzione terminò e la fabbrica fu progressivamente abbandonata (le stesse operazioni di manutenzione furono sospese) nonostante il micidiale carico di isocianato di metile fosse ancora nelle vasche della fabbrica. Nella notte tra il 2 e il 3 Dicembre 1984 si verificò uno dei più grandi disastri della storia industriale. In questi giorni ne abbiamo visto l'epilogo con le ridicole condanne ad otto dirigenti indiani mentre i caporioni dell'UC (latitanti) l'hanno fatta franca.
Dall'industria chimica all'industria petrolifera l'illusione della crescita insostenibile continua...
Intanto nel Golfo del Messico il pozzo petrolifero è stato (forse) tappato ma la commissione di esperti coordinata dal US Geological Survey stima che, dal 20 Aprile al 3 Giugno, siano fuoriusciti dai 20000 ai 40000 barili di petrolio al giorno....e non "solo" 5000 come diceva inizialmente la compagnia inglese BP. Ciò è paragonabile ad almeno nove disastri del tipo Exxon Valdez.
Caratteristica fondamentale degli umani è però quella di dimenticare in fretta...in fondo è meglio dimenticare i disastri perchè il petrolio è il vero propulsore dell' economia che gira, almeno fino a quando ce ne sarà. Peccato però che questi disastri abbiano oramai dimensioni e conseguenze tali da mangiarsi anche porzioni consistenti di Prodotto Interno Lordo.
Five Past Midnight in Bhopal: The Epic Story of the World's Deadliest Industrial Disaster
Not One Drop: Betrayal and Courage in the Wake of the Exxon Valdez Oil Spill
Monday, June 7, 2010
Impronte Ecologiche, PIL e Stupidità di Massa
*
E' oramai evidente da tempo che i modelli economici mondiali, basati sullo sfruttamento incosciente e illimitato delle risorse naturali, sono falliti. Le ritornanti crisi economico-finanziarie sono solo un appendice della più fondamentale crisi di paradigmi culturali imperniati sul concetto di crescita illimitata.
Infatti, le risorse del Pianeta sono limitate e la popolazione crescente in molte parti della Terra (e che aspira a livelli di consumo sempre più alti) esercita una pressione già insostenibile: gli umani consumano complessivamente più risorse naturali di quelle disponibili come documentano da tempo le analisi del Global Footprint Network. Ed anche conflitti storici assai complessi come quello israelo-palestinese (di cui recentemente abbiamo visto nuove clamorose puntate) hanno come con-causa decisiva la questione demografica e la questione della spartizione delle risorse, l'acqua in primis, disponibili in quelle terre magnifiche ma iper-sfruttate.
Dato questo drammatico contesto risulta incredibile la cecità di quei politici ed economisti che ancora esultano di fronte a variazioni positive del PIL, tanto piccole quanto effimere. Non hanno capito alcunchè. Ed in effetti i guai dei sistemi economici italiani e mondiali dipendono in modo cruciale dalla grande questione della stupidità di massa. Che in verità non conosce confini anche se in questo Paese è particolarmente acuta.
E' fuori discussione che soltanto investendo in cultura si potranno costruire società ed individui più efficienti, capaci di usare i beni ambientali con parsimonia e di rispettare il Pianeta che ci ospita. La stupidità di massa genera invece falsi bisogni e frenesie consumistiche che logorano sia gli individui che gli ambienti naturali. A questo proposito suggerisco :
1) la lettura di un interessante articolo del Wall Street Journal sulla crescita dei grandi centri commerciali nelle principali città degli stati dell' Amazonia Brasiliana.
2) un bel video del WWF degli Emirati Arabi Uniti i cui cittadini hanno notoriamente un'impronta ecologica molto alta.
In ogni caso è difficile sperare che le popolazioni, sia in Occidente che in Oriente, cambino di colpo modelli di consumo e paradigmi culturali se non saranno le classi politiche e dirigenti a incentivare processi virtuosi e dis-incentivare le economie sprecone. E' naturale però essere pessimisti fintantochè ci saranno in giro cretini che valutano la ricchezza nazionale sulla base del PIL.
E' oramai evidente da tempo che i modelli economici mondiali, basati sullo sfruttamento incosciente e illimitato delle risorse naturali, sono falliti. Le ritornanti crisi economico-finanziarie sono solo un appendice della più fondamentale crisi di paradigmi culturali imperniati sul concetto di crescita illimitata.
Infatti, le risorse del Pianeta sono limitate e la popolazione crescente in molte parti della Terra (e che aspira a livelli di consumo sempre più alti) esercita una pressione già insostenibile: gli umani consumano complessivamente più risorse naturali di quelle disponibili come documentano da tempo le analisi del Global Footprint Network. Ed anche conflitti storici assai complessi come quello israelo-palestinese (di cui recentemente abbiamo visto nuove clamorose puntate) hanno come con-causa decisiva la questione demografica e la questione della spartizione delle risorse, l'acqua in primis, disponibili in quelle terre magnifiche ma iper-sfruttate.
Dato questo drammatico contesto risulta incredibile la cecità di quei politici ed economisti che ancora esultano di fronte a variazioni positive del PIL, tanto piccole quanto effimere. Non hanno capito alcunchè. Ed in effetti i guai dei sistemi economici italiani e mondiali dipendono in modo cruciale dalla grande questione della stupidità di massa. Che in verità non conosce confini anche se in questo Paese è particolarmente acuta.
E' fuori discussione che soltanto investendo in cultura si potranno costruire società ed individui più efficienti, capaci di usare i beni ambientali con parsimonia e di rispettare il Pianeta che ci ospita. La stupidità di massa genera invece falsi bisogni e frenesie consumistiche che logorano sia gli individui che gli ambienti naturali. A questo proposito suggerisco :
1) la lettura di un interessante articolo del Wall Street Journal sulla crescita dei grandi centri commerciali nelle principali città degli stati dell' Amazonia Brasiliana.
2) un bel video del WWF degli Emirati Arabi Uniti i cui cittadini hanno notoriamente un'impronta ecologica molto alta.
In ogni caso è difficile sperare che le popolazioni, sia in Occidente che in Oriente, cambino di colpo modelli di consumo e paradigmi culturali se non saranno le classi politiche e dirigenti a incentivare processi virtuosi e dis-incentivare le economie sprecone. E' naturale però essere pessimisti fintantochè ci saranno in giro cretini che valutano la ricchezza nazionale sulla base del PIL.
Friday, June 4, 2010
Riscaldamento Globale e Percezioni di Massa
*
Il fatto che l'inverno appena trascorso sia stato freddo in alcune zone d'Europa (tra cui l'Italia) ha indotto diversi sciocchi a gridare che il riscaldamento globale non esiste...è una pura invenzione di qualche ambientalista esagitato !
Gli sciocchi si contraddistinguono sempre per due proprietà fondamentali interdipendenti: 1) sono ignoranti, 2) sono incapaci di vedere e annusare oltre la punta del proprio naso.
Eppure, quando ancora l'Italia era coperta dalla neve, sarebbe bastato spostarsi di qualche centinaio di kilometri per esperire come, ad esempio in Grecia, le temperature invernali erano ben al di sopra delle medie stagionali.
In periodi di forte crisi economica la lungimiranza delle masse, già generalmente scarsa, crolla a zero. Il provincialismo dei media italiani è poi ben noto e dunque temo siano in pochi a sapere che, tanto per dirne una, l'India sta registrando da diverse settimane temperature record soprattutto nel Nord. Dal Gujarat al Bihar i morti sono centinaia mentre i termometri misurano i 50 °C e le piogge monsoniche non arrivano.
Ovviamente l'innalzamento delle temperature è un fenomeno globale medio quand'anche, in alcune zone del globo, si registrino brusche diminuzioni nelle temperature locali. Coloro i quali siano andati a scuola sanno che, all'interno di un andamento tendenziale complessivo, si possono registrare fluttuazioni anche forti di segno contrario, dunque in contro tendenza.
E così gli Stati Uniti stanno vivendo ora settimane caldissime dopo aver avuto a Gennaio e Febbraio giornate freddissime. Il punto chiave è però che il numero di giornate calde record è di gran lunga superiore al numero di giornate fredde record come viene ben evidenziato dai grafici di Capital Climate a cui val la pena dedicare qualche minuto. Ergo, le temperature medie crescono nettamente anche se, qui è lì, ci sono alcune giornate mattacchione di gran freddo.
Insomma prima di voler dire la propria su argomenti così importanti sarebbe bene studiare un pochino e smettere di osservare soltanto il proprio ombelico.
Il fatto che l'inverno appena trascorso sia stato freddo in alcune zone d'Europa (tra cui l'Italia) ha indotto diversi sciocchi a gridare che il riscaldamento globale non esiste...è una pura invenzione di qualche ambientalista esagitato !
Gli sciocchi si contraddistinguono sempre per due proprietà fondamentali interdipendenti: 1) sono ignoranti, 2) sono incapaci di vedere e annusare oltre la punta del proprio naso.
Eppure, quando ancora l'Italia era coperta dalla neve, sarebbe bastato spostarsi di qualche centinaio di kilometri per esperire come, ad esempio in Grecia, le temperature invernali erano ben al di sopra delle medie stagionali.
In periodi di forte crisi economica la lungimiranza delle masse, già generalmente scarsa, crolla a zero. Il provincialismo dei media italiani è poi ben noto e dunque temo siano in pochi a sapere che, tanto per dirne una, l'India sta registrando da diverse settimane temperature record soprattutto nel Nord. Dal Gujarat al Bihar i morti sono centinaia mentre i termometri misurano i 50 °C e le piogge monsoniche non arrivano.
Ovviamente l'innalzamento delle temperature è un fenomeno globale medio quand'anche, in alcune zone del globo, si registrino brusche diminuzioni nelle temperature locali. Coloro i quali siano andati a scuola sanno che, all'interno di un andamento tendenziale complessivo, si possono registrare fluttuazioni anche forti di segno contrario, dunque in contro tendenza.
E così gli Stati Uniti stanno vivendo ora settimane caldissime dopo aver avuto a Gennaio e Febbraio giornate freddissime. Il punto chiave è però che il numero di giornate calde record è di gran lunga superiore al numero di giornate fredde record come viene ben evidenziato dai grafici di Capital Climate a cui val la pena dedicare qualche minuto. Ergo, le temperature medie crescono nettamente anche se, qui è lì, ci sono alcune giornate mattacchione di gran freddo.
Insomma prima di voler dire la propria su argomenti così importanti sarebbe bene studiare un pochino e smettere di osservare soltanto il proprio ombelico.
Thursday, June 3, 2010
On the Gaza Flotilla Disaster and Middle East Perspectives
*
Two enlightening contributions by Ronen Bergman on The Wall Street Journal and Amos Oz on The New York Times explain the background of recent clashes in Mediterranean waters and propose possible scenarios for peace agreements in key areas of the Middle East.
Two enlightening contributions by Ronen Bergman on The Wall Street Journal and Amos Oz on The New York Times explain the background of recent clashes in Mediterranean waters and propose possible scenarios for peace agreements in key areas of the Middle East.
Wednesday, June 2, 2010
Gaza e Israele
*
Due giorni dopo l'attacco del commando israeliano alla nave turca Mavi Marmaris una cosa è chiara: si è trattato di un'azione fallimentare per Israele dal punto di vista politico ed anche militare. Diversi esperti militari ed anche attenti commentatori israeliani sono convinti che la marina israeliana abbia pianificato male l'azione sottovalutando la capacità di reazione dell'organizzazione non governativa turca IHH che ha organizzato la Gaza Freedom flotilla.
Naturalmente solo qualche sciocco pacifista, emotivo e settario, può pensare che gli israeliani siano i cattivi e che gli attivisti della Gaza Freedom flotilla siano i buoni. L'organizzazione IHH fondata da Bülent Yildirim è nota infatti da tempo non solo per le sue attività filantropiche ma anche per il suo appoggio ad Hamas e a gruppi del terrorismo internazionale. Era dunque chiaro che Israele non avrebbe permesso alle navi dell' IHH di attraccare liberamente a Gaza.
Premesso questo, l'azione israeliana risulta assurda in quanto si è svolta in acque internazionali ad 80 miglia dalla costa e ciò fa passare automaticamente Israele dalla parte del torto. Inoltre la morte di nove (?) persone sul ponte della nave aumenta ulteriormente l'isolamento internazionale di Israele. Sarebbe stato forse più saggio cercare di scortare la nave turca fino al porto di Ashdod e comunque intervenire laddove inizia il blocco navale della striscia di Gaza.
Ricordiamo che in quel territorio di 378 kilometri quadrati vivono, in condizioni impossibili, oltre un milione e mezzo di persone con una densità di 4000 abitanti per km quadro, una delle più alte al mondo. Ed erano meno di centomila nel 1948 ! Di certo la questione demografica è capitolo fondamentale del conflitto israelo-palestinese. In quella striscia di terra, sede di guerra permanente, l'esercito di Israele ha condotto tra la fine del 2008 e il Gennaio del 2009 intense e devastanti operazioni militari. Poichè qui ci occupiamo prevalentememnte di temi ambientali, consiglio la lettura del dettagliato rapporto fatto nel Settembre 2009 dall' Agenzia delle Nazioni Unite, United Nations Environment Programme, sulle condizioni ambientali nella striscia di Gaza. Un vero disastro.
Due giorni dopo l'attacco del commando israeliano alla nave turca Mavi Marmaris una cosa è chiara: si è trattato di un'azione fallimentare per Israele dal punto di vista politico ed anche militare. Diversi esperti militari ed anche attenti commentatori israeliani sono convinti che la marina israeliana abbia pianificato male l'azione sottovalutando la capacità di reazione dell'organizzazione non governativa turca IHH che ha organizzato la Gaza Freedom flotilla.
Naturalmente solo qualche sciocco pacifista, emotivo e settario, può pensare che gli israeliani siano i cattivi e che gli attivisti della Gaza Freedom flotilla siano i buoni. L'organizzazione IHH fondata da Bülent Yildirim è nota infatti da tempo non solo per le sue attività filantropiche ma anche per il suo appoggio ad Hamas e a gruppi del terrorismo internazionale. Era dunque chiaro che Israele non avrebbe permesso alle navi dell' IHH di attraccare liberamente a Gaza.
Premesso questo, l'azione israeliana risulta assurda in quanto si è svolta in acque internazionali ad 80 miglia dalla costa e ciò fa passare automaticamente Israele dalla parte del torto. Inoltre la morte di nove (?) persone sul ponte della nave aumenta ulteriormente l'isolamento internazionale di Israele. Sarebbe stato forse più saggio cercare di scortare la nave turca fino al porto di Ashdod e comunque intervenire laddove inizia il blocco navale della striscia di Gaza.
Ricordiamo che in quel territorio di 378 kilometri quadrati vivono, in condizioni impossibili, oltre un milione e mezzo di persone con una densità di 4000 abitanti per km quadro, una delle più alte al mondo. Ed erano meno di centomila nel 1948 ! Di certo la questione demografica è capitolo fondamentale del conflitto israelo-palestinese. In quella striscia di terra, sede di guerra permanente, l'esercito di Israele ha condotto tra la fine del 2008 e il Gennaio del 2009 intense e devastanti operazioni militari. Poichè qui ci occupiamo prevalentememnte di temi ambientali, consiglio la lettura del dettagliato rapporto fatto nel Settembre 2009 dall' Agenzia delle Nazioni Unite, United Nations Environment Programme, sulle condizioni ambientali nella striscia di Gaza. Un vero disastro.
Sunday, May 16, 2010
Caro Chicco....
*
Ho detto e scritto in varie occasioni che non mi piace ricevere commenti anonimi e in generale non li pubblico in questo blog. Ho ammesso nel passato solo commenti di autori per me riconoscibili. D'ora in poi, coloro i quali vogliano esporre le proprie idee e/o domande sono invitati a firmarsi per bene...e neanche "Mario, Luca, Albina o Chicco" bastano a rendersi riconoscibili.
Strano che si devano sempre sottolineare queste cosine di metodo e di sostanza. Se gli italiani non imparano nemmeno ad uscire dall'anonimato figuriamoci se mai impareranno a risolvere la questione energetica. A proposito di questa (e per rispondere alle obiezioni anonime), vorrei aggiungere che :
qualsiasi strategia, pro o contro il nucleare, pro o contro il carbone, pro o contro l'eolico o quant'altro sarà comunque destinata a fallire se non muteranno gli stili di vita individuali in Italia e nelle parti del mondo aventi livelli di consumo troppo elevati rispetto alle loro reali possibilità.
La crisi economica-finanziaria e la questione ambientale-energetica sono connesse e la soluzione dell'una non può prescindere dalla soluzione dell'altra. Entrambe richiedono l'acquisizione della cultura del limite da parte delle popolazioni e delle loro classi politiche e dirigenti.
I capitali, almeno quelli onesti, si fanno usando il cervello ed eliminando gli sperperi. Il problema energetico italiano e mondiale si risolve solo eliminando i consumi inutili e le mostruose inefficienze che, più volte, ho ricordato. Ciò va fatto a partire da casa propria, dal proprio orto. Piaccia o non piaccia non c'è e non ci sarà altra strada.
Ho detto e scritto in varie occasioni che non mi piace ricevere commenti anonimi e in generale non li pubblico in questo blog. Ho ammesso nel passato solo commenti di autori per me riconoscibili. D'ora in poi, coloro i quali vogliano esporre le proprie idee e/o domande sono invitati a firmarsi per bene...e neanche "Mario, Luca, Albina o Chicco" bastano a rendersi riconoscibili.
Strano che si devano sempre sottolineare queste cosine di metodo e di sostanza. Se gli italiani non imparano nemmeno ad uscire dall'anonimato figuriamoci se mai impareranno a risolvere la questione energetica. A proposito di questa (e per rispondere alle obiezioni anonime), vorrei aggiungere che :
qualsiasi strategia, pro o contro il nucleare, pro o contro il carbone, pro o contro l'eolico o quant'altro sarà comunque destinata a fallire se non muteranno gli stili di vita individuali in Italia e nelle parti del mondo aventi livelli di consumo troppo elevati rispetto alle loro reali possibilità.
La crisi economica-finanziaria e la questione ambientale-energetica sono connesse e la soluzione dell'una non può prescindere dalla soluzione dell'altra. Entrambe richiedono l'acquisizione della cultura del limite da parte delle popolazioni e delle loro classi politiche e dirigenti.
I capitali, almeno quelli onesti, si fanno usando il cervello ed eliminando gli sperperi. Il problema energetico italiano e mondiale si risolve solo eliminando i consumi inutili e le mostruose inefficienze che, più volte, ho ricordato. Ciò va fatto a partire da casa propria, dal proprio orto. Piaccia o non piaccia non c'è e non ci sarà altra strada.
Friday, May 14, 2010
Caro Chicco, a proposito dell'Energia Nucleare le dico che...
*
Gentile Chicco Testa, accolgo il suo invito ad inserire un commento sul suo blog.
Le riconosco senz'altro una certa abilità sia nel promuovere il dibattito su di un tema complesso qual'è quello del nucleare che nel far firmare i suoi articoli e appelli anche a personalità del mondo scientifico.
Alcune di queste personalità si schierano a favore dell'opzione nucleare poichè credono di poter così veicolare / iniettare cultura scientifica nella società italiana. Esse infatti temono lo spirito "antiscientifico" diffuso in questo Paese e io condivido la loro preoccupazione.
Premesso ciò, è però bene far sapere che non necessariamente "gli scienziati" conoscono le questioni energetiche e le garantisco che ciò vale anche per la stragrande maggioranza dei fisici, nucleari o non nucleari. Costoro si occupano in genere di altre cose, non hanno mai visto una miniera di uranio nè una centrale nucleare e non sanno esattamente quanta energia si consumi in Italia e nel mondo nè di quanta ci sia realmente bisogno. Certo, sono culturalmente predisposti a capire qualora decidano di informarsi e studiare. Alcuni scienziati e scienziate, ormai però anziani/e, sono cresciute in un'epoca (gli anni '50 e '60 del secolo scorso) in cui effettivamente si sperava che l'energia nucleare avrebbe potuto far fronte alle necessità elettriche degli umani. E' dunque comprensibile che siano affettivamente legati al tempo della loro giovinezza.
In quegli anni si sono poste le basi in diversi Paesi per lo sviluppo dell'industria e della tecnologia nucleare. Tali speranze si sono poi rivelate illusorie tant'è che la quota di energia da fonte nucleare è rimasta complessivamente modesta. E quei Paesi che hanno una quota consistente di energia elettrica da fonte nucleare (per scelte fatte 50 anni fa) si troveranno presto a dover cercare alternative di approvvigionamento per il semplice motivo che quel processo industriale sarà sempre più insostenibile nei decenni a venire.
Il fatto è che l'intero ciclo tecnologico, che parte dalla miniera di Uranio e finisce nell'erogazione di energia elettrica alle utenze, è estremamente complesso e genera un'infinità di problemi. Ha un enorme impatto ambientale e non è economicamente conveniente tant'è che nessun privato mette i suoi quattrini in quell'impresa. E scommetto che neanche lei, caro Chicco, lo ha fatto nè lo farebbe pur essendo imprenditore.
Gli scienziati che hanno compreso i fenomeni della radioattività e della fissione nucleare hanno scritto pagine grandiose nella storia della scienza tra il finire dell'Ottocento e i primi quattro decenni del Novecento. E' proprio in virtù e per rispetto di questa storia che risulta oggi assolutamente idiota l'idea di generare energia elettrica a partire dai nuclei di Uranio. Analizzando obiettivamente l'intera questione, si capisce infatti come tale ciclo sia un palese assurdo termodinamico.
Tante sono le applicazioni benefiche della radioattività, dalla diagnostica medica e industriale alla datazione dei siti archeologici. Ma nelle centrali nucleari la radioattività, anzichè avere effetti positivi, diventa un mega-problema a tutt'oggi ingestibile.
Rimanendo alle questioni locali è poi ovvio che, di queste centrali, non c'è oggi in Italia davvero alcun bisogno come dimostro con dati inequivocabili nell'ultimo post del mio blog
http://marcozoli.blogspot.com/2010/05/centrali-nucleari-e-risparmio.html
Caro Chicco, secondo me, lei farebbe dunque bene a rilassarsi e ad impiegare le sue energie in direzioni più appaganti, come faceva negli anni in cui studiava filosofia. Lasci perdere il nucleare e si mantenga fringuello...con simpatia
Marco Zoli
Gentile Chicco Testa, accolgo il suo invito ad inserire un commento sul suo blog.
Le riconosco senz'altro una certa abilità sia nel promuovere il dibattito su di un tema complesso qual'è quello del nucleare che nel far firmare i suoi articoli e appelli anche a personalità del mondo scientifico.
Alcune di queste personalità si schierano a favore dell'opzione nucleare poichè credono di poter così veicolare / iniettare cultura scientifica nella società italiana. Esse infatti temono lo spirito "antiscientifico" diffuso in questo Paese e io condivido la loro preoccupazione.
Premesso ciò, è però bene far sapere che non necessariamente "gli scienziati" conoscono le questioni energetiche e le garantisco che ciò vale anche per la stragrande maggioranza dei fisici, nucleari o non nucleari. Costoro si occupano in genere di altre cose, non hanno mai visto una miniera di uranio nè una centrale nucleare e non sanno esattamente quanta energia si consumi in Italia e nel mondo nè di quanta ci sia realmente bisogno. Certo, sono culturalmente predisposti a capire qualora decidano di informarsi e studiare. Alcuni scienziati e scienziate, ormai però anziani/e, sono cresciute in un'epoca (gli anni '50 e '60 del secolo scorso) in cui effettivamente si sperava che l'energia nucleare avrebbe potuto far fronte alle necessità elettriche degli umani. E' dunque comprensibile che siano affettivamente legati al tempo della loro giovinezza.
In quegli anni si sono poste le basi in diversi Paesi per lo sviluppo dell'industria e della tecnologia nucleare. Tali speranze si sono poi rivelate illusorie tant'è che la quota di energia da fonte nucleare è rimasta complessivamente modesta. E quei Paesi che hanno una quota consistente di energia elettrica da fonte nucleare (per scelte fatte 50 anni fa) si troveranno presto a dover cercare alternative di approvvigionamento per il semplice motivo che quel processo industriale sarà sempre più insostenibile nei decenni a venire.
Il fatto è che l'intero ciclo tecnologico, che parte dalla miniera di Uranio e finisce nell'erogazione di energia elettrica alle utenze, è estremamente complesso e genera un'infinità di problemi. Ha un enorme impatto ambientale e non è economicamente conveniente tant'è che nessun privato mette i suoi quattrini in quell'impresa. E scommetto che neanche lei, caro Chicco, lo ha fatto nè lo farebbe pur essendo imprenditore.
Gli scienziati che hanno compreso i fenomeni della radioattività e della fissione nucleare hanno scritto pagine grandiose nella storia della scienza tra il finire dell'Ottocento e i primi quattro decenni del Novecento. E' proprio in virtù e per rispetto di questa storia che risulta oggi assolutamente idiota l'idea di generare energia elettrica a partire dai nuclei di Uranio. Analizzando obiettivamente l'intera questione, si capisce infatti come tale ciclo sia un palese assurdo termodinamico.
Tante sono le applicazioni benefiche della radioattività, dalla diagnostica medica e industriale alla datazione dei siti archeologici. Ma nelle centrali nucleari la radioattività, anzichè avere effetti positivi, diventa un mega-problema a tutt'oggi ingestibile.
Rimanendo alle questioni locali è poi ovvio che, di queste centrali, non c'è oggi in Italia davvero alcun bisogno come dimostro con dati inequivocabili nell'ultimo post del mio blog
http://marcozoli.blogspot.com/2010/05/centrali-nucleari-e-risparmio.html
Caro Chicco, secondo me, lei farebbe dunque bene a rilassarsi e ad impiegare le sue energie in direzioni più appaganti, come faceva negli anni in cui studiava filosofia. Lasci perdere il nucleare e si mantenga fringuello...con simpatia
Marco Zoli
Wednesday, May 12, 2010
Centrali Nucleari e Risparmio Energetico: i numeri Italiani
*
Di quando in quando i media italiani riportano lettere o appelli aventi lo scopo di sostenere l'opzione nucleare già annunciata dal governo italiano. Il dibattito sulle questioni energetiche rimane però molto povero di contenuti ed è davvero incredibile come anche persone di scienza si prestino a sottoscrivere articoletti, sballati e faziosi, formulati dall'instancabile ex-presidente di ENEL e Legambiente.
Eppure basterebbe dare un'occhiata ai dati fondamentali del fabbisogno energetico italiano per capire come l'idea di costruire reattori nucleari al fine di produrre energia elettrica sia semplicemente inutile. Prima ancora che assurda per motivi ambientali, economici ed etici.
Dal 2005 i consumi di energia primaria in Italia sono in costante calo come attestano i numeri che elenco (forniti dalla Energy Information Administration e consistenti con i dati pubblicati dagli esperti delle questioni energetiche nazionali)
Consumo 2005 : 8.139 quad
Consumo 2006 : 8.079 quad
Consumo 2007 : 7.969 quad
Consumo 2008 : 7.588 quad
[ 1 quad = 1 milione di miliardi di BTU (British Thermal Units).
BTU è l' unità con cui si misura il contenuto calorico dei combustibili. 1 KiloWatt-ora corrisponde a 3412 BTU ].
Nel 2009, i consumi complessivi di energia primaria e i consumi di energia elettrica in particolare, sono ulteriormente e drasticamente calati rispetto al 2008 in virtù della pesante crisi economica. Dunque lo scenario che prevede una continua crescita dei consumi energetici esiste soltanto nelle fantasie dei fautori del ricorso all'energia nucleare. Da anni prevedono surrettiziamente crescite che poi non si verificano. E quand'anche la crisi economica dovesse aver fine, sarebbe pur sempre auspicabile veder diminuire i consumi di energia nazionali per il semplice motivo che, qui e altrove, essa energia viene letteralmente buttata. In un Paese efficiente e tecnologicamente avanzato, l'intensità energetica dell'economia è giusto che cali. Ho già argomentato diverse volte in proposito. Vorrei qui aggiungere alcune cifre esemplificative.
I 7.588 quad di energia totale consumati nel 2008, tradotti in unità più familiari al pubblico, corrispondono a circa 2227 Terawatt-ora (1 TWh = 1 miliardo di Kilowatt-ora). Di tutta questa energia solo una parte se ne va per consumi di tipo elettrico. Quanta?
Nel 2008, i consumi netti di energia elettrica sono stati di circa 340 TWh mentre i consumi elettrici lordi sono quasi tre volte maggiori. Ciò deriva dal fatto che, per produrre 1KWh utilizzabile dagli utenti, bisogna bruciare nelle centrali termoelettriche alimentate a combustibili fossili l'equivalente di circa 3KWh di energia primaria. Dunque, il risparmio di 1 KWh a valle (case, uffici e industrie) implica un risparmio di ben 3 KWh a monte e cioè nella bolletta energetica nazionale.
[ Mi concentro qui sulla componente elettrica dei consumi energetici per l'ovvio motivo che le centrali nucleari producono esclusivamente energia elettrica. ]
Ora, valutando il bilancio elettrico italiano nel 2008, notiamo che i consumi netti sono così ripartiti:
Industria : circa 151 TWh ( 47 % )
Terziario : circa 94 TWh ( 29 % )
Residenziale : circa 68 TWh ( 21 % )
Agricoltura : circa 6 TWh ( 2 %)
Inoltre, circa 20 TWh sono andati persi a causa di inefficienze nella rete elettrica.
Nel solo settore Residenziale, circa il 30 % dei consumi elettrici viene assorbito dalla malsana abitudine di scaldare ambienti e acqua sanitaria per via elettrica. Eliminando questo crimine assai diffuso (non solo in Italia) si potrebbero così risparmiare in breve tempo circa 20 TWh netti che corrispondono, per quanto detto sopra, a circa 60 TWh di energia primaria.
Di converso, è bene sapere che una centrale nucleare da 1 GigaWatt di potenza produce circa 7 TWh annui di energia elettrica (a cui però, per essere precisi, bisogna sottrarre l'input di energia necessario a far funzionare il reattore medesimo). Ergo, nove centrali nucleari da 1 GW ( da progettare e costruire) produrrebbero grosso modo l'equivalente energetico di ciò che si risparmierebbe attuando da subito un serio e salutare risparmio energetico nelle case degli italiani.
Analogo discorso vale per gli uffici (settore Terziario) dove il potenziale del risparmio energetico è perlomeno equivalente a quello delle case: altre nove centrali nucleari da 1 GW. Esistono poi le citate perdite di rete che equivalgono alla produzione elettrica di tre centrali nucleari da 1 GW.
Dunque, anche lasciando inalterati gli attuali consumi elettrici del settore industriale (ove pure l'efficienza energetica è auspicabile e necessaria), concludiamo che i soli settori del Terziario e del Residenziale albergano margini di risparmio enormi. Tale risparmio frutta una quantità di energia elettrica ben maggiore di quella che, chissà quando, verrebbe prodotta dalle centrali nucleari sognate da gruppetti di politici, pseudo-intellettuali e scienziati invecchiati che evidentemente non sanno più nemmeno contare. Nè ragionare.
Intanto, in Nordrhein-Westfalen, i Gruenen raddoppiano i voti e diventano decisivi per la formazione del governo nel più importante Land tedesco dopo aver condotto una chiara politica contraria alle tecnologie nucleari e favorevole alle fonti energetiche rinnovabili.
Di quando in quando i media italiani riportano lettere o appelli aventi lo scopo di sostenere l'opzione nucleare già annunciata dal governo italiano. Il dibattito sulle questioni energetiche rimane però molto povero di contenuti ed è davvero incredibile come anche persone di scienza si prestino a sottoscrivere articoletti, sballati e faziosi, formulati dall'instancabile ex-presidente di ENEL e Legambiente.
Eppure basterebbe dare un'occhiata ai dati fondamentali del fabbisogno energetico italiano per capire come l'idea di costruire reattori nucleari al fine di produrre energia elettrica sia semplicemente inutile. Prima ancora che assurda per motivi ambientali, economici ed etici.
Dal 2005 i consumi di energia primaria in Italia sono in costante calo come attestano i numeri che elenco (forniti dalla Energy Information Administration e consistenti con i dati pubblicati dagli esperti delle questioni energetiche nazionali)
Consumo 2005 : 8.139 quad
Consumo 2006 : 8.079 quad
Consumo 2007 : 7.969 quad
Consumo 2008 : 7.588 quad
[ 1 quad = 1 milione di miliardi di BTU (British Thermal Units).
BTU è l' unità con cui si misura il contenuto calorico dei combustibili. 1 KiloWatt-ora corrisponde a 3412 BTU ].
Nel 2009, i consumi complessivi di energia primaria e i consumi di energia elettrica in particolare, sono ulteriormente e drasticamente calati rispetto al 2008 in virtù della pesante crisi economica. Dunque lo scenario che prevede una continua crescita dei consumi energetici esiste soltanto nelle fantasie dei fautori del ricorso all'energia nucleare. Da anni prevedono surrettiziamente crescite che poi non si verificano. E quand'anche la crisi economica dovesse aver fine, sarebbe pur sempre auspicabile veder diminuire i consumi di energia nazionali per il semplice motivo che, qui e altrove, essa energia viene letteralmente buttata. In un Paese efficiente e tecnologicamente avanzato, l'intensità energetica dell'economia è giusto che cali. Ho già argomentato diverse volte in proposito. Vorrei qui aggiungere alcune cifre esemplificative.
I 7.588 quad di energia totale consumati nel 2008, tradotti in unità più familiari al pubblico, corrispondono a circa 2227 Terawatt-ora (1 TWh = 1 miliardo di Kilowatt-ora). Di tutta questa energia solo una parte se ne va per consumi di tipo elettrico. Quanta?
Nel 2008, i consumi netti di energia elettrica sono stati di circa 340 TWh mentre i consumi elettrici lordi sono quasi tre volte maggiori. Ciò deriva dal fatto che, per produrre 1KWh utilizzabile dagli utenti, bisogna bruciare nelle centrali termoelettriche alimentate a combustibili fossili l'equivalente di circa 3KWh di energia primaria. Dunque, il risparmio di 1 KWh a valle (case, uffici e industrie) implica un risparmio di ben 3 KWh a monte e cioè nella bolletta energetica nazionale.
[ Mi concentro qui sulla componente elettrica dei consumi energetici per l'ovvio motivo che le centrali nucleari producono esclusivamente energia elettrica. ]
Ora, valutando il bilancio elettrico italiano nel 2008, notiamo che i consumi netti sono così ripartiti:
Industria : circa 151 TWh ( 47 % )
Terziario : circa 94 TWh ( 29 % )
Residenziale : circa 68 TWh ( 21 % )
Agricoltura : circa 6 TWh ( 2 %)
Inoltre, circa 20 TWh sono andati persi a causa di inefficienze nella rete elettrica.
Nel solo settore Residenziale, circa il 30 % dei consumi elettrici viene assorbito dalla malsana abitudine di scaldare ambienti e acqua sanitaria per via elettrica. Eliminando questo crimine assai diffuso (non solo in Italia) si potrebbero così risparmiare in breve tempo circa 20 TWh netti che corrispondono, per quanto detto sopra, a circa 60 TWh di energia primaria.
Di converso, è bene sapere che una centrale nucleare da 1 GigaWatt di potenza produce circa 7 TWh annui di energia elettrica (a cui però, per essere precisi, bisogna sottrarre l'input di energia necessario a far funzionare il reattore medesimo). Ergo, nove centrali nucleari da 1 GW ( da progettare e costruire) produrrebbero grosso modo l'equivalente energetico di ciò che si risparmierebbe attuando da subito un serio e salutare risparmio energetico nelle case degli italiani.
Analogo discorso vale per gli uffici (settore Terziario) dove il potenziale del risparmio energetico è perlomeno equivalente a quello delle case: altre nove centrali nucleari da 1 GW. Esistono poi le citate perdite di rete che equivalgono alla produzione elettrica di tre centrali nucleari da 1 GW.
Dunque, anche lasciando inalterati gli attuali consumi elettrici del settore industriale (ove pure l'efficienza energetica è auspicabile e necessaria), concludiamo che i soli settori del Terziario e del Residenziale albergano margini di risparmio enormi. Tale risparmio frutta una quantità di energia elettrica ben maggiore di quella che, chissà quando, verrebbe prodotta dalle centrali nucleari sognate da gruppetti di politici, pseudo-intellettuali e scienziati invecchiati che evidentemente non sanno più nemmeno contare. Nè ragionare.
Intanto, in Nordrhein-Westfalen, i Gruenen raddoppiano i voti e diventano decisivi per la formazione del governo nel più importante Land tedesco dopo aver condotto una chiara politica contraria alle tecnologie nucleari e favorevole alle fonti energetiche rinnovabili.
Thursday, April 22, 2010
Tuesday, April 20, 2010
Octopus steals Diver's Video Camera
*
Watch this beautiful video...
while trying to get video of a wild octopus, it suddenly dashed towards me and rips my shiny new camera from out of my hands, then swims off, all while the camera is recording! he swam away very quickly like a naughty shoplifter. after a 5 minute chase, I placed my speargun underneath him and he quickly and curiously grabbed hold of the gun as well, giving me enough time to reach in and grab the camera from out of his mouth. I didn't feel threatened at all during the whole ordeal. he seemed to be fixated on the shiny metallic blue digital camera. the only confusing behavior was how he dashed off with it like a thief haha. cheeky octopus.
songs by: Vincent Gillioz - Car Chase
Dalmatian Rex and the Eigentones - Octopus I Love You
filmed and edited by: Victor Huang
location: Wahine Memorial, Wellington, New Zealand
Watch this beautiful video...
songs by: Vincent Gillioz - Car Chase
Dalmatian Rex and the Eigentones - Octopus I Love You
filmed and edited by: Victor Huang
location: Wahine Memorial, Wellington, New Zealand
Tassa sul Carbone : la strategia Indiana
*
Il consumo di carbone in India è aumentato di oltre cinque volte negli ultimi 30 anni, passando dai circa 120 milioni di tonnellate annue del 1980 ai circa 630 milioni tons dell' anno scorso. Mediante il carbone il Paese genera circa il 75% dell' elettricità consumata.
La produzione interna, pur enorme ed in continua crescita, non riesce ormai più a coprire il fabbisogno nazionale: attualmente l'India estrae dalle sue miniere circa 570 milioni tons carbone all' anno. In termini energetici, tale quantità corrisponde a circa 9.4 quad
[ 1 quad = 1 milione di miliardi di BTU (British Thermal Units).
BTU è l' unità con cui si misura il contenuto calorico dei combustibili. 1 KiloWatt-ora corrisponde a 3412 BTU ].
La produzione di carbone dell' India è dunque maggiore di tutta quella europea (7.9 quad) mentre, relativamente ai consumi, l' India è il terzo Paese al mondo dopo China e USA.
Per produzione di CO_2, l' India è invece il quarto Paese al mondo con circa 1 miliardo e mezzo di tonnellate annue.
Date queste premesse, acquista una grande importanza l'annuncio fatto dal Ministro delle Finanze Indiano nel presentare il piano finanziario per il biennio 2010-11: ad ogni tonnellata di carbone prodotto o importato verrà applicata una tassa di 50 Rupies (circa 80 €cents ). Con il ricavato, che dovrebbe essere dell'ordine dei 30 miliardi Rupies, si finanzia il National Clean Energy Fund avente lo scopo di incentivare ricerca e sviluppo delle energie rinnovabili ed in particolare di sostenere il piano National Solar Mission già lanciato due anni fa dal Primo Ministro Indiano.
L' azione intrapresa dal governo Indiano è seria e rappresenta l'unica strategia possibile al fine di ridurre la dipendenza del sistema economico dall' uso dei combustibili fossili, in primis dal carbone.
Il consumo di carbone in India è aumentato di oltre cinque volte negli ultimi 30 anni, passando dai circa 120 milioni di tonnellate annue del 1980 ai circa 630 milioni tons dell' anno scorso. Mediante il carbone il Paese genera circa il 75% dell' elettricità consumata.
La produzione interna, pur enorme ed in continua crescita, non riesce ormai più a coprire il fabbisogno nazionale: attualmente l'India estrae dalle sue miniere circa 570 milioni tons carbone all' anno. In termini energetici, tale quantità corrisponde a circa 9.4 quad
[ 1 quad = 1 milione di miliardi di BTU (British Thermal Units).
BTU è l' unità con cui si misura il contenuto calorico dei combustibili. 1 KiloWatt-ora corrisponde a 3412 BTU ].
La produzione di carbone dell' India è dunque maggiore di tutta quella europea (7.9 quad) mentre, relativamente ai consumi, l' India è il terzo Paese al mondo dopo China e USA.
Per produzione di CO_2, l' India è invece il quarto Paese al mondo con circa 1 miliardo e mezzo di tonnellate annue.
Date queste premesse, acquista una grande importanza l'annuncio fatto dal Ministro delle Finanze Indiano nel presentare il piano finanziario per il biennio 2010-11: ad ogni tonnellata di carbone prodotto o importato verrà applicata una tassa di 50 Rupies (circa 80 €cents ). Con il ricavato, che dovrebbe essere dell'ordine dei 30 miliardi Rupies, si finanzia il National Clean Energy Fund avente lo scopo di incentivare ricerca e sviluppo delle energie rinnovabili ed in particolare di sostenere il piano National Solar Mission già lanciato due anni fa dal Primo Ministro Indiano.
L' azione intrapresa dal governo Indiano è seria e rappresenta l'unica strategia possibile al fine di ridurre la dipendenza del sistema economico dall' uso dei combustibili fossili, in primis dal carbone.
Monday, April 12, 2010
Manslaughter in US Coalfields
*
Coal is the backbone of the US economy. As a side effect, on average, three workers per day have died over the last century due to accidents in coalfields throughout the country. They add to the death toll caused by black lung disease.
The last Coal Mine disaster in West Virginia imposes some considerations:
Coal is the backbone of the US economy. As a side effect, on average, three workers per day have died over the last century due to accidents in coalfields throughout the country. They add to the death toll caused by black lung disease.
The last Coal Mine disaster in West Virginia imposes some considerations:
Thursday, April 8, 2010
Saturday, April 3, 2010
Drilling and Mining: Obama Administration’s Big Decisions
*
l'Amministrazione USA ha annunciato, tramite l' Environmental Protection Agency, le nuove linee guida per aumentare l'efficienza dei veicoli e per limitare le estrazioni di carbone in Appalachia: due decisioni importanti dal punto di vista ambientale anche se purtroppo coperte sui media dal famigerato piano sulle trivellazioni offshore. Che è invece di segno contrario. Un commento interessante in:
l'Amministrazione USA ha annunciato, tramite l' Environmental Protection Agency, le nuove linee guida per aumentare l'efficienza dei veicoli e per limitare le estrazioni di carbone in Appalachia: due decisioni importanti dal punto di vista ambientale anche se purtroppo coperte sui media dal famigerato piano sulle trivellazioni offshore. Che è invece di segno contrario. Un commento interessante in:
Thursday, April 1, 2010
No reason to 'drill, baby, drill'
|
Wednesday, March 31, 2010
Idrocarburi: Mr. Obama annuncia Nuove Perforazioni
*
Il Presidente Obama ha annunciato nuove perforazioni per estrarre petrolio e gas naturale al largo delle coste USA ed in particolare nelle zone antistanti la Virginia, le regioni Atlantiche centrali e del Sud, l' Alaska e il Golfo del Messico. Vengono risparmiate le aree californiane e Bristol Bay (Alaska) già colpita dal disastro della petroliera Exxon Valdez nel 1989.
Si tratta di un notevole piano di espansione (dal 2012 al 2017) che pone fine alla moratoria sulle perforazioni lungo la East Coast ed accoglie molte delle proposte della precedente Amministrazione Bush. Peraltro non è dato di sapere quali siano le reali riserve di idrocarburi in quelle aree e dunque le compagnie petrolifere potrebbero anche ritenere che il gioco non valga la candela e che sia inutile spendere energie nelle esplorazioni. Il Presidente Obama potrebbe inoltre trovarsi di fronte all'opposizione di diversi Senatori e Governatori degli Stati costieri oltre che delle organizzazioni ambientaliste già molto scocciate dalle recenti aperture fatte dall' Amministrazione USA alle lobbies nucleariste.
Mr. Obama è però molto interessato a far passare la sua legge sul clima dunque cerca il sostegno dei Repubblicani concedendo loro il tanto agognato piano sulle perforazioni petrolifere.
Eppure, neanche due anni fa in un discorso fatto in Florida , il candidato alla Presidenza USA Mr. Obama diceva a proposito delle perforazioni proposte dal candidato Repubblicano Mr. McCain:
Si sa che la coerenza è la più grande virtù dei politici e degli umani in genere.
Il Presidente Obama ha annunciato nuove perforazioni per estrarre petrolio e gas naturale al largo delle coste USA ed in particolare nelle zone antistanti la Virginia, le regioni Atlantiche centrali e del Sud, l' Alaska e il Golfo del Messico. Vengono risparmiate le aree californiane e Bristol Bay (Alaska) già colpita dal disastro della petroliera Exxon Valdez nel 1989.
Si tratta di un notevole piano di espansione (dal 2012 al 2017) che pone fine alla moratoria sulle perforazioni lungo la East Coast ed accoglie molte delle proposte della precedente Amministrazione Bush. Peraltro non è dato di sapere quali siano le reali riserve di idrocarburi in quelle aree e dunque le compagnie petrolifere potrebbero anche ritenere che il gioco non valga la candela e che sia inutile spendere energie nelle esplorazioni. Il Presidente Obama potrebbe inoltre trovarsi di fronte all'opposizione di diversi Senatori e Governatori degli Stati costieri oltre che delle organizzazioni ambientaliste già molto scocciate dalle recenti aperture fatte dall' Amministrazione USA alle lobbies nucleariste.
Mr. Obama è però molto interessato a far passare la sua legge sul clima dunque cerca il sostegno dei Repubblicani concedendo loro il tanto agognato piano sulle perforazioni petrolifere.
Eppure, neanche due anni fa in un discorso fatto in Florida , il candidato alla Presidenza USA Mr. Obama diceva a proposito delle perforazioni proposte dal candidato Repubblicano Mr. McCain:
Si sa che la coerenza è la più grande virtù dei politici e degli umani in genere.
Subscribe to:
Posts (Atom)